Antonio Latella porta in scena a venezia gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus in versione intensa e ridotta

Antonio Latella porta in scena a venezia gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus in versione intensa e ridotta

Antonio Latella ripropone a Venezia l’opera monumentale di Karl Kraus sulla prima guerra mondiale, con sei attori dell’Accademia D’Amico in una rappresentazione intensa che denuncia il patriottismo distorto e la follia bellica.
Antonio Latella Porta In Scena Antonio Latella Porta In Scena
L’adattamento teatrale di Antonio Latella de *Gli ultimi giorni dell’umanità* di Karl Kraus, proposto a Venezia, ripercorre con intensità e realismo le contraddizioni e le tragedie della Prima Guerra Mondiale, offrendo una potente riflessione sulla guerra e le sue ripercussioni ancora attuali. - Gaeta.it

Il fascino teatrale e la potenza drammatica di un testo storico tornano nelle sale veneziane grazie all’adattamento di Antonio Latella dell’opera di Karl Kraus. A distanza di trentacinque anni dalla celebre produzione di Luca Ronconi, Latella riprende in mano un testo monumentale sulla prima guerra mondiale. La proposta include sei attori dell’Accademia D’Amico e racconta, per quattro ore, un capitolo cruciale della storia con uno stile forte e viscerale, rivolto a mettere in discussione le false ideologie e il patriottismo distorto che caratterizzarono quegli anni.

Il contesto storico e letterario di gli ultimi giorni dell’umanità

“Gli ultimi giorni dell’umanità” è un testo imponente scritto da Karl Kraus, poeta e satirico viennese, subito dopo la fine della prima guerra mondiale nel 1919 e pubblicato nel 1922. L’opera si estende per oltre settecento pagine e rappresenta una lunga narrazione critica e frammentata del conflitto. Kraus stesso reputava il testo quasi “irrappresentabile”, rifiutando di cedere i diritti agli spettacoli per paura che la sua denuncia finisse snaturata. La scelta di considerare il lavoro adatto solo a un luogo lontano come Marte indica il rigore con cui il testo affronta la realtà.

Struttura composita e materiali storici

La struttura del testo è composita: raccoglie materiali storici originali come bollettini, dispacci militari, discorsi ufficiali e articoli di giornale del periodo. A questi si alternano monologhi e commenti che rafforzano il messaggio contro l’assurdità della guerra, le retoriche fuorvianti e l’ipocrisia diffusa. L’opera ricostruisce il crollo dell’Impero austro-ungarico e guarda in modo profondo alla crisi morale e sociale dell’umanità coinvolta nel conflitto.

La rilevanza contemporanea secondo gli storici

Recenti osservazioni dello storico Alessandro Barbero mettono in luce la sorprendente attualità del testo di Kraus. Le modalità con cui alla vigilia del 1915 si presentarono i giudizi e i titoli sui giornali, insieme all’atteggiamento pubblico verso il riarmo, trovano eco negli eventi e nelle tensioni globali odierne. Lo spettacolo diretto da Latella rimane quindi una specie di specchio inquietante della realtà contemporanea.

La scena finale e il richiamo alla barbarie nazista

In particolare la scena finale, intitolata “La terza notte di Valpurga”, mostra una danza simbolica sulle macerie dell’impero austro-ungarico, accompagnata dall’inno nazionale tedesco “Deutschland über alles”. Questo momento richiama la barbarie che seguì l’ascesa del nazismo, tema al centro di una raccolta di scritti dello stesso Kraus. Lo spettacolo non si limita a denunciare un passato remoto ma sottolinea le ripetute tragedie dell’umanità quando non si impara dai propri errori.

La messa in scena e gli interpreti nell’adattamento di latella

L’adattamento di Antonio Latella riduce il testo a circa quattro ore e coinvolge sei attori che compongono un coro di voci più che singoli personaggi. Questi sei giovani artisti affrontano un impegno fisico e vocale intenso, alternando momenti di ritmo esasperato a pause in cui emergono parti individuali. Il risultato è una rappresentazione corale che testimonia la febbre patriottica, la follia bellicista e la tragica incoscienza di quegli anni.

Gli interpreti e le scelte sceniche

Gli interpreti Eva Cela, Pietro Giannini, Fabiola Leone, Irene Mantova, Riccardo Rampazzo e Daniele Valdemarin si distinguono per una presenza energica e precisa. Si muovono in scena con scarpe dalla suola metallica che scandiscono ritmi di marcia o di danza, creando un’atmosfera che oscilla tra la minaccia e l’assurdo. I costumi recuperano elementi che ricordano l’abbigliamento tirolese, mentre magliette identificano i ruoli simbolici, riferendosi a figure come l’Ottimista, la Maestra o la Classe sociale.

Il valore dello spettacolo e la risposta del pubblico a venezia

L’allestimento a Biennale rappresenta un momento importante per riproporre un testo che rimane un duro atto d’accusa contro la guerra e l’ostinazione umana. L’assenza di repliche programmate in altri teatri lascia comunque un po’ di amarezza, poiché la proposta si conclude con questa esperienza veneziana. Molti vi hanno visto qualcosa di più di un semplice saggio o prova di laboratorio.

La capacità degli attori di tenere alto il ritmo, unita alla regia che sa gestire quattro ore senza cali di tensione, rende lo spettacolo unico e di forte impatto emotivo. Raccontare la storia attraverso poche voci, usando tanto ritmo e silenzi calibrati, permette di mantenere viva la lezione di Kraus sulla stupidità bellica e il peso delle scelte umane.

L’opera si presenta come una denuncia che attraversa i decenni, invitando il pubblico a riflettere sulla ciclicità degli eventi storici e sui pericoli che derivano dall’oblio. La scelta di puntare su giovani interpreti e su un allestimento ridotto chiarisce come la memoria di un tempo così drammatico trovi spazio ancora sulle scene più attuali.

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