al prossimo conclave mancano cardinali da alcune diocesi italiane storiche e influenti

al prossimo conclave mancano cardinali da alcune diocesi italiane storiche e influenti

Il prossimo conclave vede l’assenza di cardinali da diocesi italiane storiche come Milano, Venezia, Genova e Palermo, segnando una svolta nella rappresentanza voluta da papa Francesco verso una Chiesa più globale.
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Il prossimo conclave vedrà un collegio cardinalizio meno rappresentativo delle storiche diocesi italiane, con assenze significative come Venezia, Milano, Genova e Palermo, a causa della strategia di papa Francesco che privilegia una Chiesa più globale e meno centrata sull’Europa. - Gaeta.it

Il prossimo conclave per eleggere il successore di papa Francesco si presenta con novità importanti sul fronte della rappresentanza italiana. Diverse diocesi italiane, tradizionalmente tra le più influenti e ricche di storia, non avranno propri cardinali nel collegio. Questa assenza riflette scelte precise del pontefice uscente, con ripercussioni sulla composizione della Chiesa cattolica nel momento che precede la designazione del nuovo papa.

venezia e la rottura di una tradizione consolidata

Altra assenza di rilievo riguarda la diocesi di venezia, sede di un patriarcato che porta una tradizione pluridecennale di nomine cardinalizie. Il patriarca attuale, Francesco Moraglia, non è stato elevato al cardinalato, interrompendo una prassi duratura. Venezia, infatti, ha prodotto tre papi nel XX secolo proprio tra i suoi patriarchi: Pio X nel 1903, Giovanni XXIII nel 1958 e Giovanni Paolo I nel 1978.

La mancata nomina di un cardinale veneziano appare come una scelta che si stacca da antichi consensi e aspettative. Questa decisione si inscrive nello stile di papa Francesco che, spesso, ha preferito rivolgere lo sguardo verso le diocesi meno note, specialmente in paesi emergenti o del Sud del mondo. L’esclusione di venezia dà voce a una visione che vuole incoraggiare una Chiesa più globale e meno centrata sull’Europa, pur suscitando reazioni di sorpresa e talvolta disappunto da parte di chi interpreta la storia ecclesiale in modo più tradizionale.

papa francesco e la nuova strategia nelle nomine cardinalizie

La volontà di papa Francesco di rafforzare la dimensione universale della Chiesa emerge anche nelle recenti decisioni sulle nomine cardinalizie. Ha preferito consacrare vescovi di diocesi meno note, specie in nazioni in via di sviluppo, piuttosto che seguire la tradizione di consacrare le sedi storiche più prestigiose e popolose.

Questa strategia ha suscitato dibattiti tra commentatori. Alcuni ritengono che la Chiesa debba riflettere la sua realtà sempre più globale, acquisita in particolare nelle regioni dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. A quel punto, nomine di vescovi africani o asiatici avevano la funzione di rispondere a questa esigenza. Allo stesso tempo, altre realtà storiche, italiane e europee, perdono peso, talvolta per la prima volta dopo secoli di presenza continua.

L’effetto immediato è quello di modificare gli spazi di governo e di influenza nel collegio cardinalizio, il cuore della Chiesa cattolica che, presto, dovrà eleggere il prossimo pontefice. Papa Francesco ha voluto dare un segnale chiaro sulla composizione futura della gerarchia, che guarda meno ai luoghi storici e più alla missione globale. Il dato è di rilevanza storica e potrebbe indirizzare la guida della Chiesa nei prossimi decenni.

assenza di cardinali da milano, la diocesi più popolosa al mondo

Milano, la diocesi più popolosa a livello mondiale, non sarà presente in veste di cardinalato al prossimo conclave. L’arcivescovo attuale, monsignor Mario Delpini, non è stato creato cardinale da papa Francesco. Questo rappresenta un fatto senza precedenti recenti per una città con un peso religioso fondamentale. Nel corso del Novecento, la diocesi milanese ha visto due suoi arcivescovi salire al soglio pontificio, con Pio XI e Paolo VI originari proprio da qui. L’esclusione di Milano ha quindi un carattere insolito e suscita attenzione tra osservatori e fedeli.

L’assenza di un cardinale milanese lascia un vuoto in un collegio che ha sempre considerato la diocesi lombarda uno dei punti di riferimento italiani e internazionali. Milano conta milioni di fedeli e rappresenta un centro nevralgico per la Chiesa italiana, con una tradizione consolidata che ha influenzato la storia ecclesiastica in maniera significativa. Scelte diverse rischiano di mutare equilibri interni al collegio cardinalizio e nell’interazione tra diocesi italiane e la Santa Sede.

mancanza di rappresentanza per genova, palermo e firenze

Non solo Milano e Venezia mancheranno nel collegio cardinalizio. Anche le diocesi di Genova e Palermo non avranno i loro vescovi nominati cardinali. Si tratta di altre due realtà storiche per la Chiesa italiana che, fino a poco tempo fa, davano sempre un loro contributo significativo nelle scelte del papato e nel governo della Chiesa.

Per Firenze, la presenza al conclave sarà assicurata dal cardinale emerito Giuseppe Betori, ma il vescovo attuale, monsignor Gherardo Gambelli, non ha ricevuto la porpora cardinalizia. Anche questa situazione segna una rottura con la consuetudine che elevava l’arcivescovo in carica. Firenze mantiene un peso culturale e religioso, ma questa volta la nomina è stata prescindente dalla guida attuale della diocesi.

Le scelte operate dal pontefice sembrano voler alleggerire la precedente tradizione italiana per lasciare spazio ad una rappresentanza più ampia, globale, e spesso orientata verso realtà fino a poco tempo fa trascurate nelle nomine cardinalizie. Il ricambio riguarda territori ancora più vasti e riflette una ridefinizione del ruolo e dei protagonisti nella gerarchia ecclesiastica.

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