La recente aggressione a due fratellini azzannati dal cane della nonna a Lavinio riaccende l’attenzione su un problema che riguarda tutta Italia. Ogni anno si registrano circa 70mila aggressioni da cani, molte delle quali coinvolgono bambini. La gestione degli animali domestici, in particolare dei cani più pericolosi, continua a sollevare preoccupazioni che richiedono interventi più decisi da parte delle autorità.
Numeri e dinamiche delle aggressioni da cani in italia
Le aggressioni da cani rappresentano un dato preoccupante e costante da anni nel nostro paese. Secondo le stime, si verificano almeno 70mila episodi ogni anno, con una quota significativa che coinvolge bambini. In questi casi le conseguenze possono essere gravi, sia per la salute fisica che per il trauma psicologico delle vittime. Il problema non riguarda soltanto le persone, ma spesso i precedenti attacchi si sono manifestati sotto forma di aggressioni tra cani, che poi degenerano.
Molte di queste aggressioni avvengono in contesti familiari o di vicinato, come è successo a Lavinio con i due fratellini morsi dal cane appartenente alla nonna. Il fatto che a essere feriti siano minori rende la situazione ancora più delicata agli occhi delle famiglie e dell’opinione pubblica, smuovendo la richiesta di misure più rigorose e controlli più stretti sui proprietari degli animali.
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L’esperienza di tipam e i casi di cattiva gestione dei cani
Priscilla Pasqualini, presidente di Tipam , ha sottolineato come la maggior parte degli attacchi dipenda da una cattiva custodia degli animali. Tipam è nata dopo un tragico episodio a Manziana, in provincia di Roma, dove due rottweiler uccisero un uomo mentre faceva jogging. Pasqualini ha spiegato che spesso i cani coinvolti hanno già precedenti segnali di pericolosità, ma non vengono presi provvedimenti adeguati.
Il problema si concentra su proprietari che non rispettano le norme esistenti e sugli interventi delle autorità che rimangono spesso inefficaci o simbolici. In alcuni casi, infatti, le leggi per gestire cani da presa e molossi già esistono, come la legge regionale del Lazio che impone il patentino ai possessori di queste razze e visite annuali per gli animali. Questi accorgimenti però non vengono applicati a dovere e sono ancora molti i proprietari che ignorano questi obblighi.
Le lacune del sistema giudiziario e amministrativo
Uno degli aspetti più complicati riguarda la mancanza di rilevanza penale per molte situazioni. Pasqualini ha evidenziato come la morte di un cane sbranato da un altro non costituisca reato, così come l’omessa custodia è stata depenalizzata. Questo lascia molti proprietari senza strumenti per far valere i propri diritti e spinge a denunciare senza esito. Spesso da queste condizioni nasce una escalation che può sfociare in aggressioni verso le persone.
Gli interventi successivi delle autorità locali, come quelli dell’Asl o dei sindaci, si limitano a ordinare misure amministrative come il rifacimento della recinzione, con sanzioni modeste in caso di inadempienza. Questi provvedimenti non riescono a prevenire nuovi attacchi perché non dispongono di un’effettiva capacità coercitiva o preventiva. La situazione rimane quindi precaria e le aggressioni continuano.
Il legame tra comportamento dei proprietari e aggressività dei cani
Un elemento spesso ignorato è il ruolo del proprietario nel comportamento del cane. Pasqualini ha ricordato come molte volte i proprietari abbiano precedenti penali, anche per reati violenti come lesioni o aggressioni. Esiste una correlazione tra maltrattamenti sugli animali e atteggiamenti violenti dell’uomo, dove il cane diventa uno strumento per mostrare potere o intimidire.
Questo aspetto emerge da diversi casi di cronaca nei quali i cani sono stati usati come arma contro altre persone. L’uso improprio e la gestione sbagliata degli animali aumentano il rischio di episodi pericolosi, ribaltando la percezione comune che attribuisce l’aggressività solo all’animale. Infatti, amare un cane significa anche garantirne la custodia corretta e impedirne qualsiasi potenziale atteggiamento di pericolo per le persone intorno.
Il caso di Lavinio, con i due fratellini aggrediti dal cane di famiglia, dimostra come la mancata attenzione su questo tema possa portare a conseguenze gravi e difficili da gestire. Le norme esistenti non bastano se non sono attuate con rigore, così come serve un controllo più severo sui proprietari per evitare tragedie che si potrebbero evitare.