L’intesa raggiunta tra unione europea e Stati Uniti sulle tariffe doganali rappresenta un passo rilevante per il commercio internazionale agroalimentare. Questo accordo, che riduce le tariffe al 15% rispetto all’ipotesi iniziale del 30%, interessa in modo particolare il settore del made in italy, coinvolgendo prodotti simbolo dell’economia italiana. Tuttavia, le autorità italiane e le associazioni di categoria esprimono cautela, evidenziando la necessità di considerare gli effetti specifici sugli operatori e richiedono misure compensative per tutelare le filiere più colpite, anche in relazione alla svalutazione del dollaro.
Dettagli sull’accordo tra unione europea e stati uniti sulle tariffe doganali
L’accordo raggiunto tra la commissione europea guidata da Ursula von der Leyen e il presidente statunitense Donald Trump ha portato a un abbassamento delle tariffe, fissate ora al 15% invece del 30% proposto in origine. Secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, questa riduzione rappresenta un miglioramento netto rispetto alla situazione precedente, che avrebbe provocato danni fino a 2,3 miliardi di euro per i consumatori statunitensi e per le esportazioni agroalimentari italiane.
Nonostante il passo avanti, Prandini sottolinea che l’intesa comporterà impatti differenziati a seconda dei comparti coinvolti. Si dovrà valutare attentamente la lista aggiornata dei prodotti che beneficeranno del dazio zero, con particolare attenzione al vino italiano. A oggi, infatti, non è chiara l’esclusione o inclusione di questo settore, che rischierebbe di essere gravemente penalizzato senza adeguate tutele.
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Il testo dell’accordo e i prossimi passi
Le valutazioni definitive attendono la pubblicazione completa del testo dell’accordo, per consentire alle imprese italiane e all’Unione Europea stesso di predisporre interventi compensativi mirati e sostenere le filiere più vulnerabili in questa fase. Per il momento, il dialogo prosegue al fine di evitare un impatto negativo e garantire una distribuzione equa degli effetti commerciali.
Le richieste di Coldiretti sulle regole di mercato e la difesa del made in italy
Coldiretti manifesta fermezza nel chiedere che il mercato italiano non venga invaso da prodotti che non rispettano gli standard sanitari, ambientali o sociali dell’Unione Europea. Questo aspetto è centrale per evitare concorrenze sleali e danni al tessuto produttivo nazionale e continentale.
L’associazione evidenzia inoltre l’importanza di preservare il sistema delle indicazioni geografiche, le cosiddette Igp e Dop, che rappresentano una garanzia di qualità, origine e tradizione culturale. Questi marchi tutelano il patrimonio agroalimentare italiano, conferendo al settore un valore aggiunto riconosciuto a livello internazionale.
Le imitazioni e il fenomeno italian sounding
Da più anni Coldiretti denuncia la diffusione di imitazioni, come il “parmesan” o il “romano cheese” prodotti negli Stati Uniti, che vengono commercializzati come equivalenti dei formaggi italiani pur senza rispettare gli stessi criteri produttivi. Tali pratiche, definibili come italian sounding, causano danni economici stimati in oltre 40 miliardi di euro annuali al made in italy autentico.
Il ruolo strategico degli stati uniti per il made in italy e le sfide future
Gli Stati Uniti rappresentano una destinazione fondamentale per le imprese italiane legate al settore agroalimentare. La loro domanda di prodotti tipici italiani contribuisce in modo significativo al fatturato delle esportazioni italiane. Non a caso, Coldiretti ha spinto per la definizione di accordi che mettessero fine a una fase di incertezza, utile solamente ad alimentare danni economici e instabilità nelle filiere.
Difendere il made in italy e contrastare le imitazioni
Il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, ribadisce che l’obiettivo è difendere i consumatori americani dal fenomeno delle imitazioni e promuovere il vero made in italy. La sfida resta quella di impostare azioni strutturate contro l’italian sounding, fenomeno che in Usa ha effetti devastanti su marchi autentici e fa perdere alla nostra economia somme consistenti.
Il futuro delle esportazioni italiane dipende dalle negoziazioni in corso e dalla capacità dell’Unione Europea di rafforzare i controlli, le regole di tutela e i piani di sostegno economico per i produttori. Solo così si potrà conservare il valore di un sistema agroalimentare che lega economia, cultura e tradizione.