Volodymyr Zelensky ha reso noto, attraverso il suo account su ‘X’, l’avvio di nuovi attacchi militari in profondità sul territorio russo. Il presidente ucraino ha sottolineato la prontezza delle forze armate e ha evidenziato la strategia di difesa attiva adottata, soprattutto nelle regioni chiave di Zaporizhzhia, Sumy, Kharkiv e Pokrovsk. Le dichiarazioni arrivano in un momento di crescente tensione, con combattimenti intensi lungo la linea del fronte.
Gli attacchi pianificati e la strategia ucraina nelle regioni chiave
Dopo un incontro con il generale Oleksandr Syrsky, Zelensky ha comunicato che le forze ucraine stanno preparando offensive mirate in territorio russo. L’analisi con il generale ha riguardato nello specifico la situazione nella zona di Zaporizhzhia, un’area dove si registra una forte attività militare, e le intenzioni nemiche nelle regioni di Sumy e Kharkiv, al confine nord-orientale. Questa operazione assume rilievo perché testimonia la volontà di Kiev di mantenere la pressione sui punti cruciali della linea del fronte e di espandere la lotta anche oltre i confini nazionali.
Il presidente ha precisato che le forze sono pronte per sostenere queste azioni “esattamente come richiesto per la difesa”, confermando un impegno continuo e ben coordinato. L’attenzione su queste regioni non è casuale: controllano vie strategiche e rotte di approvvigionamento, utili sia alla difesa sia all’attacco, perciò ogni movimento su questi fronti ha conseguenze dirette sull’andamento complessivo del conflitto.
Situazione a pokrovsk: resistenza ucraina e pesanti perdite russe
Nella giornata Zelensky ha aggiornato sulle condizioni di Pokrovsk, nodo logistico essenziale per l’esercito russo nell’Ucraina orientale. La località, un tempo considerata relativamente sicura, ora è teatro di scontri intensi. Le forze ucraine stanno difendendo la zona attivamente, con azioni volte a frenare e infliggere danni all’occupante.
Il presidente ha affermato che la Russia concentra sforzi significativi su Pokrovsk, ma senza ottenere i risultati sperati. Dati forniti da Zelensky indicano che nell’area di Donetsk, e più in generale lungo la linea del fronte, i soldati russi hanno subito perdite ingenti: oltre 290mila tra uccisi e feriti gravi dall’inizio dell’anno. Queste cifre si riferiscono soprattutto ai combattimenti nei pressi di Pokrovsk e dintorni, confermando la difficoltà dell’armata russa nel raggiungere gli obiettivi militari prefissati in quella regione.
Questo dato è una fotografia dell’intensità dello scontro e della tenuta difensiva ucraina proprio in un settore strategico. Zelensky infatti ha definito l’azione ucraina “difesa attiva”, un concetto che indica come la resistenza non si limiti a contenere, ma implichi anche azioni offensive tese a danneggiare l’avversario.
La richiesta di cessate il fuoco e l’appello alla comunità internazionale
Parallelamente alle azioni militari, Zelensky ha rinnovato il richiamo a una fine delle ostilità, appellandosi a leader e istituzioni religiose. Ha espresso gratitudine al Papa Leone XIV per l’invito a fermare la guerra e la violenza, sottolineando come l’appello per un cessate il fuoco debba trasformarsi in un impegno concreto da parte russa.
Il presidente ha chiesto che Mosca ponga fine alla guerra che ha avviato, invitando il mondo a fare pressione sul Cremlino per fermare il terrorismo e aprire spazi di negoziazione sostanziali. Questo dichiarato equilibrio tra sforzi militari e diplomatici indica la strategia ucraina di combinare la pressione sul campo con quella politica e morale, cercando di isolare ulteriormente la Russia dal punto di vista internazionale.
Il punto di vista del Cremlino sulle trattative e la posizione europea
A Mosca, il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha accusato l’Europa di ostacolare i tentativi di risolvere la crisi. In un’intervista a Vgtrk ha sostenuto che il Vecchio Continente frenerebbe gli sforzi congiunti tra Vladimir Putin e Donald Trump per arrivare a una soluzione. Peskov ha poi criticato il sostegno europeo all’Ucraina, definendolo un incentivo a mantenere una linea “intransigente”, che secondo lui peggiora la situazione a Kiev.
Le dichiarazioni del Cremlino rimarcano la distanza tra Mosca e l’Unione Europea, con l’accusa di voler prolungare lo scontro. Queste posizioni si inseriscono in un quadro di tensioni diplomatiche che non accennano a scemare, alimentando la complessità del conflitto.
Le parole del cancelliere tedesco merz sul futuro del conflitto
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz si è espresso chiedendo di non perdere la speranza di un cessate il fuoco nel prossimo anno, ma ha aggiunto una nota di realismo. Intervistato dalla tv Zdf, ha ribadito l’impegno a portare la guerra a un termine rapido, senza però accettare una resa dell’Ucraina.
Merz ha spiegato che la fine del conflitto “potrebbe arrivare domani” se Kiev capitolasse, ma ha chiarito che questo comporterebbe la perdita dell’indipendenza ucraina e un effetto domino sull’Europa. Ha evidenziato come la rinuncia di uno Stato indebolirebbe gli altri, fino a coinvolgere, in seguito, anche i Paesi vicini all’Ucraina. Questo punto di vista racconta il timore diffuso in Europa riguardo alle ambizioni geopolitiche di Putin e al rischio che le tensioni possano estendersi ulteriormente.
Il discorso di Merz si lega alla posizione assunta da vari leader europei, che preferiscono continuare a sostenere l’Ucraina con armi e aiuti, piuttosto che accettare compromessi che mettano a rischio la sovranità e l’assetto regionale. La questione rimane centrale nelle decisioni politiche europee legate al conflitto.
Le dichiarazioni raccolte nelle ultime ore mostrano un conflitto che nella primavera del 2025 non dà segnali di tregua, con combattimenti che coinvolgono territori sensibili e una diplomazia incaricata di mantenere un equilibrio precario tra guerra e pace.