Video di un detenuto condannato per l’omicidio di giovanbattista cutolo scatena polemiche sull’uso del cellulare in carcere

Video di un detenuto condannato per l’omicidio di giovanbattista cutolo scatena polemiche sull’uso del cellulare in carcere

Un video pubblicato su TikTok da un detenuto condannato per l’omicidio di Giovanbattista Cutolo riapre il dibattito sull’uso dei cellulari in carcere e le indagini sulla gestione dei social media.
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Un video pubblicato su TikTok da un detenuto condannato per l’omicidio del musicista Giovanbattista Cutolo ha riacceso il dibattito sull’uso dei cellulari in carcere, suscitando polemiche tra famiglia della vittima, autorità e difesa. - Gaeta.it

Un recente video pubblicato su TikTok da un giovane detenuto condannato per l’omicidio del musicista Giovanbattista Cutolo ha riaperto la discussione sull’accesso e l’utilizzo dei telefoni cellulari all’interno delle strutture carcerarie italiane. La pubblicazione del contenuto ha scatenato reazioni forti, soprattutto da parte della famiglia della vittima e delle autorità penitentiari. Le accuse si concentrano sulle possibili violazioni delle regole carcerarie e la gestione dei social media da parte dei detenuti.

Il contenuto del video e le reazioni immediate

Nella clip apparsa su TikTok, si vede il giovane condannato accompagnato da musica neomelodica, con frasi che sono state interpretate come un’autoproclamazione di forza e superiorità, come “sono sempre il più forte”. Il video presenta un fermo immagine con scritte del tipo “parlano di me perché sono gelosi”, che ha suscitato reazioni contrastanti fra le persone coinvolte e l’opinione pubblica.

L’episodio non è isolato. In passato, lo stesso detenuto aveva già ricevuto restrizioni da parte delle autorità carcerarie per videochiamate e festeggiamenti social legati al suo diciottesimo compleanno. Questi precedenti dimostrano come il controllo sull’uso dei dispositivi elettronici in carcere sia un tema complicato. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in primavera, aveva avviato accertamenti sull’origine dei profili social connessi al detenuto, senza però riuscire a identificare chi gestisca effettivamente questi canali.

La famiglia di giovanbattista cutolo e la richiesta di giustizia

Daniela Di Maggio, madre della vittima, ha definito il video “vergognoso”, mettendo in dubbio l’efficacia della detenzione a Castrovillari come mezzo di riabilitazione. Ha lamentato che la pena non sta producendo i risultati attesi in termini di recupero e responsabilizzazione del ragazzo. Al suo fianco, il deputato di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli ha sottolineato come la detenzione non stia rieducando il giovane e ha criticato la famiglia per il modo in cui gestisce la situazione.

Entrambi hanno presentato un’istanza ufficiale per avviare un’indagine che possa fare luce sull’origine del video e sulle modalità con cui il detenuto ha avuto accesso a dispositivi mobili. Questa richiesta riflette una crescente pressione da parte dei familiari della vittima affinché si chiariscano i fatti e si applichino eventuali provvedimenti disciplinari.

La posizione della difesa e la contestazione del video

L’avvocato penalista Davide Piccirillo, che difende il giovane, ha smentito che il video sia stato prodotto o pubblicato dal suo assistito. Ha specificato che il contenuto sarebbe “datato” e realizzato da terzi, cioè persone esterne al carcere, e ha ribadito che il detenuto non possiede alcun dispositivo elettronico in cella.

Il legale ha spiegato che i genitori del ragazzo hanno già avviato una querela per identificare gli autori del post, con l’obiettivo di porre fine a quella che viene definita “una persecuzione mediatica”. Questa posizione conferma come la gestione dei social da parte dei detenuti o di esterni sia più complessa di quanto sembri, con situazioni che possono sfuggire al controllo diretto degli interessati.

Indagini in corso e possibili misure disciplinari

La direzione del carcere di Castrovillari sta valutando l’introduzione di ulteriori provvedimenti disciplinari nei confronti del detenuto in caso di violazioni delle regole sull’uso di apparecchi elettronici. Le autorità carcerarie mantengono una linea rigida sul controllo delle comunicazioni e monitorano con attenzione ogni segnalazione di uso non autorizzato.

L’inchiesta sul profilo TikTok resta aperta, in attesa di chiarimenti sull’identità degli amministratori e sulla catena di responsabilità che ha portato alla pubblicazione del video. In questa vicenda si intrecciano questioni di sicurezza, diritti dei detenuti e la pressione dell’opinione pubblica e delle famiglie delle vittime, che chiedono che venga garantita la trasparenza e il rispetto delle normative penitenziarie.

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