Vertice a Kiev, intesa con gli usa su cessate il fuoco in ucraina ma mosca mantiene posizioni ambigue

Vertice a Kiev, intesa con gli usa su cessate il fuoco in ucraina ma mosca mantiene posizioni ambigue

Il vertice di Kiev del 10 maggio 2025 vede leader europei e Stati Uniti chiedere un cessate il fuoco in Ucraina, mentre Mosca risponde con ambiguità e Dmitry Medvedev attacca duramente l’Occidente.
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Il vertice di Kiev del 10 maggio 2025 ha visto i Paesi occidentali, guidati da Stati Uniti ed Europa, chiedere un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina, mentre la Russia risponde con ambiguità e dure critiche, complicando i negoziati di pace. - Gaeta.it

Il vertice dei Paesi “volenterosi” si è svolto a Kiev il 10 maggio 2025 con l’obiettivo di avviare un percorso verso un cessate il fuoco in Ucraina. Al tavolo, oltre ai leader europei, hanno partecipato anche rappresentanti degli Stati Uniti. La posizione comune sollecita un’interruzione dei combattimenti per almeno 30 giorni, ma Mosca risponde in modo ambiguo, alimentando tensioni diplomatiche.

Il ruolo degli stati uniti nel monitoraggio e nel sostegno alla tregua

Gli Stati Uniti hanno assunto un ruolo di primo piano nel sostegno all’iniziativa di pace intrapresa dai leader europei. Il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha ha confermato che i cinque leader europei hanno avuto una conversazione diretta e “fruttuosa” con il presidente Usa Donald Trump. Durante la chiamata si è discusso soprattutto del monitoraggio del cessate il fuoco e delle possibili fasi successive dei negoziati.

La supervisione Usa-europa

Macron ha illustrato alla stampa che gli Stati Uniti saranno il principale Paese incaricato di verificare il rispetto della tregua di 30 giorni sul territorio ucraino. Secondo il presidente francese, l’Europa contribuirà attivamente a questa supervisione, collaborando con gli Stati Uniti per garantire il buon esito della tregua.

La speranza, affermata più volte, è che questa pausa dalle ostilità sia la base per negoziati più ampi e duraturi, con il coinvolgimento diretto delle parti in conflitto. Nel contesto, la presenza degli Stati Uniti rappresenta un elemento chiave per la credibilità del piano, dato il ruolo strategico americano nella regione e come alleato dell’Ucraina.

L’ultimatum dei leader europei per un cessate il fuoco incondizionato

Il premier britannico Keir Starmer, dopo il vertice di Kiev, ha espresso una posizione unitaria tra diversi Paesi occidentali. È stato chiesto a Vladimir Putin di accettare un cessate il fuoco di 30 giorni, senza condizioni. Starmer ha sottolineato che la richiesta non prevede negoziazioni preliminari con Mosca, ma un’interruzione immediata e totale delle ostilità.

I leader presenti al vertice – tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier polacco Donald Tusk e il cancelliere tedesco Friedrich Merz – hanno rifiutato le condizioni poste dalla Russia. Starmer ha ribadito che se Putin non accetta l’ultimatum, l’Occidente intensificherà le sanzioni economiche e aumenterà il sostegno militare all’Ucraina. Anche la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha partecipato da remoto, mostrando una linea compatta tra i diversi governi europei.

Questa intransigenza mira a spingere Mosca al tavolo dei negoziati garantendo un periodo di pace necessario per trattative serie, senza violenze sul campo. I Paesi occidentali chiedono chiarezza e un segnale concreto da parte di Putin, scartando ogni tentativo di mediazione condizionata.

La reazione ambigua mosca e i contrasti diplomatici con l’occidente

Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, ha mantenuto una posizione ambivalente rispetto alla proposta di tregua. Peskov ha definito “contraddittorie” le dichiarazioni che arrivano dall’Europa, accusandole di alimentare conflitti più che promuovere un dialogo costruttivo con la Russia. Il portavoce ha ricordato che Putin si dichiara disponibile ad aprire canali di comunicazione con qualsiasi leader, a condizione che questi siano altrettanto disponibili al confronto leale.

La posizione russa non dischiude netti passi avanti ma evita un rifiuto diretto della tregua. Il Cremlino pare indirizzarsi verso un cauto approccio diplomatico senza modificare la sua linea sul terreno militare o politica. Il clima resta teso e le ambiguità sulle intenzioni di Mosca rendono difficili i futuri sviluppi del negoziato.

Dmitry medvedev e le sue dichiarazioni offensive

L’ex presidente e attuale rappresentante per la propaganda russa Dmitry Medvedev ha risposto alle iniziative occidentali con toni molto duri. Su X, la piattaforma social, ha attaccato duramente gli autori del piano di pace, invitandoli a “ficcare questi piani nei loro c… pangender”. Il linguaggio usato da Medvedev è particolarmente offensivo e carico di disprezzo verso Macron, Merz, Starmer e Tusk.

Medvedev ha accusato i leader europei di minacciare la Russia con nuove sanzioni o di proporre un cessate il fuoco solo per dare tregua agli “orda di banderiti” – termine dispregiativo usato da Mosca per indicare i combattenti ucraini. Il messaggio sottolinea una volontà russa di respingere le pressioni occidentali e di non considerare soluzioni conciliative che implichino una tregua prolungata o limitazioni nelle azioni militari.

Queste parole dimostrano un irrigidimento della propaganda russa e indicano la distanza profonda tra le parti, complicando ulteriormente il tentativo di dare vita a negoziati effettivi. Il clima diplomatico resta acceso e i toni usati da Medvedev contribuiscono ad alimentare la conflittualità tra Mosca e i Paesi occidentali.

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