Verona si trova davanti a una svolta nel modo di attrarre visitatori, con un focus crescente verso il turismo congressuale e culturale legato al vino. L’emergere di nuovi progetti e la necessità di infrastrutture adeguate spingono la città a riflettere su strategie capaci di rilanciare il flusso turistico e valorizzare le sue risorse più distintive.
Il turismo congressuale a verona: un settore da sviluppare
Paolo Arena, presidente di Confcommercio Verona, ha sottolineato la necessità di puntare con decisione sul segmento Mice, cioè Meeting, Incentive, Conference and Exhibition. Verona registra numeri modestissimi rispetto a città vicine come Padova: nel 2024 ha ospitato solo 7 meeting associativi, contro i 20 organizzati da Padova. Questi eventi portano un turismo altamente qualificato e consolidano la città come un punto di riferimento internazionale.
L’assenza di un centro congressi attrezzato, vicino al centro e con collegamenti agevolati alle vie di comunicazione principali, rappresenta un ostacolo per attrarre eventi di grande scala. Arena ha richiamato più volte l’esempio padovano, dove un polo moderno ha incrementato manifestazioni di respiro globale. La città scaligera, ricca di bellezze storiche, deve integrare queste risorse con strutture dedicate per competere nel campo congressuale.
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Vantaggi per l’indotto locale
I vantaggi si rifletterebbero sull’indotto locale, dai servizi ricettivi alla ristorazione, con un turismo meno stagionale e più distribuito durante l’anno. L’attuale assetto, invece, limita l’accesso a quei segmenti di mercato che generano maggior valore aggiunto e promuovono la città oltre lo stereotipo turistico classico.
Il calo del turismo tradizionale e le conseguenze per verona
Anche il turismo tradizionale a Verona mostra segnali di rallentamento. Nel primo trimestre del 2025, le presenze nelle città d’arte venete sono scese del 2,5% rispetto allo stesso periodo precedente. Questa diminuzione riflette difficoltà a mantenere costante l’interesse dei viaggiatori, soprattutto nel segmento culturale e di leisure.
La flessione riguarda quindi una fetta storica dell’economia turistica locale, su cui la città ha basato per anni gran parte delle sue strategie e servizi. Le cause sono molteplici, tra cui il confronto con offerte di altre destinazioni, l’aumento dei costi di viaggio e una riduzione dei flussi dalla clientela internazionale.
Una necessità di diversificazione
Questa situazione spinge a rivalutare la capacità di Verona di adattare la propria offerta turistica. Puntare solo sui monumenti e sull’arte rischia di esaudire una domanda meno dinamica, meno propensa a spostarsi senza attrattive supplementari. Diventa quindi cruciale aprirsi a segmenti alternativi come il turismo congressuale e l’enoturismo, per mantenere vivace il tessuto economico legato ai visitatori.
Il museo del vino: un progetto per la cultura e il business
Nel contesto di questa esigenza di rilancio, il Museo del Vino di Verona – progettato dalla Fondazione omonima e presentato all’università locale – si configura come un intervento chiave. Diego Begalli, presidente della fondazione, ha evidenziato come il vino rappresenti un elemento identitario di Verona e dell’intero paese, capace di attrarre nuovi pubblici.
Il masterplan del museo prevede un polo multifunzionale, con spazi dedicati a mostre, eventi, formazione, ristorazione e intrattenimento. L’intento è creare un luogo che stimoli l’afflusso di visitatori durante tutti i mesi dell’anno, ampliando la proposta culturale e commerciale della città. Questo centro vuole connettere la tradizione vitivinicola con opportunità di business, eventi e turismo esperienziale.
Una piattaforma di riferimento internazionale
La struttura potrebbe diventare una piattaforma di riferimento per appassionati, studiosi e operatori del settore, aumentando la visibilità internazionale di Verona come destinazione enoturistica. Inoltre, genererebbe un flusso continuo di visitatori, attenuando così i picchi stagionali e supportando la crescita economica locale.
La necessità di un nuovo centro congressi tra svantaggi e potenzialità
Paolo Arena insiste sul fatto che non basti più valorizzare solo la bellezza storica e paesaggistica di Verona. Per attrarre un turismo di qualità e dimensioni importanti servono infrastrutture come un grande centro congressi. La soluzione potrebbe includere un potenziamento della Gran Guardia, spazio storico ma ancora sottoutilizzato.
Un centro capace di ospitare migliaia di persone darebbe a Verona la possibilità di organizzare eventi di grande livello, con impatti significativi sull’economia cittadina. La sinergia con iniziative come Destination Verona e Garda e il Convention Bureau rappresentano una base, ma occorre un supporto concreto da parte di infrastrutture adeguate.
L’assenza di un polo congressi moderno limita le aspirazioni della città, soprattutto nel confronto con realtà che hanno saputo muoversi con tempestività. Senza questo elemento, Verona rischia di perdere occasioni di rilievo e faticare a mantenere una posizione competitiva nel turismo internazionale.
Il dibattito attorno al futuro turistico di Verona ruota quindi attorno a una sfida concreta: saper coniugare cultura, enogastronomia e servizi per presentare un’offerta diversificata, capace di affrontare i mutamenti del mercato e di reggere nel tempo.