Verifica sull’aplotipo y nell’indagine sull’omicidio di chiara: tra contaminazioni e possibili testimoni

Verifica sull’aplotipo y nell’indagine sull’omicidio di chiara: tra contaminazioni e possibili testimoni

La genetista Denise Albani analizza l’aplotipo Y trovato sui reperti dell’omicidio di Chiara del 2007, valutando se appartenga a un sospetto o sia frutto di contaminazione durante l’autopsia a Pavia.
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L’indagine sull’omicidio di Chiara del 2007 si concentra sulla verifica dell’aplotipo Y trovato su un reperto, che potrebbe appartenere all’assassino o derivare da contaminazione durante l’autopsia, con nuovi accertamenti in corso. - Gaeta.it

L’indagine sull’omicidio di Chiara, avvenuto nel 2007, ha acceso di nuovo i riflettori sull’esame genetico di alcuni reperti fondamentali. La genetista Denise Albani sta valutando se l’aplotipo Y isolato da un campione di tessuto possa davvero appartenere all’assassino o se sia frutto di contaminazione, come emerso dall’analisi del materiale prelevato durante l’autopsia. Il caso coinvolge anche la presenza e i possibili ruoli di chi era presente in obitorio nel momento dell’esame necroscopico.

Il ruolo della genetica nella conferma dell’aplotipo y ignoto 3

La figura chiave nella verifica dell’aplotipo Y è la genetista Denise Albani. Su indicazione del gip di Pavia, Albani ha esaminato campioni prelevati sul tempone, ossia una parte ossea del cranio, dove è stato isolato un profilo genetico che non combacia con quello della vittima. In particolare, l’aplotipo, cioè una sequenza specifica del cromosoma Y, è stato attribuito a un Ignoto 3. La natura di questo profilo resta controversa, perché nelle stesse porzioni di campione è comparso anche il DNA dell’assistente del medico legale, suggerendo possibile contaminazione.

Questo dettaglio ha spinto la genetista a chiedere ulteriori spiegazioni direttamente alle persone coinvolte nelle operazioni di autopsia e raccolta del materiale biologico. La questione riguarda quindi la trasparenza e l’affidabilità delle procedure eseguite all’epoca, e se l’aplotipo trovato possa davvero identificare un potenziale aggressore o rappresenti solo un errore nella gestione dei campioni.

Chi era presente all’autopsia del 2007 e il loro possibile coinvolgimento

L’autopsia di Chiara si è svolta con la presenza di diverse persone nella sala dell’obitorio. Oltre al medico legale Ballardini, coinvolto anche nelle recenti comunicazioni, c’erano quattro carabinieri e un barelliere. Questi ultimi, secondo quanto è emerso, avrebbero avuto contatti limitati con le aree di prelievo dei campioni, ma la presenza di più persone contemporaneamente introduce la possibilità di contaminazioni esterne.

Ballardini, intercettato recentemente e chiamato a rispondere dei dubbi sulle analisi, ha ricordato che l’indagine resta aperta e che si potrà discutere del caso solo dopo la sua conclusione. La gestione dei materiali biologici, soprattutto quando coinvolge più operatori, può essere zona grigia con margini per errori o interferenze involontarie. È per questo che le attenzioni si concentrano in modo molto preciso su chi fosse fisicamente presente e su come siano state condotte le operazioni.

Ipotesi alternative sull’aplotipo y e nuove piste investigative

Nel corso delle investigazioni è emersa una seconda ipotesi: il profilo genetico definito Ignoto 3 potrebbe appartenere a un uomo che ha avuto un contatto diretto con la vittima, in particolare esercitando una pressione sulla bocca per impedire che Chiara gridasse. Questa pista si riallaccia agli elementi contenuti nelle carte dell’autopsia, dove si fa più volte riferimento a un’asfissia meccanica.

L’autopsia del 2007 ha rilevato un edema polmonare, condizione compatibile con soffocamento, ma senza che si notassero lividi o lesioni esterne sul volto della ragazza. Questo dettaglio suggerisce un tipo di soffocamento molto repentino, forse legato a una mano posta sulla bocca. La presenza dell’aplotipo maschile potrebbe dunque confermare l’esistenza di un contatto corporeo ravvicinato mentre l’aggressore cercava di impedire qualsiasi urlo.

Stato attuale delle indagini

Resta da capire se questa traccia genetica appartenga effettivamente a un sospetto o se sia da legare a eventuali contaminazioni durante le fasi di analisi. Il quadro resta quindi aperto e attende ulteriori accertamenti specialistici per chiarire il ruolo di questo DNA ignoto e per ricostruire le dinamiche esatte di quanto accaduto nel 2007.

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