La situazione delle liste d’attesa in Veneto mostra un miglioramento significativo rispetto agli ultimi anni, dopo il periodo di crisi causato dalla pandemia di Covid-19. Le prestazioni sanitarie nei reparti ambulatoriali sembrano aver trovato un nuovo equilibrio, soprattutto per alcune categorie, a fronte di un grande impegno regionale che ha coinvolto governi locali e strutture sanitarie. Il punto aggiornato arriva dal presidente della Regione Luca Zaia e dall’assessore alla sanità Manuela Lanzarin.
Il calo delle liste d’attesa dopo l’emergenza covid
Nel primo trimestre del 2025, il Veneto registra numeri incoraggianti sulle liste d’attesa per prestazioni sanitarie, principalmente per la categoria B, ovvero le prestazioni più urgenti o prioritarie, che risultano a zero in tutto il territorio regionale. Questo dato indica che non vi sono appuntamenti in sospeso per queste prestazioni, segno di una grande attività di recupero rispetto a quanto accaduto durante gli anni più difficili della pandemia.
La categoria D, che riguarda prestazioni meno urgenti ma non rinviabili a lungo, presenta ancora una coda di 2.201 prestazioni in attesa. Per la categoria P, invece, l’attesa è di 5.304 prestazioni. Numeri che, seppur evidenti, rappresentano una netta riduzione rispetto al passato. Per dare un termine di paragone, a maggio 2023 la categoria D registrava una coda di ben 82.000 prestazioni e la P dichiarava attese per 74.000.
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Questi dati sono emersi durante una conferenza stampa tenuta a Venezia, in cui Zaia e Lanzarin hanno tracciato il bilancio degli interventi messi in campo dal 2023 in poi. La pandemia aveva lasciato il sistema sanitario regionale con circa 500.000 prestazioni in lista d’attesa, un carico che sembrava difficile da smaltire in tempi brevi. Poi, con l’attivazione di una task force specifica, la Regione ha concentrato risorse e coordinato gli interventi per abbattere le code. Oggi molte Ulss hanno completamente azzerato le attese per la categoria B, un risultato importante per la salute dei cittadini.
La strategia regionale per ridurre le attese
Il Veneto ha scelto fin dall’inizio di affrontare il problema delle liste d’attesa con un approccio più rigoroso rispetto al resto d’Italia. Mentre altrove i tempi rimanevano lunghi, la Regione ha stabilito come obiettivo quello di dimezzare gli intervalli di attesa già nel 2023. Questo ha significato un cambiamento profondo nell’organizzazione delle strutture sanitarie pubbliche e private.
La task force regionale, creata nel maggio 2023, ha svolto un ruolo centrale. Si è occupata di monitorare le prestazioni accumulate, riorganizzare i turni dei medici e incrementare la disponibilità degli ambulatori. Alcune aziende sanitarie locali, che in passato avevano liste d’attesa di 30.000 prestazioni, hanno avviato un lavoro intenso per smaltire la coda con nuove procedure e incontri straordinari.
Nonostante la quantità di prestazioni ambulatoriali, circa 17 milioni all’anno nel Veneto, il sistema è riuscito a reggere la pressione. Va ricordato che le liste si formano anche per altri motivi, come la maggiore offerta diagnostica, legata non solo all’invecchiamento della popolazione ma anche alla medicina difensiva. I pazienti più informati richiedono esami aggiuntivi o più approfonditi, alimentando ulteriormente il carico. Anche le prescrizioni inappropriate, pur non pesando molto, incidono sulle liste di attesa.
La Regione Veneto ha quindi puntato su un equilibrio tra aumento della capacità di risposta sanitaria e controllo delle pratiche non necessarie, sostenendo al contempo l’accessibilità dei servizi a chi ne ha realmente bisogno.
Dati ufficiali e posizione del veneto nel contesto nazionale
Secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, proprio il Veneto figura tra le regioni con i tempi di attesa più bassi in Italia. Questo avviene in un momento in cui molte altre aree soffrono ancora le conseguenze della pandemia sulla sanità pubblica.
Zaia ha evidenziato che se il Veneto adottasse i parametri nazionali di attesa, i tempi si ridurrebbero ulteriormente, fino a valori quasi trascurabili. Ciò sottolinea come la regione abbia impostato standard più ristretti e risultati più ambiziosi rispetto alla media italiana.
I numeri delle attese confermano l’attenzione posta sulle prestazioni ambulatoriali, una delle principali voci del sistema sanitario pubblico. L’abilità nella gestione e nell’organizzazione dei servizi ha consentito al Veneto di emergere come esempio di buona pratica, malgrado le sfide degli ultimi anni.
La capacità di smaltire quasi 500.000 prestazioni in più in meno di due anni, mantenendo al contempo la qualità e l’efficienza delle cure, resta un dato significativo. Le istituzioni regionali continueranno a monitorare i flussi per evitare che le liste d’attesa tornino a crescere, cercando di calibrare l’offerta sulle reali esigenze della popolazione.