Valeria Bruni Tedeschi interpreta Eleonora Duse nel biopic di Pietro Marcello presentato a Venezia

Valeria Bruni Tedeschi Interpr

Valeria Bruni Tedeschi nei panni di Eleonora Duse al Festival di Venezia. - Gaeta.it

Sara Gatti

3 Settembre 2025

Il film di Pietro Marcello racconta gli ultimi anni della celebre attrice Eleonora Duse, ambientati tra la Grande Guerra e l’avvento del fascismo. Valeria Bruni Tedeschi dà vita al personaggio con un approccio intenso e personale, offrendo un ritratto sfaccettato di una donna malata ma ancora determinata a salire sul palcoscenico. La pellicola, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, uscirà nelle sale italiane il 18 settembre.

L’approccio di Valeria Bruni Tedeschi al personaggio di Eleonora Duse

Valeria Bruni Tedeschi ha descritto il suo modo di costruire i personaggi come un incontro intimo, simile a quello con un’amica conosciuta su un treno. Nel caso di Duse ha instaurato un legame profondo, che si traduce in un’interpretazione fatta di rispetto e affetto, quasi di tenerezza.

L’attrice ha raccontato di aver lavorato in quelle che definisce ‘riunioni segrete’ con il personaggio, evocando presenze immaginarie di persone, vive o scomparse, che la sostengono nella preparazione. Questo approccio va oltre la tecnica formale, esplorando il lato umano e fragile dell’attrice storica.

Il rapporto tra Bruni Tedeschi e Duse si arricchisce di elementi autobiografici. Entrambe hanno affrontato la malattia e traevano forza dal lavoro sul palcoscenico, visto come un’ossigeno vitale. L’attrice sottolinea l’importanza di raccontare la fragilità, la capacità di piangere e il sentimento naturale che caratterizzava Duse, un aspetto spesso trascurato in un’epoca che celebra soprattutto la forza apparente. Per Bruni Tedeschi l’arte resta uno strumento che sostiene, consola e favorisce l’empatia tra le persone.

Il contesto storico e la figura di Eleonora Duse negli ultimi anni di vita

Il film si concentra sugli ultimi anni di Eleonora Duse, un periodo segnato da malattia e incertezze, collocato tra il trauma della Prima Guerra Mondiale e la crescita del fascismo in Italia. Questo scenario accompagna il tema del confronto tra un mondo ottocentesco e il secolo nuovo che stava emergendo, con le sue tensioni sociali e politiche.

Nonostante la sofferenza, Duse desidera tornare a recitare, spinta da un profondo bisogno di salire sul palcoscenico. Il film racconta questa volontà di resistere e un ultimo tentativo di affermare la propria arte in un’epoca che sembra poco favorevole alla sincerità e alla fermezza d’animo.

Eleonora Duse è una figura di rilievo nel teatro italiano, nota per uno stile naturalistico che ha segnato la scena dell’ultima parte dell’Ottocento. La sua fama e il talento la pongono spesso a confronto con altri miti teatrali come Sarah Bernhardt. Il film mette in luce i contrasti di quegli anni difficili e l’allontanamento da un sistema politico e culturale in rapida trasformazione.

Pietro Marcello e la visione del film sulla ribellione di Duse

Pietro Marcello descrive Duse come uno spirito ribelle, una donna di fine Ottocento che si affaccia sul Novecento in un periodo dominato da indifferenza e falsità. Il regista ha scelto di raccontare gli ultimi anni della sua vita per evidenziare il senso di dissoluzione e perdita, ma anche la lotta interiore e il desiderio di autenticità.

Marcello evita di dipingere un’eroina perfetta o irreprensibile. Al contrario, mette in luce gli errori e le ingenuità di Duse, in particolare la sua illusione di poter trattare con Mussolini per ottenere sostegno teatrale e contrastare la violenza del regime fascista. Per il regista, questa caduta fa parte della natura umana e rende la storia più credibile e coinvolgente.

Nel cast, oltre a Bruni Tedeschi, ci sono Fausto Russo Alesi nel ruolo di Gabriele d’Annunzio, interpretato come un personaggio inquieto, e Noémie Merlant nel ruolo della figlia Enrichetta, con cui Duse aveva rapporti difficili. La presenza di Benito Mussolini, ritratto come figura generosa secondo la prospettiva del film, aggiunge complessità al racconto storico.

Il legame tra il metodo di recitazione di Duse e l’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi

Valeria Bruni Tedeschi ha un rapporto particolare con la storia del teatro e il metodo Strasberg, che ha studiato in gioventù. All’Actors Studio, dove Strasberg era un grande estimatore di Duse, si trovava una sua foto imponente, simbolo di riferimento per la formazione dell’attrice. Duse era considerata una precorritrice di quel metodo basato sull’immedesimazione e sull’espressione emozionale profonda, anche se all’epoca non ne era consapevole.

Questo intreccio tra passato e presente si riflette nel lavoro di Bruni Tedeschi, che cerca di cogliere non solo gesti e parole, ma anche lo spirito di Duse, la sua attenzione alle fragilità altrui e la tensione a migliorarsi sia artisticamente sia come persona.

L’attrice sottolinea che interpretare Duse le ha permesso di portare sul set emozioni autentiche, dando vita a una figura in cui si intrecciano sofferenza, determinazione e umanità profonda. La sua esperienza personale, unita al rigore teatrale, conferisce al personaggio un realismo e una contemporaneità che attraversano il tempo senza perdere forza.

Arte e umanità: il messaggio che emerge dal film su Eleonora Duse

L’interpretazione di Bruni Tedeschi e la regia di Marcello restituiscono un’immagine dell’arte come fonte di sollievo e di empatia, capace di raccontare la complessità dell’esistenza anche nei momenti più difficili. Per Duse, l’arte non era solo lavoro, ma un sostegno per affrontare le difficoltà, in particolare la malattia.

La capacità di mostrare emozioni, la sensibilità e l’attenzione verso gli altri emergono come tratti fondamentali del personaggio. Questi aspetti si oppongono al modello contemporaneo che privilegia la forza e la superficialità, ricordando che la fragilità può rappresentare una forma di resistenza e verità.

Il film invita a riflettere sul bisogno di pace e comprensione reciproca attraverso la capacità dell’arte di raccogliere e raccontare emozioni sincere, stimolando una maggiore empatia verso chi ci sta vicino. Un messaggio che, anche nel 2025, mantiene tutta la sua forza.