Usa propongono di gestire Gaza per 10 anni, Hamas dice no. La crisi umanitaria peggiora

Usa Propongono Di Gestire Gaza

Usa offrono gestione decennale di Gaza, Hamas respinge. Crisi umanitaria in aumento. - Gaeta.it

Sara Gatti

1 Settembre 2025

Gli Stati Uniti hanno messo sul tavolo un piano per prendere il controllo della Striscia di Gaza per un decennio, con l’idea di trasformarla in un centro turistico e tecnologico. Si parla anche di trasferire temporaneamente la popolazione palestinese. Ma Hamas ha respinto subito questa proposta, ribadendo la legittimità palestinese sul territorio. Intanto, la situazione umanitaria peggiora giorno dopo giorno, con vittime causate da fame e malnutrizione.

Il piano Usa per Gaza: ricostruzione e sviluppo

L’amministrazione americana ha messo a punto un progetto chiamato “Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust” . L’idea è di assumere la gestione diretta di Gaza per almeno dieci anni. L’obiettivo? Ricostruire la Striscia e farla diventare una meta per turismo e tecnologia.

Nel dettaglio, si parla di costruire infrastrutture moderne, smart cities, quartieri di lusso, ispirandosi a modelli come Dubai. Un vero e proprio tentativo di creare una “Riviera del Medio Oriente”. Per farlo, il piano prevede il trasferimento temporaneo o permanente degli attuali due milioni di abitanti. Questo spostamento potrebbe avvenire con partenze “volontarie” verso altri Paesi o con spostamenti in aree recintate dentro Gaza stessa.

Il progetto è ancora allo studio. A parlarne sono stati soprattutto media internazionali come il Washington Post, ma non ci sono ancora conferme ufficiali dal governo Usa.

Hamas contro il piano: “Gaza non si tocca”

Hamas, che governa Gaza, ha subito bocciato il piano. Bassem Naim, membro del suo ufficio politico, ha detto chiaramente: “Gaza non è in vendita”. Ha ribadito che la Striscia è parte della patria palestinese e ha accusato gli Stati Uniti di voler “strappare il territorio al suo popolo legittimo”, parlando di una vera e propria occupazione mascherata da ricostruzione.

Un altro dirigente di Hamas, in anonimato, ha definito l’idea “priva di valore e ingiusta”. Ha sottolineato come questi progetti lascino la popolazione palestinese in balia della situazione, prolungando di fatto l’occupazione. L’opposizione palestinese rigetta ogni proposta che non riconosca la sovranità sulla Striscia e considera il trasferimento degli abitanti una forma di spopolamento forzato, inaccettabile.

Queste reazioni mostrano quanto sia alta la tensione politica e quanto sia difficile trovare un accordo internazionale che rispetti i diritti e le aspirazioni dei palestinesi.

La crisi umanitaria a Gaza: fame e malnutrizione mietono vittime

La crisi umanitaria a Gaza è sempre più drammatica. Negli ultimi giorni, il ministero della Salute locale, sotto il controllo di Hamas, ha riferito che almeno nove persone sono morte per fame e malnutrizione, tra cui tre bambini. Dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023, le vittime per cause legate alla fame sono arrivate a 348, di cui 127 minori.

La situazione è peggiorata dopo che la Classificazione integrata della sicurezza alimentare ha dichiarato ufficialmente la carestia a Gaza. Da allora, circa 70 persone sono morte a causa della fame, compresi 12 bambini.

L’embargo e il conflitto prolungato hanno bloccato l’ingresso di aiuti e cibo. I servizi sono al collasso e gli ospedali, già in difficoltà, non riescono a gestire l’aumento delle vittime. Questa emergenza sanitaria aggrava ancora di più la situazione, mettendo sotto pressione la popolazione che vive in condizioni disperate, in attesa di soluzioni che oggi sembrano lontane.

La crisi alimentare, insieme alle tensioni politiche e militari, tiene i palestinesi intrappolati in una situazione di estrema fragilità. È un problema urgente, che richiede attenzione internazionale, ma senza dimenticare i diritti e la volontà della gente che vive lì.