L’uragano Milton ha messo a dura prova gli Stati Uniti orientali, col presidente Biden che ha descritto l’evento come la “tempesta del secolo”. Con questa stagione degli uragani atlantici 2024 già segnata da nove tempeste e quattro di queste declassate a uragani maggiori, l’intensità delle tempeste ha sollevato interrogativi sul loro legame con i cambiamenti climatici. Ci sono stati altri uragani importanti, come Helene a settembre, che ha colpito il sud-est causando danni enormi. Il passaggio di Milton dalla categoria 1 alla categoria 5 in sole 18 ore rappresenta infatti la seconda intensificazione più rapida del bacino atlantico. Tuttavia, l’analisi del fenomeno non ha precedentemente considerato l’influenza del clima.
Legame tra uragani e cambiamenti climatici
Nel nuovo rapporto sul clima, Jillian Gregg, una delle autrici, sottolinea un’interessante correlazione. L’intensificazione recente degli uragani, secondo lei, sarebbe da attribuire proprio ai cambiamenti climatici. “Abbiamo notato che ultimamente c’è stata una notevole intensificazione. Questo è dovuto a un cambiamento drastico delle temperature oceaniche che è cominciato circa un anno fa. Ogni mese abbiamo registrato temperature mai misurate prima”, afferma Gregg. La continua crescita della temperatura dell’oceano ha un impatto diretto sull’intensità delle tempeste, alimentando uragani più potenti.
Secondo le osservazioni effettuate, la variabilità delle temperature oceaniche ha subito un incremento significativo, contribuendo alla formazione e all’intensità di eventi temporaleschi sempre più estremi. Non è semplice quantificare il legame, ma gli scienziati sono concordi nel dire che l’aumento delle temperature degli oceani e le conseguenti modifiche climatiche stiano alterando il comportamento degli uragani.
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Effetti del riscaldamento dell’acqua oceanica
Gregg prosegue spiegando il meccanismo di azione: “Acqua più calda significa maggiore evaporazione nell’aria. Questo fa sì che l’atmosfera si scaldi ulteriormente e diventi capace di trattenere più umidità”. Tale umidità in eccesso, combinata con un uragano, porta a piogge molto più intense, provocando inondazioni devastanti. L’acqua calda non solo alimenta le tempeste, ma contribuisce anche all’innalzamento del livello del mare che, come spiegato da Gregg, rappresenta un ulteriore fattore di rischio: “Quando un uragano impatta con la costa, le onde di tempesta causano allagamenti più gravi a causa dell’altezza dell’acqua esistente”.
Importante notare che l’influenza dei cambiamenti climatici si estende anche a uragani più piccoli ed eventi meno catastrofici, come nel caso dell’uragano Debby nel mese di agosto o di Harvey nel 2017. Ogni evento sembra rientrare in un modello che indica come la temperatura globale in aumento stia plasmando in modo significativo la frequenza e la gravità delle tempeste.
Implicazioni future
Le proiezioni future suggeriscono che senza un cambiamento sostanziale nelle attuali politiche climatiche e nell’approccio globale alle emissioni di gas serra, gli uragani continueranno a intensificarsi. Di fatto, il prevalere di condizioni meteorologiche avverse potrebbe diventare la nuova normalità, portando con sé un aumento di eventi estremi.
In sintesi, le scoperte evidenziano l’importanza di monitorare i cambiamenti climatici non solo sul lungo termine, ma anche per la loro immediata influenza sulle tempeste che colpiscono le nostre comunità. La connessione tra uragani e cambiamenti climatici non è più un dibattito, ma emergono come dati concreti attorno a cui strutturare le strategie di mitigazione e adattamento.