Nella casa circondariale Ernesto Mari di Trieste un detenuto è stato trasferito in terapia intensiva all’ospedale di Cattinara a inizio settimana, dopo essere stato colpito da una grave infezione batterica. Le autorità sanitarie locali hanno confermato la presenza di meningococco, un batterio che può causare malattie invasive dal decorso rapido. Le misure di prevenzione sono state subito attivate per evitare un’eventuale diffusione tra chi ha avuto contatti diretti con il paziente.
Ricovero in terapia intensiva per infezione da meningococco
Lunedì scorso, il detenuto della casa circondariale di Trieste ha presentato uno stato settico, condizione clinica che indica un’infezione generalizzata nel sangue. Dopo le prime valutazioni, è stato disposto il trasferimento nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Cattinara. Gli approfondimenti diagnostici hanno identificato la causa nell’infezione da Neisseria meningitidis, conosciuta comunemente come meningococco. Questo batterio è responsabile di malattie invasive gravi, spesso associate a meningite o sepsi. Nel reparto di terapia intensiva, il paziente è posto in isolamento per evitare ulteriori contaminazioni. Al momento, le sue condizioni risultano stazionarie, indicandone una fase stabile della malattia.
Intervento delle autorità sanitarie e misure di contenimento
Subito dopo la diagnosi, l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina ha attivato la Struttura di igiene e sanità pubblica. Seguendo le direttive del ministero della Salute, sono state avviate tutte le procedure previste per malattie batteriche invasive prevenibili tramite vaccinazione, come la meningite da meningococco. L’attenzione è stata rivolta soprattutto a contenere il rischio di trasmissione all’interno dell’istituto penitenziario e nella comunità circostante. L’isolamento del paziente e il rispetto delle norme igienico-sanitarie rappresentano passaggi chiave. Sono inoltre state attivate campagne di informazione e protocolli mirati per le persone potenzialmente esposte al contagio.
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Profilassi preventiva su detenuti e agenti penitenziari
La profilassi antibiotica è stata proposta a tutti coloro che hanno avuto contatti con il detenuto infetto, un totale di circa 110 persone. L’elenco include circa 60 reclusi e 50 agenti della polizia penitenziaria. La somministrazione tempestiva di antibiotici mira a ridurre il rischio di sviluppo di ulteriori casi di infezione. L’Asugi ha confermato il monitoraggio costante della situazione, precisando che allo stato attuale non sono stati segnalati nuovi focolai. La sorveglianza continua sarà essenziale nei prossimi giorni per identificare tempestivamente eventuali sintomi in chi è stato esposto.
Implicazioni per la salute pubblica e protocollo ministeriale
La gestione di un caso di meningite batterica in un ambiente chiuso come una casa circondariale richiede un coordinamento stretto tra strutture sanitarie e forze dell’ordine. Il ministero della Salute ha indicato un protocollo chiaro per la prevenzione delle malattie invasive da meningococco, che prevede l’allerta immediata delle autorità sanitarie competenti, l’isolamento del caso confermato e la profilassi di contatti stretti. Il rispetto di queste indicazioni limita la possibilità di propagazione del batterio. I controlli si estendono anche agli operatori e a tutto il personale che potrebbe venire a contatto con l’infezione. L’effetto di queste misure sarà valutato nei giorni successivi tramite rapporti clinici e epidemiologici.
La situazione resta sotto osservazione nella casa circondariale Ernesto Mari, mentre le autorità sanitarie mantengono il protocollo attivo. Il bilancio fino a oggi include solo il caso segnalato, senza ulteriori sviluppi.