Un episodio di violenza familiare è arrivato a una svolta decisiva a Gubbio, dove i carabinieri hanno fermato un uomo di 53 anni, originario dell’Albania, sospettato di aver sequestrato l’ex moglie e i loro due figli minori. La vicenda ha avuto luogo nell’estate 2025 e riguarda una donna di 42 anni, residente in Albania, che si trovava momentaneamente in Italia insieme ai bambini di sette e undici anni. L’uomo li avrebbe trattenuti con la forza in un’abitazione, impedendo loro qualsiasi via di fuga o comunicazione.
La segnalazione partita dai canali consolari albanesi
La vicenda è venuta alla luce grazie a una segnalazione che è partita dagli uffici consolari albanesi. Questi avevano ricevuto notizie preoccupanti su un loro connazionale coinvolto nei fatti: l’uomo stava bloccando contro la loro volontà la donna e i figli all’interno del territorio italiano. Il caso è stato immediatamente riportato al servizio di cooperazione internazionale di polizia, che ha preso contatti con la compagnia dei carabinieri di Gubbio. Nel giro di pochi minuti si è attivata una squadra dedicata che ha organizzato un controllo capillare della zona, con più pattuglie e indagini tecniche, puntando a localizzare l’uomo e a garantire la sicurezza ai familiari trattenuti.
Questa procedura rappresenta un esempio di coordinamento tra istituzioni di due paesi, importante soprattutto in casi che coinvolgono cittadini stranieri e situazioni di detenzione illegale. Il ruolo dei canali consolari, spesso silenti, non è secondario nel garantire un intervento rapido e mirato.
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L’intervento sul territorio e il recupero delle vittime
Nel tempo strettissimo di circa un’ora i carabinieri hanno finalmente individuato l’uomo a bordo di un’automobile, con l’ex moglie e i figli. All’arrivo delle forze dell’ordine, i tre presentavano segni evidenti di agitazione e disagio. La donna e uno dei bambini, approfittando della situazione, hanno chiesto immediatamente aiuto. I militari hanno scoperto che l’uomo aveva sottratto i passaporti e i telefoni cellulari alla famiglia, impadronendosi dei mezzi di comunicazione e impedendo ogni possibile contatto con l’esterno.
Le verifiche post-intervento hanno chiarito quanto grave fosse la condizione di restrizione a cui erano sottoposti madre e figli. La sottrazione degli strumenti di viaggio e delle comunicazioni è stata usata per prevenire ogni tentativo di fuggire o chiedere aiuto.
La ricostruzione dei fatti e le accuse rivolte all’uomo
Le indagini hanno poi ricostruito i dettagli dell’intreccio che ha portato alla situazione di controllo forzato. Risulta che l’uomo abbia attirato la ex moglie in Italia con un pretesto, facendola viaggiare in aereo dal 30 luglio. Una volta sul territorio italiano ha esercitato pressioni fisiche e psicologiche, utilizzando minacce, violenza e persino un coltello per costringerla a rimanere insieme ai figli.
Le vittime sono state poste in una struttura protetta, dove potranno iniziare a riprendersi dalla esperienza subita. Il 53enne, invece, è stato condotto in carcere a Perugia, in attesa delle procedure giudiziarie. Le accuse nei suoi confronti sono gravi e riguardano il sequestro di persona, la violenza domestica, le minacce e il possesso illegale di arma.
Il caso, emerso da una vicenda familiare, ha messo in evidenza l’importanza di una rete di intervento pronta a operare in situazioni delicate. L’arresto testimonia la capacità delle forze dell’ordine di intervenire rapidamente per tutelare persone in condizioni di sfruttamento e rischio.