Un lavoro di ricerca pubblicato nel 2025 rivela nuovi dettagli sull’origine del coronavirus che ha scatenato la pandemia iniziata nel 2020. Il team dell’università di San Diego ha tracciato il viaggio degli antenati virali correlati a SARS-CoV-1 e SARS-CoV-2 attraverso l’Asia, evidenziando come il commercio di animali selvatici abbia favorito l’espansione del virus prima del suo arrivo nell’uomo. Lo studio, pubblicato su Cell, mette in discussione ipotesi alternative legate a ipotetici virus creati in laboratorio e offre un quadro più chiaro della diffusione naturale del patogeno.
I pipistrelli ferro di cavallo come serbatoio naturale dei sarbecovirus
I pipistrelli appartenenti al genere “ferro di cavallo” ospitano da tempo diversi sarbecovirus, famiglia di virus a RNA correlati ai coronavirus responsabili di recenti emergenze sanitarie. Pur non subendo danni diretti, questi pipistrelli fungono da reservoir naturale per questi agenti patogeni. Il salto di specie, quello che si chiama spillover, si verifica quando un virus presente in un animale infetto riesce a contagiare un ospite umano, dando il via alla circolazione del virus nella popolazione. È così accaduto sia nel 2002 con SARS-CoV-1 che nel 2019 con SARS-CoV-2, responsabile della pandemia attuale. Restano tuttavia da chiarire i passaggi intermedi e se altri animali abbiano contribuito a diffondere il virus prima dell’infezione umana. La presenza dei sarbecovirus nei pipistrelli ferro di cavallo è stata confermata per decenni con campionamenti sul campo. Questi virus non compaiono sempre uguali, perché si modificano nel tempo. Ma il collegamento con l’uomo è stato il momento chiave per scatenare le epidemie.
Come la complessità della ricombinazione genetica impatta sulle origini
Il gruppo di ricerca ha ricostruito l’albero genealogico di SARS-CoV-1 e SARS-CoV-2, esaminando le mutazioni e i processi evolutivi nei virus nei loro ospiti naturali asiatici. Uno degli aspetti più difficili da decifrare è la ricombinazione genetica, cioè la capacità dei virus a RNA di scambiarsi frammenti di codice genetico quando co-infettano lo stesso animale. Joel Wertheim, professore in medicina presso la University of California, ha spiegato che questi scambi di materiale genetico creano ceppi “misti” e rendono complessa la delineazione di una storia evolutiva lineare. Alcune regioni del genoma mostrano origini differenti, un dettaglio che ha rallentato gli studi finora. La ricombinazione porta quindi a una complessità imprevista nel capire come i virus si siano sviluppati nel tempo e come abbiano raggiunto l’uomo.
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Il percorso dei sarbecovirus tra cina e sud-est asiatico
Lo studio mette in luce come i virus appartenenti alla famiglia dei sarbecovirus circolino da millenni nella Cina occidentale e in alcune aree dell’Asia sudorientale. L’analisi genetica indica che gli ultimi antenati comuni dei due coronavirus responsabili delle epidemie umane si sono mossi da queste zone più di mille chilometri prima che il virus venisse identificato nell’uomo. Questo trasferimento è avvenuto in meno di un decennio prima dello scoppio delle pandemie. Il quadro si differenzia dalla semplice trasmissione naturale, trovando conferma in dati raccolti in diverse aree geografiche molto distanti tra loro. Questi spostamenti su lunghe distanze nel breve tempo hanno spinto i ricercatori a cercare un meccanismo che spiegasse questa diffusione così rapida ed estesa dei virus tra regioni distanti.
Come il commercio di animali selvatici ha facilitato la diffusione virale
Gli esperti ritengono che la sola migrazione dei pipistrelli non sia sufficiente a giustificare la velocità con cui SARS-CoV-1 e SARS-CoV-2 hanno raggiunto nuove aree e infettato l’uomo. Il commercio di animali selvatici vivi rappresenta un canale più plausibile per il trasferimento dei virus lungo centinaia di chilometri. Michael Worobey, docente all’università dell’Arizona, ha ricordato come virus affini a coronavirus siano stati individuati in civette e procioni nelle regioni meridionali della Cina, molto distanti dai luoghi di origine dei pipistrelli portatori. Questi animali spesso finiscono nei mercati come merci vive, creando punti di contatto tra specie diverse e favorendo il salto virale verso l’uomo. Per lungo tempo la comunità scientifica ha considerato questo canale uno dei principali fattori scatenanti le epidemie, confermando così la necessità di controlli più severi sul commercio e la detenzione di animali selvatici. Lo studio smentisce teorie che attribuiscono la pandemia di COVID-19 a manipolazioni in laboratorio, rafforzando l’ipotesi di un’origine naturale legata agli scambi commerciali.
Questa ricerca segna un passo importante nel chiarire le dinamiche attraverso cui i virus si sono diffusi prima di affacciarsi alla popolazione umana. I risultati indicano che il contenimento di future epidemie potrebbe dipendere anche dalla gestione delle attività commerciali legate agli animali selvatici, per evitare nuovi salti di specie dal mondo animale a quello umano.