Undici fotografie raccontano una torre annunziata oltre il suo volto consueto, tra decadenza e vita popolare

Undici fotografie raccontano una torre annunziata oltre il suo volto consueto, tra decadenza e vita popolare

la mostra di armando caruso a palazzo criscuolo racconta torre annunziata e oplonti attraverso undici fotografie che esplorano contrasti, tradizione e vita quotidiana della comunità locale fino a ottobre 2025
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La mostra "Diario di provincia" di Armando Caruso, ospitata a Palazzo Criscuolo fino a ottobre 2025, offre un ritratto intimo e dettagliato di Torre Annunziata e della sua area di Oplonti, tra tradizione, contrasti sociali e memoria urbana. - Gaeta.it

La mostra “Diario di provincia” di Armando Caruso presenta una serie di scatti che raccontano Torre Annunziata attraverso una prospettiva inedita. Le fotografie, esposte dal 25 giugno al 31 ottobre 2025 a Palazzo Criscuolo, sede del Comune, mostrano la città in una luce diversa, soffermandosi sui dettagli nascosti tra luci e ombre, tradizione e modernità. Questo racconto visivo offre un’opportunità per riscoprire Oplonti, una realtà complessa e viva, lontana dai soliti stereotipi.

La mostra “diario di provincia”: un viaggio fotografico nella città di torre annunziata

L’esposizione raccoglie undici fotografie realizzate da Armando Caruso, fotografo per passione e socio fondatore dell’associazione culturale Kest’Art. Caruso ha scelto di dedicare il progetto a Torre Annunziata, esplorandone i contrasti più nascosti. Le immagini verranno ospitate nel prestigioso Palazzo Criscuolo, sede del Comune, che fino alla fine di ottobre 2025 permetterà a residenti e visitatori di osservare la città attraverso l’obiettivo del fotografo.

Questa mostra si concentra soprattutto sull’area di Oplonti, offrendo uno scorcio sugli spazi urbani e sui volti che alimentano il tessuto sociale oplontino. Il Comune ha selezionato solo alcune fotografie del progetto “Diario di provincia”, quelle che meglio raccontano la città con un’attenta ricerca di particolari spesso ignorati. Caruso, muovendosi a piedi per le strade, ha catturato momenti e scene che mostrano la vitalità e le tensioni di questa realtà.

Armando caruso e il suo sguardo su torre annunziata: ricerca del dettaglio e realtà in movimento

Il lavoro di Caruso nasce da una curiosità personale e da una pratica costante sul territorio. Il fotografo ha più volte affermato di apprezzare “i contrasti, il movimento dietro l’apparente staticità, gli umori febbrili” della città. Il centro storico, le vie che conducono al mare, le zone dove la natura si oppone alla spinta dell’edilizia sono ambienti che Caruso ha attraversato con attenzione.

La sua metodologia si basa sull’osservazione paziente: chilometri percorsi a piedi in cerca del gesto, della luce o della scena che trasmetta l’essenza di Torre Annunziata. L’abbandono e il degrado non sono solo segni di crisi, ma diventano spunti di emozione e memoria. Ogni immagine catturata racconta un pezzo di una città viva, in perenne contrasto tra quello che fu e quello che cerca di essere.

Oplonti come cuore pulsante: un racconto di comunità tra tradizione e cambiamento

Oplonti, storicamente associata all’antica cittadella romana, professsa è oggi molto di più di un nome sul passato. La zona catturata da Caruso si presenta con tutta la sua complessità sociale e culturale. Le fotografie mostrano quartieri dove si intrecciano storie di folklore popolare, spazi di aggregazione ma anche segni evidenti di disagio.

Attraverso la lente del fotografo emerge una comunità sfilacciata, certo, ma capace di mantenere forti legami identitari. Le immagini rivelano rispettivamente anche la lotta quotidiana degli abitanti, l’attaccamento a luoghi e tradizioni spesso marginalizzate dal racconto mediatico. Le luci dei vicoli, le ombre che filtrano nelle strade, definiscono un paesaggio urbano ricco di sfumature.

Torre annunziata vissuta con nostalgia e necessità di ritorno

Il legame che Caruso ha con Torre Annunziata supera la semplice osservazione esterna. Spesso definisce questo rapporto come una specie di nostalgia che lo spinge a tornare in questa terra “d’adozione”. Le sue fotografie non si limitano a cogliere l’estetica del decadente ma riflettono un modo di sentire radicato, un’attenzione che necessita di ritornare sul posto più volte per approfondire.

Questa costanza nel rientrare, nell’osservare con occhi nuovi ogni volta, conferisce al suo lavoro una dimensione quasi intima. La città si rinnova sotto il suo sguardo, senza sconti né filtri, portando alla luce storie, contrasti e bellezze finora poco raccontate. Armando Caruso offre così una prospettiva personale e diretta, sul filo tra documentazione e racconto emotivo.

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