A Torino, un caso di abuso sentimentale ha portato alla luce una vicenda complessa che combina manipolazione, richieste di denaro e riti con candele dal costo elevato. Una donna, impiegata in città, si è trovata intrappolata in un meccanismo di pressioni e ricatti emotivi, orchestrato da una sedicente maga conosciuta sul lavoro. Questo racconto, documentato dalla procura torinese, tocca un tema spesso ignorato: come la fragilità personale può diventare terreno di sfruttamento.
Come sono scattati i rapporti tra la vittima e la sedicente maga
Tutto è iniziato in modo casuale presso l’ufficio dove lavorava l’impiegata. Una donna di circa cinquant’anni, vestita con cura e dal modo di fare disinvolto, ha avviato una conversazione con la vittima allo sportello. Dopo qualche scambio di parole, la proposta di prendere un caffè insieme ha dato il via a una frequentazione che lentamente ha preso la forma di un rapporto di apparente amicizia e fiducia.
Il ruolo dei rituali spirituali
Nel corso delle conversazioni, l’impiegata ha confidato di trovarsi in una relazione complicata con un uomo sposato. La donna ha mostrato segni di disagio crescente, elemento che la falsamente amica ha interpretato come segnale per proporsi come esperta di rituali spirituali. Ha suggerito un percorso composto da pratiche da eseguire a casa con candele di colori diversi, in grado di “risolvere” la situazione. Questo è stato l’inizio di una lunga serie di riti e acquisti.
Leggi anche:
La spirale dei riti: dalle candele colorate ai debiti ingenti
Le radianti candele erano sempre più costose: dalla semplice candela rossa per attirare l’amore, alla bianca per la serenità, fino a quelle nere riservate ai riti definiti “più potenti”. Il prezzo partiva da sessanta fino a superare a volte i cento euro per pezzo. La vittima ha investito così buona parte dello stipendio, che si aggirava intorno ai 1300 euro al mese.
Quando il denaro a disposizione non è bastato più, ha fatto ricorso a un finanziamento da 15 mila euro. La convinzione che ogni nuovo acquisto potesse cambiare la situazione ha mantenuto viva la spesa. Ogni volta che l’uomo non mostrava atteggiamenti diversi, la colpa era attribuita alla mancanza di convinzione o alla necessità di rituali ancora più potenti, spingendo così la donna a continuare a comprare.
La trasformazione in minacce e pressione economica
Il meccanismo però ha preso una piega più grave. Andata oltre i limiti sostenibili per l’impiegata, la sedicente maga ha iniziato a esercitare pressioni più dirette. Le minacce sono passate dai messaggi e telefonate insistenti a visite sotto casa sua e del padre. L’obiettivo era chiaro: continuare a imporre il pagamento delle candele e di altre forniture, con la richiesta di mostrare ogni estratto conto mensile.
Si è inoltre arrivati a tentativi di farla svincolare il fondo pensione, operazione negata dalla banca. La situazione è degenerata creando uno stato d’ansia profondo nella donna, ora al limite di resistenza. Le continue insistenze le facevano temere “cose terribili” in caso di interruzione dei riti, creando un ricatto psicologico intenso. La solitudine e la disperazione l’hanno portata a denunciare dopo mesi di ossessioni e debiti.
Le azioni della procura e la lotta alle truffe affettive
A seguito della denuncia, la procura di Torino ha aperto un fascicolo per estorsione contro la presunta maga. Le indagini hanno raccolto una serie di prove chiare: bonifici, pagamenti in contanti, messaggi e testimonianze delle minacce subite. Il fascicolo è ora all’attenzione della magistratura in attesa dell’udienza preliminare.
Questa storia fa emergere una dimensione delicata della cronaca locale: le truffe affettive si presentano spesso con sfumature di sfruttamento emotivo e ricatto psicologico. Nessun rito o oggetto, anche se costoso, può servire a modificare i rapporti umani autentici. A Torino nel passato sono emersi casi simili, spesso etichettati come truffe semplici ma che a volte si traducono in reati gravi, come l’estorsione. Il comune denominatore rimane la manipolazione di persone in difficoltà, su cui si fondano rapporti che si trasformano in violenza psicologica.
Il messaggio delle autorità
Le autorità invitano a riconoscere i segnali di questo genere di situazioni e a cercare sostegno, perché la vulnerabilità non deve diventare occasione per altri di fare pressione o sottrarre risorse. A Torino, come altrove, le truffe affettive spingono all’attenzione pubblica un aspetto finora poco discusso della cronaca quotidiana.