un viaggio tra le montagne di albania, kosovo e montenegro alla scoperta del pasturismo e il turismo sostenibile

un viaggio tra le montagne di albania, kosovo e montenegro alla scoperta del pasturismo e il turismo sostenibile

Il documentario Pasturismo esplora la vita tradizionale dei pastori nelle Peaks of the Balkans tra Albania, Kosovo e Montenegro, analizzando le tensioni tra turismo sostenibile, migrazione e trasformazioni culturali.
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Il documentario *Pasturismo* esplora la vita tradizionale dei pastori nelle montagne dei *Peaks of the Balkans* tra Albania, Kosovo e Montenegro, riflettendo sulle complesse dinamiche tra turismo, migrazione e cambiamento culturale in queste comunità montane. - Gaeta.it

La regione montana conosciuta come Peaks of the Balkans si estende tra albania, kosovo e montenegro con paesaggi ancora poco alterati dall’uomo. Qui si svolge il documentario Pasturismo, che racconta il quotidiano di una famiglia di pastori e riflette sulle trasformazioni generate dal turismo. Il film offre uno sguardo approfondito sulle dinamiche economiche e culturali che coinvolgono queste aree, mantenendo un’attenzione critica sul rapporto tra tradizione e modernità nelle comunità montane.

La vita del pastore e il paesaggio delle peaks of the balkans

Il documentario inizia con immagini che attraversano le montagne verdi, dettagliando il gesto quotidiano di Bylbyl, pastore della valle di Dobërdoll in albania, verso i pascoli estivi. La sua famiglia continua a praticare una tradizione antica, spostando il bestiame in quota, adattandosi alle stagioni e ai terreni. Uno degli elementi chiave del film è la rappresentazione del paesaggio non come mero sfondo pittoresco, ma come spazio vivo, in cui si intrecciano storie di vita e pratiche ancestrali. La presenza della guest house segnala l’inizio di una convivenza futura tra pastorizia e turismo, ma senza semplificazioni giudicanti.

Le immagini mostrano come i luoghi, pur conservando un senso di selvaggio e intatto, siano attraversati da nuove presenze e necessità. Il documentario concentra l’attenzione proprio su questo punto: il paesaggio è parte di un sistema sociale che evolve, lasciando emergere tensioni tra chi mantiene le pratiche tradizionali e chi porta idee e aspettative diverse. Il verde intenso delle montagne diventa quindi un elemento narrativo, dove si alternano vecchi modi di vivere e desideri meno consueti, che provengono da visitatori ed abitanti.

Le ambiguità del turismo nelle valli di montagna

Le musiche rarefatte e i silenzi del documentario accompagnano immagini che restituiscono la complessità del turismo in aree rurali come le Peaks of the Balkans. Riccardo Franchini, coregista di Pasturismo, osserva come la natura incontaminata diventi spesso un marchio identitario, quasi uno stereotipo che reclama un passato arcaico, destinato a durare immutato. Questo aspetto richiama una visione un po’ coloniale, che tende a conservare il territorio come uno scenario più che come una realtà abitata.

Franchini tenta però di evitare la riduzione del turismo a un fenomeno di esclusiva alterazione negativa, aprendo invece a una valutazione multidimensionale. Tra passato e presente, emerge la funzione di mediazione culturale che il turismo può assumere, un veicolo di scambi e conoscenze che coinvolge gruppi sociali diversi. La scena è popolata soprattutto da giovani abitanti, che guardano i dispositivi elettronici mentre sognano villaggi turistici, impianti sciistici o strade asfaltate per uscire dal loro isolamento.

Questi progetti rappresentano una tensione evidente: un futuro trasformato e un passato da cui non si può staccare completamente. Il turismo sostenibile si presenta così come un tema aperto, fatto di domande più che di certezze. Non è un fenomeno da respingere o da accogliere senza riserve, ma un processo che coinvolge tutti, a partire dagli abitanti. Anche i registi del film ammettono di non poter sottrarsi a questa complessità, come dice Andrea Chiloiro, coautore del documentario.

Turismo e migrazione: due fenomeni intrecciati nelle aree interne

Le dinamiche di sostenibilità turistica nelle montagne balcaniche si intersecano con le sfide legate alle migrazioni e ai cambiamenti demografici. Il coregista Andrea Chiloiro sottolinea come restare o partire sia una scelta spesso legata ai motivi economici, e come turismo e migrazione possano essere considerati due facce della stessa medaglia. Ogni anno si muovono flussi turistici che danno un senso di libertà nello spostarsi; tuttavia, per le persone nate in queste zone, gli ostacoli delle migrazioni sono più concreti e difficili.

Il documentario dà spazio a queste riflessioni senza mascherare le contraddizioni: il viaggio come scoperta, voluto da molti, si scontra con le barriere materiali e culturali legate a processi più ampi. Il sistema capitalistico entra così nel racconto, mostrando i limiti e i pericoli legati all’economia che circonda le mobilità. Non tutti possono muoversi liberamente, e chi resta deve confrontarsi con una realtà in trasformazione, che muta al contatto con ospiti e investimenti esterni.

Un esempio concreto è Erwin Lani, tornato in albania dopo gli studi in nord europa, diventato guida locale. Lani riconosce il ruolo ambivalente che ricopre nel cambiamento delle zone montane, consapevole di essere parte attiva di un sistema in evoluzione. Gli autori evidenziano il suo punto di vista come testimonianza diretta di un fenomeno in cui tradizione e innovazione convivono, a volte in tensione, altre in dialogo.

Le parole di studiosi e l’eredità della descrizione etnografica

Il film riprende la riflessione di Francesco Vietti, docente all’università di Torino, che da tempo studia i rapporti tra viaggi, migrazioni e turismo nei paesi balcanici. Vietti chiarisce come l’idea di “autenticità”, tanto cara alla pubblicità turistica, rappresenti più un ideale che un dato reale. L’aspirazione a trovare un contatto con un passato intatto spinge molti viaggiatori verso queste zone, ma rischia di trasformare le località in semplici oggetti da consumare.

Vietti mostra anche che il turismo è più fragile di altri settori e può causare danni importanti quando diventa unica via di sviluppo per aree marginali. Le realtà montane si trovano quindi davanti a scelte delicate, con il pericolo di perdere elementi importanti della propria cultura e ambiente. La fragilità del sistema mette in luce la necessità di bilanciare la domanda turistica con le esigenze delle comunità residenti.

Un riferimento essenziale arriva dall’etnografa Edith Durham, che alla fine dell’800 iniziò a raccontare questi territori con attenzione e rigore. Durham ricordava che “il fiume della vita non scorre allo stesso modo per tutti i popoli”, sottolineando come le diverse culture affrontino le trasformazioni e la modernità in modi specifici. Il documentario costruisce il proprio racconto valorizzando questa prospettiva, lasciando aperte domande su futuro e cambiamento.

Il film Pasturismo continua il suo tour in diverse città italiane e si può vedere online su Openddb, offrendo un’occasione per capire il delicato equilibrio tra natura, comunità e turismo in una delle aree meno conosciute d’Europa.

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