Un tempio abruzzese dimenticato e la ricerca sul santuario di marte nell’area sabina

Un tempio abruzzese dimenticato e la ricerca sul santuario di marte nell’area sabina

Il patrimonio archeologico abruzzese rivela un sito sacro tra Nerito e Crognaleto, legato al culto di Marte o Minerva e alle antiche popolazioni Sabini e Pretuzi, con ricerche guidate da Consorte.
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Un sito archeologico in Abruzzo, legato a un antico santuario dedicato a divinità guerriere come Marte o Minerva, rivela tracce storiche di popolazioni locali e tradizioni militari, con ricerche e valorizzazioni promosse dal regista e ricercatore Consorte. - Gaeta.it

Il patrimonio archeologico abruzzese nasconde testimonianze che attendono riscoperta e tutela. Tra queste c’è un sito, oggi abbandonato e degradato, ma di grande valore storico. Da anni studiosi indipendenti indagano una zona che potrebbe essere stata sede di un santuario dedicato a divinità guerriere come Marte o Minerva. La scoperta si lega ad antiche popolazioni locali e racconta storie lontane da oltre due millenni.

Il sito archeologico e le ipotesi sul culto di marte o minerva

In Abruzzo, nel territorio tra Nerito e Crognaleto, giace un tempio ridotto a rovina. Secondo il regista e ricercatore Consorte, la struttura avrebbe avuto un legame con la coorte di Tetrica, una milizia che si oppose ad Annibale durante la seconda guerra punica. La posizione rientra nell’area degli antichi Sabini, che confinava con i Pretuzi.

Scavi degli anni Settanta, condotti con l’Archeoclub di Pescara, hanno portato alla luce una testa di pietra, attribuita inizialmente alla dea Atena. Consorte però ritiene che possa rappresentare Marte, data la conformazione e la storia del luogo. Studi di archeoastronomia confermerebbero la natura federale del santuario, con culti dedicati a divinità militari.

La testa è conservata nel Museo Civico di Teramo, chiuso ormai da nove anni a causa di danni provocati dal terremoto del 2016. Questo rende difficile ogni forma di esposizione e indagine diretta su uno dei reperti più importanti del territorio.

La ricerca del sito di ad martis tra le montagne del teramano

Consorte da tre anni collabora con storici e camminatori esperti dei Monti della Laga per individuare il sito indicato come “Ad Martis” sulla Tabula Peutingeriana, una mappa romana antica. Le ricerche coprono una vasta area da Nerito a Macchiatornella, attraversando luoghi spesso isolati e difficili da raggiungere.

Il complesso di Pagliaroli emerge come il candidato più credibile a ospitare il santuario federale dedicato a Marte. Altri siti come il tempio di Piano Vomano, pur importanti, non mostrano tracce coerenti con il culto del dio della guerra.

Il nome “Ad Martis” suggerisce una località di alta quota, ma purtroppo non ci sono evidenze materiali evidenti dai rilievi moderni. Rimane, però, la convinzione che le pareti rocciose ciclopiche della valle del Vomano corrispondano alle “irti rupi di Tetrica” menzionate nella letteratura latina, come da Virgilio e Silio Italico, confermando una collocazione geografica e storica precisa.

Contesto storico e radici delle popolazioni locali

La collocazione del tempio abruzzese si inserisce in una vasta zona abitata da popoli di origine sabina, a contatto con i Pretuzi, forse discendenti a loro volta dei Sabini a seguito del rito noto come ver sacrum, ovvero la Primavera Sacra. Questi gruppi avevano tradizioni militari e religiose forti, in cui il culto di Marte e Minerva assumeva un ruolo centrale.

L’area appare quindi come un punto di incontro e scontro tra culture antiche, con un impatto rilevante anche sulle vicende della guerra sociale e le successive integrazioni nell’impero romano.

Il contributo del regista consorte alla valorizzazione del patrimonio abruzzese

Consorte non è solo ricercatore ma anche autore di documentari dedicati alla storia e all’archeologia abruzzese. Il suo lavoro Decumano Maximo del 2021 racconta la guerra sociale tra il 91 e l’88 avanti Cristo, mostrando gli antichi percorsi della Via Valeria.

Nel 2023 ha diretto Il Guerriero mi pare strano, un’inchiesta sulla statua del Guerriero di Capestrano, datata VI secolo avanti Cristo. Il film ha messo in discussione l’autenticità dell’opera sulla base di documenti inediti. Il dibattito generato ha coinvolto storici e archeologi, aprendo nuove riflessioni.

Recentemente il regista ha ottenuto dal tribunale amministrativo regionale abruzzese un riconoscimento importante: non esistono prove scientifiche certe sull’autenticità delle opere di Capestrano. Questo ha rilanciato la necessità di approfondire studi e tutele per il patrimonio locale.

Il territorio abruzzese conserva ancora molte tracce dimenticate, ma iniziative come quelle di Consorte aiutano a mantenere viva l’attenzione sulla storia nascosta tra le montagne e i paesi della regione.

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