Un uomo di circa cinquant’anni è morto nel nord del Nuovo Galles del Sud, Australia, dopo essere stato morso da un pipistrello che trasmetteva una variante mortale del lyssavirus australiano. Le autorità sanitarie locali hanno confermato che si tratta del terzo caso umano noto nel Paese, tutti con esito fatale. Questo episodio riporta al centro il rischio di malattie trasmesse dagli animali selvatici e l’importanza di azioni rapide dopo un eventuale contatto.
Caratteristiche e trasmissione del lyssavirus australiano dai pipistrelli
Il lyssavirus australiano è stato identificato circa trent’anni fa, nel 1996, ed è strettamente imparentato con il virus della rabbia. Il contagio avviene tramite la saliva dei pipistrelli infetti, tipicamente attraverso morsi o graffi. A differenza della rabbia classica, i casi umani restano estremamente rari, dettaglio che complica la diffusione di informazioni e la preparazione dei medici.
Questo virus aggredisce il sistema nervoso in modo simile alla rabbia, ma per ora sono stati riportati solo tre casi umani, tutti fatali. Non esiste un trattamento efficace una volta che si manifestano i sintomi conclamati: l’unica difesa realistica è intervenire subito dopo il contatto, prima che il virus raggiunga il sistema nervoso centrale e provochi danni irreversibili.
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Il ruolo dei pipistrelli come veicoli di nuove malattie emergenti
Il caso australiano si inserisce in uno scenario più ampio di emergenze sanitarie causate da virus zoonotici, ovvero patogeni che saltano dagli animali all’uomo. I pipistrelli ospitano numerosi virus, molti sconosciuti fino a pochi anni fa. Studi recenti nello Yunnan, regione della Cina, hanno mostrato almeno venti nuovi virus in specie locali di pipistrelli, di cui due con la capacità di infettare gli esseri umani.
Il rischio di nuove malattie pandemiche stimola la ricerca e la sorveglianza. La trasmissione di virus rari come il lyssavirus australiano dimostra che anche agenti poco diffusi possono comportare minacce reali, soprattutto in contesti di contatto umano frequente con animali selvatici.
Caso e decorso della malattia: dalle prime ore al decesso
Nelle settimane successive al morso, l’uomo ha manifestato sintomi inizialmente lievi, simili a quelli di una febbre influenzale: cefalea, stanchezza e febbre. Questi segnali hanno però lasciato spazio a un rapido peggioramento, che ha coinvolto il sistema nervoso centrale. La patologia si è evoluta con paralisi progressiva, disturbi cognitivi e convulsioni. Nonostante le cure mediche, la situazione si è aggravata senza possibilità di recupero.
Il lyssavirus australiano provoca danni devastanti al sistema nervoso, che diventano evidenti già pochi giorni dopo la comparsa dei primi sintomi. La vittima, a cui non è stata resa nota l’identità, aveva ricevuto cure successive al morso, ma una volta iniziata la sintomatologia neurologica, ogni intervento si è rivelato inutile. L’evento conferma la gravità di questa infezione e la rapidità con cui si diffonde nel corpo.
Campagne di sensibilizzazione e raccomandazioni ufficiali in australia
In risposta al tragico evento, le autorità australiane hanno rafforzato le iniziative informative e di prevenzione. I messaggi chiave riguardano il divieto di toccare pipistrelli, soprattutto se appaiono feriti o debilitati. Sono invitati a segnalare subito ogni tipo di esposizione i residenti in zone rurali, i lavoratori all’aperto e gli escursionisti.
Queste indicazioni puntano a evitare nuovi casi e garantire un’immediata risposta sanitaria. La comunicazione rivolta a gruppi potenzialmente a rischio è centrale per limitare i contatti pericolosi e prevenire eventi fatali. La tragedia mette in guardia dalla sottovalutazione di pericoli che, anche se rari, possono avere conseguenze letali.
Misure preventive e protocolli sanitari dopo il contatto con pipistrelli
Le autorità sanitarie australiane sottolineano l’importanza della prevenzione dopo il contatto con un pipistrello. La prima azione consigliata è lavare la ferita con acqua e sapone per almeno un quarto d’ora. Subito dopo, bisogna applicare un antisettico antivirale e rivolgersi a una struttura di pronto soccorso.
Il trattamento immediato prevede la somministrazione di immunoglobuline antirabbiche insieme al vaccino antirabbico. Questa procedura può salvare la vita se iniettata entro poche ore dal morso o graffio. L’ignoranza su queste pratiche e la sottovalutazione iniziale aumentano il rischio di esiti drammatici, come nel caso dello sfortunato uomo australiano.
Questa morte, avvenuta nel 2025, evidenzia la fragilità del rapporto umano con la natura e la necessità di un approccio attento quando si affrontano animali selvatici. Un semplice morso può trasformarsi in una minaccia grave se non si agisce con tempestività e consapevolezza.