Un asse eurasiatico sfida l’occidente diviso e segnato da conflitti interni e crisi geopolitiche

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Asse eurasiatico sfida l’Occidente in crisi. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

2 Settembre 2025

Oggi il panorama globale è segnato da un forte contrasto tra un Occidente frammentato e un blocco eurasiatico in rapida crescita. Russia, Cina, India, Turchia, Corea del Nord, Iran e altri paesi hanno consolidato una partnership che si estende ben oltre la sicurezza militare. Nel frattempo, gli Stati Uniti affrontano tensioni interne che complicano la loro politica estera, mentre il conflitto in Ucraina continua a destabilizzare l’Europa e a mettere in crisi le istituzioni occidentali.

L’asse eurasiatico: da alleanza strategica a potenza globale

Negli ultimi anni, Russia e Cina hanno stretto un’intesa che ha spinto alla formazione di un’alleanza più ampia includendo India, Turchia, Corea del Nord, Iran, Kazakistan e altri. Questo gruppo sviluppa collaborazioni su più fronti, dal commercio alle infrastrutture, passando per l’energia e la governance digitale. Il recente vertice SCO a Tianjin ha evidenziato come questi paesi vogliano costruire un ordine multipolare, diverso dall’egemonia occidentale, dove la sicurezza è concepita come un equilibrio condiviso e indivisibile. Il presidente Putin ha descritto questa cooperazione come una “forza stabilizzatrice” in Eurasia, sottolineando il modello di sicurezza basato sul rispetto reciproco e la collaborazione tra Stati.

L’asse non si limita a una risposta difensiva, ma punta a rafforzare un sistema alternativo di influenza globale. Le iniziative concrete spaziano dal coordinamento di grandi infrastrutture transcontinentali al sostegno reciproco nelle sfide politiche ed economiche. Questa convergenza rappresenta non soltanto un progetto politico, ma anche una rete di interessi economici strategici che intendono ridurre la dipendenza dal dollaro e dai sistemi finanziari occidentali. La cooperazione ha rafforzato la posizione di questi paesi in un contesto internazionale che appare sempre più multipolare e meno dominato da un solo centro di potere.

L’occidente diviso e l’impotenza degli Stati Uniti

Dall’altra parte, l’Occidente mostra crepe profonde. Gli Stati Uniti vivono un momento di crisi interna, segnato da conflitti sociali, divisioni politiche e un sistema di alleanze indebolito. La politica estera americana ha faticato a mantenere un equilibrio, con la retorica “America first” che rischia di ridurre gli Usa a un ruolo di “secondo rango” nella scena mondiale. La coesione tra partner tradizionali è entrata in crisi e le risposte americane al rafforzamento dell’asse eurasiatico appaiono spesso confuse e retoriche.

Il quadro si aggrava per la fragilità degli Stati Uniti nel gestire i propri conflitti interni. Il paese si è trasformato in un teatro di scontri politici che influenzano negativamente anche la sua capacità di affrontare le sfide esterne. La pressione interna, unita a una strategia estera frammentata, lascia gli Usa più vulnerabili e meno influenti nel determinare la direzione degli eventi globali. La leadership statunitense sembra alle prese con un ripiegamento che potrebbe durare, senza ancora offrire alternative valide per il rafforzamento dell’unità occidentale.

Il ruolo degli Usa è anche segnato da relazioni problematiche con altri Paesi, come l’alleanza controversa con figure politiche esterne e una politica migratoria tesa, che limita l’accesso ai rifugiati palestinesi. Questi elementi accentuano l’immagine americana in declino di fronte a un mondo che sta cambiando rapidamente.

Il conflitto in ucraina e le difficoltà dell’Europa nel contenere la crisi

La guerra in Ucraina non accenna a diminuire. L’attacco costante di missili e droni mantiene alta la tensione nel cuore dell’Europa e aggrava le divisioni politiche all’interno dell’Unione Europea. La presidente della Commissione europea ha attraversato momenti di forte pressione, simbolo delle difficoltà nel gestire una crisi che coinvolge direttamente la sicurezza continentale e le relazioni con Mosca.

Le speranze di una tregua o di una pace duratura restano lontane. La situazione militare si impenna, mettendo alla prova la coesione europea e la capacità delle istituzioni di rispondere con efficacia. L’Europa si trova a dover bilanciare le esigenze di aiuto all’Ucraina con la necessità di mantenere un dialogo politico che eviti il collasso totale delle relazioni internazionali nella regione.

L’impegno europeo è inoltre complicato dalle divergenze tra gli stati membri e dal rischio di farsi trascinare in tensioni che vanno al di là del conflitto diretto, in parte alimentate dai mutamenti sullo scacchiere globale provocati dall’asse eurasiatico. Le difficoltà dell’Europa mettono in evidenza la fragilità di un Occidente incapace di reagire in modo unitario a questa emergenza.

L’Italia tra pragmatismo e rischi nel contesto globale

L’Italia si trova al centro di una situazione difficile. Da tempo ha adottato una posizione di equilibrio, cercando di non schierarsi apertamente, con una politica che molti definiscono “piede di casa”. Questa scelta ha garantito un certo grado di stabilità, ma la realtà attuale impone una maggiore concretezza.

La crescente pressione politica da parte del Cremlino non si limita al piano diplomatico, ma sfida apertamente la capacità italiana di mantenere un ruolo autonomo. La presenza di un’ambasciata rispettabile non basta a contrastare il tentativo russo di influenzare il territorio e le dinamiche politiche interne. Nel frattempo, l’Italia convive con tensioni interne, tra un sistema giudiziario attivo e un dibattito pubblico spesso segnato da temi ideologici.

Per l’Italia questo momento richiede una definizione netta. Superare il ruolo di semplice ponte tra aree geopolitiche richiede azioni concrete e un approccio più deciso nel sostenere l’unità europea. Il paese deve dimostrare di saper affrontare le sfide con determinazione, senza limitarsi a gesti simbolici o dichiarazioni generiche. La tenuta del sistema europeo, le risposte al conflitto in Ucraina e al cambiamento geopolitico globale passano anche da questa capacità di passare dalla diplomazia di facciata a un intervento politico e strategico più netto.

Questo quadro globale mostra come l’equilibrio mondiale si stia ridefinendo, con un Occidente diviso e un asse eurasiatico in crescita. Lo scenario rivela tensioni profonde, difficili da gestire senza un ritorno a politiche concrete e collaborazioni solide. Le prossime mosse dei principali attori internazionali saranno decisive per il futuro delle relazioni tra Est e Ovest.