Il turismo legato ai prodotti a denominazione d’origine protetta sta mostrando un trend significativo in diverse regioni italiane, ma non tutte riescono a sfruttare a pieno le potenzialità offerte da questa forma di valorizzazione territoriale. Un recente rapporto presentato a Roma mette in luce come il nord Italia, in particolare Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia, guidi questa crescita grazie a un sistema produttivo e turistico ben integrato. Questo documento, promosso da fondazione Qualivita insieme a Origin Italia e con il supporto del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste , analizza l’intreccio tra indicazioni geografiche e turismo nei territori italiani, sottolineando anche le criticità di alcune aree, in particolare quelle meridionali.
Numeri e dati al servizio del legame tra prodotti tipici e territorio
Il rapporto presentato a roma si basa su un’approfondita raccolta di dati, sia tramite indagini dirette che l’esame di fonti istituzionali. Nel 2024 sono state individuate 585 attività dedicate al cosiddetto “nuovo modello turistico” legato ai prodotti dop e igp, messe in campo da 361 consorzi di tutela che coinvolgono 597 prodotti certificati. Questa rete comprende anche 235 eventi organizzati nel corso dell’anno scorso, a cui si aggiungono 188 infrastrutture permanenti e 130 iniziative di valorizzazione ufficiale. In più, il rapporto segnala 32 specifiche azioni informative rivolte al pubblico.
Il contesto naturale e culturale come valore aggiunto
A rafforzare il legame tra turismo e territori d’origine intervengono poi 103 strade e itinerari dedicati ai prodotti tipici, 17 siti riconosciuti dall’Unesco, 29 paesaggi rurali storici e 82 parchi o aree protette che creano un contesto naturale ideale per attrarre visitatori interessati alla cultura enogastronomica locale. Questi elementi funzionano da valore aggiunto per i territori coinvolti, sostenendo un turismo più radicato e consapevole.
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Il ruolo chiave di veneto, toscana, emilia romagna e lombardia nel turismo dop
Le regioni del nord Italia emergono come leader indiscusse nel turismo legato ai dop grazie a un rapporto saldo tra produzioni e turismo territoriale. Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia vantano filiere produttive ben strutturate e consorzi di tutela organizzati, capaci di coordinare e promuovere le attività legate ai prodotti tipici. Nei loro territori, questa combinazione ha permesso ai consorzi di svolgere una funzione di governo del territorio e ha agevolato la creazione di progetti condivisi che aggregano produttori, operatori turistici e amministrazioni locali.
La capacità di mettere in rete soggetti diversi
Un elemento cruciale di questo successo è la capacità di mettere in rete soggetti diversi per costruire offerte turistiche integrate e sostenibili. Questi percorsi consolidati nel tempo hanno portato non solo a un aumento del numero di prodotti certificati e tutelati ma anche a una maggiore attrattiva per i visitatori, radicata nell’autenticità di un’esperienza legata al territorio. La presenza di eventi, infrastrutture dedicate e itinerari tematici contribuisce a consolidare la posizione di queste regioni come destinazioni privilegiate.
La situazione al sud: opportunità ancora poco sfruttate
Mentre le regioni del nord confermano il proprio primato, al sud Italia si registra una situazione diversa. Nonostante la presenza di produzioni di qualità e un forte potenziale turistico, molte aree meridionali non riescono ad attivare completamente la rete di consorzi necessari per mettere a frutto questa ricchezza. Il rapporto sottolinea come il numero esiguo di consorzi pienamente operativi rappresenti un freno allo sviluppo di un turismo dop efficace in queste regioni.
Limiti e necessità di coordinamento
Questa carenza limita la creazione di eventi, infrastrutture dedicate e strategie informative coerenti con il turismo di prodotto tipico. Le produzioni di qualità spesso rimangono isolate, senza un coordinamento capace di amplificare il loro valore all’interno di un’offerta turistica organica. Dato che il legame tra indicazione geografica e turismo si basa molto sulla struttura collettiva e sulle sinergie tra attori locali, questo vuoto impedisce al sud di cogliere pienamente le opportunità economiche e culturali legate al turismo dop.
Le riflessioni del direttore di fondazione Qualivita rimarcano questa differenza, indicando la necessità di strategie mirate a rafforzare il ruolo dei consorzi nel meridione e a promuovere un sistema in grado di attrarre e trattenere i visitatori interessati all’autentico legame tra cibo e territorio. Tra le azioni da considerare ci sono l’attivazione di reti più solide, il sostegno a progetti territoriali condivisi e una maggiore attenzione alla valorizzazione di eventi e itinerari tematici capaci di mettere in mostra le eccellenze locali.
Il quadro delineato dal rapporto offre un’occasione per monitorare le dinamiche di questa forma di turismo, identificando le aree di forza e le zone dove ancora si dovrebbe intervenire per favorire uno sviluppo equilibrato lungo tutta la penisola.