La diagnosi di tumore ovarico rappresenta una svolta difficile per molte donne. Al giorno d’oggi, grazie ai progressi nella medicina, esistono trattamenti più mirati e meno invasivi che hanno migliorato la gestione della malattia. A Bari, durante l’incontro ‘Tumore ovarico in Puglia: Cambiamo Rotta‘, specialisti, pazienti e istituzioni hanno discusso delle nuove strategie terapeutiche, l’importanza dei test genetici e della personalizzazione delle cure.
L’innovazione nelle terapie di mantenimento per convivere con il tumore
Negli ultimi anni sono stati introdotti protocolli di terapia di mantenimento. Questi trattamenti, spesso farmacologici, sono pensati per prolungare il periodo di remissione e migliorare la qualità della vita. Il punto chiave, secondo Cormio, è che queste cure consentono alle pazienti di convivere con la malattia senza compromettere in modo drastico la loro quotidianità. Tali trattamenti agiscono rallentando la crescita delle cellule tumorali residue e limitando la progressione del tumore, offrendo così un maggiore controllo sulla malattia. L’innovazione riguarda anche un approccio più personalizzato, che tiene conto delle caratteristiche genetiche e molecolari di ogni paziente. In questo modo i medici riescono ad adottare terapie più efficaci e meno invasive.
Il ruolo della sorveglianza post-trattamento per prevenire recidive
Tra gli aspetti fondamentali della cura c’è la sorveglianza clinica dopo il trattamento primario. Questa sorveglianza prende la forma di esami regolari e visite di controllo volte a individuare tempestivamente eventuali segni di recidiva. Il dottor Cormio ha spiegato che oggi si dispongono di nuovi strumenti diagnostici che migliorano la capacità di monitorare lo stato di salute delle pazienti. Questi controlli includono esami strumentali, test ematici e valutazioni cliniche mirate, che facilitano la diagnosi precoce di una possibile ripresa del tumore. La tempestività di intervento aumenta le chance di successo delle terapie successive e contribuisce a evitare complicazioni più gravi. Questo sistema di monitoraggio continuo è una parte determinante nella gestione a lungo termine delle pazienti operate.
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L’impatto psicologico della diagnosi e le nuove possibilità di trattamento
Ricevere una diagnosi di neoplasia ovarica provoca un forte impatto emotivo e psicologico nelle pazienti. Gennaro Cormio, direttore dell’Unità operativa di Ginecologia oncologica all’Irccs Giovanni Paolo II di Bari, ha sottolineato come le terapie odierne abbiano fatto passi avanti importanti. Le procedure chirurgiche sono meno traumatizzanti rispetto al passato, con tecniche più precise e meno invasive. La chemioterapia di prima linea viene associata a trattamenti di mantenimento che permettono di rallentare la progressione del tumore. Questi approcci aiutano a preservare meglio la qualità della vita dopo l’intervento. Cormio ha evidenziato che la gestione del post-operatorio ora si concentra non solo sull’efficacia terapeutica, ma anche sul benessere complessivo delle pazienti, un aspetto che per lungo tempo è stato trascurato.
Un dialogo aperto tra specialisti, pazienti e istituzioni per migliorare la cura
L’incontro ‘Tumore ovarico in Puglia: Cambiamo Rotta‘ rappresenta uno spazio di dialogo tra le diverse realtà coinvolte nella gestione della neoplasia ovarica. Medici, pazienti e autorità hanno sottolineato la necessità di un approccio integrato e personalizzato. Lo scambio di esperienze aiuta a capire quali sfide affrontano le donne colpite e a calibrare meglio i trattamenti. La collaborazione tra istituti clinici come l’Irccs Giovanni Paolo II e associazioni come Acto Puglia contribuisce a rafforzare il sostegno sia medico sia psicologico. Le strategie di cura sono in evoluzione e questo tipo di iniziative punta a diffondere conoscenze aggiornate a beneficio delle pazienti pugliesi e non solo.
L’importanza dei test genetici e della prevenzione dei tumori eredo-familiari
Durante l’evento a Bari si è parlato anche della prevenzione grazie ai test genetici. Questi esami permettono di individuare mutazioni che aumentano il rischio di sviluppare tumori ovarici e altri tipi di neoplasie. Conoscere il proprio profilo genetico favorisce l’adozione di misure preventive e di sorveglianza più stringenti, soprattutto in famiglie con storia di tumori. Il progetto presentato riunisce clinici e istituzioni per promuovere la cultura dei test genetici in Puglia, collegandola alla personalizzazione delle cure. Questa strada mira a ridurre i casi di tumore diagnosticati in fase avanzata, aumentando le possibilità di intervento precoce. Il confronto tra tutte le parti coinvolte è fondamentale per diffondere informazioni corrette e migliorare l’accesso a questi esami.