Il tumore alla prostata si conferma oggi la neoplasia più diffusa tra gli uomini over 50 nel nostro Paese. Con un’incidenza stimata di 40.192 nuovi casi nel 2024, questa forma di cancro rappresenta una sfida medica e sociale rilevante. In Italia, un uomo su otto viene diagnosticato con questa malattia nel corso della vita, secondo le ultime rilevazioni di Aiom e Airtum riportate nel volume ‘I Numeri del cancro in Italia 2024’. Il dato sulla sopravvivenza mostra un miglioramento significativo, attestandosi al 91% a cinque anni dalla diagnosi.
La diffusione e il profilo epidemiologico del tumore alla prostata in italia
I dati più recenti indicano che il tumore alla prostata è la neoplasia maschile più comune dopo i 50 anni in Italia. Nel solo 2024, l’incidenza ha raggiunto le 40.192 nuove diagnosi, una cifra che conferma la diffusione di questa patologia sul territorio nazionale. L’aumento della frequenza è legato principalmente all’invecchiamento della popolazione e alla maggiore efficacia dei programmi di screening.
La sopravvivenza a cinque anni dopo la diagnosi è salita fino al 91%, un risultato legato ai progressi della diagnostica e alle strategie terapeutiche disponibili. Gli studi raccolti ricordano che un uomo su otto nella fascia di età avanzata si confronta con questa malattia nel corso della propria vita. Questo rende essenziale una diffusione capillare della cultura della prevenzione e un miglior accesso alle cure specialistiche.
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La regionalizzazione dei casi evidenzia differenze territoriali, dovute anche a diverse capacità di accesso alle strutture sanitarie e alle modalità di diagnosi precoce. Le politiche sanitarie italiane hanno potenziato, negli ultimi anni, programmi di screening mirato che contribuiscono a individuare forme tumorali in stadio iniziale quando la terapia può essere più efficace.
Fattori di rischio e caratteristiche biologiche del tumore alla prostata
Il tumore alla prostata origina nella ghiandola prostatica, posta nella zona pelvica sotto la vescica. Questa ghiandola ha un ruolo fondamentale nella produzione del liquido seminale. La malattia diventa più frequente con l’avanzare dell’età, in particolare oltre i 50 anni.
Alcuni ormoni, come il testosterone, influenzano lo sviluppo della malattia, ma anche la familiarità gioca un ruolo importante nella predisposizione genetica al cancro. Determinati fattori legati allo stile di vita aumentano il rischio di comparsa e progressione: il fumo di sigaretta è tra questi, oltre al consumo elevato di carni rosse e alimenti processati, ai quali si attribuisce un impatto negativo anche il consumo di latticini ricchi di grassi.
L’obesità rappresenta un altro elemento di rischio significativo, poiché incide sull’equilibrio ormonale e sulle risposte infiammatorie dell’organismo. Lo studio dettagliato di questi fattori consente una migliore comprensione delle cause e orienta le strategie di prevenzione.
Sintomi e manifestazioni cliniche nelle varie fasi della malattia
Nelle prime fasi il cancro alla prostata spesso non manifesta sintomi evidenti. Questa caratteristica lo rende in alcuni casi difficile da riconoscere senza approfondimenti clinici mirati. Quando il tumore avanza, emergono disturbi legati all’apparato urinario: riduzione della forza del getto, aumento della frequenza urinaria durante il giorno e la notte, sensazione di urgenza.
La presenza di sangue nelle urine, chiamata ematuria, può segnalare un peggioramento, così come il dolore nella zona perineale. Con lo sviluppo di metastasi, le ossa diventano spesso il primo sito di diffusione. Questo porta a dolori ossei persistenti e più intensi, sintomi relativi all’interessamento di linfonodi e di altri organi.
La diagnosi precoce è quindi fondamentale per intercettare la malattia prima che raggiunga uno stadio avanzato con sintomi più importanti. Per questo si utilizzano test specifici e controlli periodici dopo i 50 anni.
Terapie e possibilità di trattamento per il tumore alla prostata
La gestione clinica del tumore alla prostata si basa su diversi approcci, scelti in base allo stadio della malattia e al rischio individuale. Per i tumori circoscritti alla prostata, la chirurgia e la radioterapia rappresentano opzioni comuni ed efficaci. La decisione spetta a un team multidisciplinare che valuta ogni caso e dialoga col paziente sulle possibili conseguenze delle diverse scelte.
In presenza di tumori a basso rischio, è possibile adottare la sorveglianza attiva. Questo significa monitorare attentamente la malattia senza intervenire subito con trattamenti invasivi, rimandando la terapia fino a quando è necessario.
Il tumore più aggressivo, classificato al quarto stadio, coinvolge organi vicini come ossa, linfonodi, fegato o polmoni. L’aggressività si valuta anche con il punteggio di Gleason, che descrive l’aspetto delle cellule tumorali al microscopio. Valori alti, tra 8 e 10, indicano una malattia più invasiva e richiedono trattamenti specifici, spesso combinati.
Il percorso terapeutico si adatta alle condizioni generali del paziente e alla progressione del tumore, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita e limitare la diffusione della malattia.