Donald trump ha cambiato la sua strategia commerciale con una serie di mosse che riflettono i limiti del tentativo di isolare gli Stati Uniti dal sistema globale. Dopo aver adottato misure aggressive contro partner internazionali, in particolare la Cina e l’Unione europea, il presidente americano ha iniziato ad ammorbidire alcune sue posizioni. Questi sviluppi mostrano quanto sia complesso e delicato il rapporto tra protezionismo e interdipendenza economica nel 2025. A un anno dal suo insediamento, le scelte di trump evidenziano che i dazi non sono solo strumenti negoziali temporanei, ma pezzi di un disegno più ampio, anche se pieni di contraddizioni.
Trump e la trasformazione dell’idea di globalizzazione negli Stati Uniti
Donald trump è stato l’emblema di una rottura con il multilateralismo, cavalcando slogan come “Make America Great Again” per sostituire la cooperazione internazionale con un patriottismo economico duro. Il progetto del tycoon prevedeva di costruire un’America che si sottraesse agli accordi globali, facendo leva sui dazi per proteggere le industrie interne e rimpolpare le entrate statali. Nel corso del suo mandato, trump ha rappresentato un modello unilaterale, basato su un’interpretazione dell’eccellenza americana che sembrava voler trasformare gli Stati Uniti in una sorta di “isola economica”.
Le contraddizioni del protezionismo
Ma l’esperienza ha dimostrato che questa impostazione non regge al confronto con le realtà globali. La rete di interconnessioni commerciali, finanziarie e tecnologiche che caratterizza il mondo moderno non si lascia smantellare con una stretta sulle tariffe e un isolamento dalle catene di valore. La contraddizione della promessa trumpiana emerge a ogni passo: spingere per una chiusura economica senza contare sulle conseguenze nel lungo periodo. L’indisponibilità a negoziare inizialmente ha messo in difficoltà il sistema economico americano, venendo a scontrarsi con l’urgenza di aprire canali di dialogo multilaterali.
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L’impatto dei dazi e le prime crepe nella rigidità trumpiana
Lo scontro commerciale si è fatto sentire nella vita quotidiana negli Stati Uniti e oltre: dall’aumento del costo delle importazioni, alle incertezze per le aziende manifatturiere, fino all’incertezza nei mercati finanziari. I dazi sono diventati per trump più che un’arma negoziale, un modo per sostenere direttamente il bilancio statale, un’idea che ha sfidato le tradizionali regole del commercio ma ha prodotto disagi profondi. A soli 100 giorni dal suo mandato, il rischio recessione ha bussato alle porte dell’economia americana, spingendo la Casa Bianca a rivedere le proprie strategie.
La tregua commerciale
Il presidente ha quindi introdotto un periodo di tregua di 90 giorni, abbassando al 10% i dazi nei confronti di alcuni partner, tra cui l’Unione europea, pur mantenendo in piedi i dazi su settori chiave come acciaio e alluminio. Questo compromesso ha permesso a trump di non perdere completamente la sua faccia mantenendo però aperto uno spiraglio per negoziare intese che, almeno sulla carta, dovevano favorire l’America. Nel frattempo, questa inversione di rotta ha acceso le speranze nei mercati che una guerra commerciale dilagante possa smorzarsi.
Verso nuove trattative con la Cina, incertezze e aperture
La relazione tra Stati Uniti e Cina è il punto più caldo della politica economica internazionale. Trump ha provato a mantenere una linea dura rifiutando colloqui con xi jinping se non a condizioni molto rigide. La sua posizione iniziale negava l’ipotesi di negoziati senza l’eliminazione unilaterale delle tariffe cinesi. Negli ultimi giorni però, ha mostrato segni di cambiamento, suggerendo fossero proprio i cinesi a cercare un dialogo.
Attese e reazioni di pechino
Questo ha creato un’aura di attesa: Pechino prima ha respinto ogni offerta, ma poi ha annunciato una valutazione della proposta americana, aprendo la strada a un confronto. I mercati internazionali hanno reagito positivamente, guardando a questa possibilità come a una via per evitare aggravamenti che potrebbero danneggiare non solo i due giganti, ma l’intera economia mondiale. Il negoziato tra Washington e Pechino, ancora incerto, rimane un fattore decisivo per la direzione che prenderà il commercio globale.
L’Unione europea nel mirino e un possibile nuovo equilibrio commerciale
L’Europa si è trovata al centro dell’attenzione degli Stati Uniti, percepita da trump come un avversario commerciale da cui ottenere concessioni. Il surplus dell’Ue verso gli Usa supera i 200 miliardi di euro nel solo scambio di merci, cifra che ha alimentato la retorica americana sul presunto danno subito. Bruxelles ha però insistito a far presente che il bilancio economico va visto più ampio. Considerando anche i servizi, settore in cui gli Stati Uniti hanno un saldo positivo significativo, il divario si riduce a circa 50 miliardi di euro all’anno.
Il ruolo del commissario šefčovič
Il commissario europeo Maroš Šefčovič ha guidato una fase di trattative tese a raggiungere un accordo che coinvolga importazioni di gas naturale liquefatto dagli Usa, aumenti delle forniture agricole e della cooperazione militare, legata agli aumenti della spesa europea per la difesa. Questi elementi aprono una strada che potrebbe riequilibrare le relazioni commerciali favorendo un’intesa più concreta della semplice imposizione di dazi.
Globalizzazione: non si torna indietro, serve regolamentazione e pragmatismo
La vicenda trump ha mostrato i confini dell’isolazionismo in un mondo dove i legami economici si sono profondamente intrecciati. Cercare di invertire la globalizzazione attraverso barriere tariffarie permanenti si è rivelato irrealistico per gli Stati Uniti. La sfida ora è governare questo sistema complesso, regolando scambi e competizioni affinché possano portare benefici tangibili. L’approccio trumpiano ha messo in luce la necessità di consapevolezza, flessibilità e capacità di dialogo, elementi al momento poco evidenti nella gestione americana.
I prossimi mesi saranno fondamentali per capire come si evolveranno i rapporti internazionali sul commercio, tra contrasti e aperture. L’Europa e l’Italia sono direttamente interessate da questo clima, in cui si cercano nuovi equilibri che non possono prescindere dalla realtà globale. La diplomazia commerciale continuerà a giocare un ruolo importante nel definire equilibri politici ed economici nel 2025 e oltre.