Trump spinge Netanyahu per sconfiggere Hamas in due settimane mentre cresce la tensione a Gaza e in Yemen

Trump Spinge Netanyahu Per Sco

Trump preme su Netanyahu per una rapida sconfitta di Hamas amid tensioni a Gaza e Yemen. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

1 Settembre 2025

La guerra a Gaza supera i 700 giorni, con famiglie di ostaggi che chiedono manifestazioni davanti alla residenza del premier israeliano. Nel frattempo, Donald Trump esercita pressioni su Benjamin Netanyahu affinché elimini Hamas rapidamente, mentre in Yemen l’Onu denuncia l’arresto di dipendenti del World Food Programme da parte dei miliziani Houthi.

Famiglie degli ostaggi chiamano a manifestazione di massa contro la guerra a Gaza

Le famiglie degli ostaggi trattenuti da Hamas in Gaza hanno lanciato un appello per una grande manifestazione oggi, in occasione dei 700 giorni dall’inizio del conflitto. L’appuntamento è davanti alla residenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme. In una nota diffusa nelle ultime ore, i familiari hanno annunciato veglie di protesta, raduni e una manifestazione di massa, ribadendo con forza la loro richiesta: la fine delle ostilità e la restituzione di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

Questa mobilitazione nasce dal crescente scontento per il ritardo nel rilascio dei prigionieri e per l’aggravarsi della crisi nella Striscia di Gaza. Finora, Hamas continua a trattenere almeno una ventina di ostaggi considerati vivi, e le famiglie esprimono rabbia e angoscia per il protrarsi della detenzione. La situazione umanitaria nella regione resta molto critica, alimentando tensioni e aumentando il timore di un’escalation. L’iniziativa delle famiglie è una richiesta diretta alle autorità israeliane affinché intervengano senza indugi per porre fine alle sofferenze e ottenere un risultato concreto, cioè la liberazione dei propri cari.

L’evento si prepara a diventare uno dei momenti di maggiore pressione pubblica sul governo israeliano dall’inizio del conflitto, coinvolgendo molte persone stanche della guerra prolungata e delle sue conseguenze umane.

Donald Trump insiste con Netanyahu per eliminare Hamas in due settimane

Donald Trump continua a spingere Netanyahu verso una rapida soluzione del conflitto. Fonti interne al governo israeliano, raccolte da Channel 12, riferiscono che l’ex presidente americano è convinto che Hamas possa essere sconfitto in due settimane. Questa scadenza sarebbe stata fissata soprattutto dopo la perdita di fiducia nei colloqui internazionali su un possibile cessate il fuoco e sulle trattative per il rilascio degli ostaggi.

Le pressioni di Trump, secondo le fonti anonime, hanno spinto Netanyahu a considerare un piano immediato che prevede l’occupazione di Gaza City. Tuttavia, alcuni funzionari della sicurezza israeliana si oppongono, temendo conseguenze difficili da gestire. L’ex presidente ha inoltre dichiarato in privato di ritenere il proprio compito parzialmente completato, grazie alla liberazione di almeno un ostaggio con doppia cittadinanza americana-israeliana, Edan Alexander, avvenuta a maggio. Allo stesso tempo, ha ammesso riservatamente che Hamas potrebbe trattenere alcuni ostaggi come garanzia per la propria sopravvivenza.

In passato Trump ha anche ipotizzato un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nella gestione di Gaza, con un ruolo di controllo per stabilizzare la zona. Questa proposta ha suscitato reazioni contrarie a livello internazionale e un netto rifiuto da parte di paesi chiave della regione, come l’Arabia Saudita, che considerano Gaza ancora un territorio occupato e quindi non accessibile a interventi stranieri diretti.

Le pressioni di Trump si inseriscono in un quadro complesso, con Netanyahu diviso tra la necessità di azioni decise e le resistenze interne ed esterne che rallentano gli sviluppi.

Israel Katz conferma la morte del portavoce di Hamas Abu Obeida a Gaza City

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato l’uccisione di Abu Obeida, portavoce ufficiale delle Brigate Qassam di Hamas, durante un attacco nella parte occidentale di Gaza City. Katz ha definito Abu Obeida “portavoce del terrorismo” e ha elogiato l’azione delle Forze di Difesa israeliane e del servizio di sicurezza Shin Bet, responsabili dell’operazione.

In un messaggio su X, Katz ha scritto che Abu Obeida ora si trova con altri membri di quello che ha chiamato “l’asse del male” provenienti da Iran, Libano, Yemen e Gaza, nelle profondità dell’inferno. Ha aggiunto che con l’intensificarsi della campagna militare a Gaza, altri esponenti di Hamas, definiti assassini e stupratori, potrebbero subire la stessa sorte.

L’eliminazione del portavoce rappresenta un colpo simbolico per Hamas, dato che Abu Obeida era la voce ufficiale del movimento armato e principale veicolo della propaganda. L’evento si inserisce in un contesto di intensificazione delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza, dove l’escalation continua a provocare tensioni e gravi perdite.

Onu denuncia arresto di 11 dipendenti del WFP da parte degli Houthi a Sana’a

In Yemen, la situazione resta delicata. I miliziani Houthi hanno fatto irruzione ieri nella sede del World Food Programme , l’agenzia Onu che si occupa di assistenza alimentare, arrestando almeno undici dipendenti dell’organizzazione. La notizia è stata confermata dall’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Hans Grundberg.

Grundberg ha condannato con fermezza queste detenzioni arbitrarie e l’irruzione nei locali delle Nazioni Unite, denunciando anche il sequestro di proprietà dell’Onu. Ha chiesto il rilascio immediato e senza condizioni del personale arrestato, sottolineando il grave danno causato dall’azione degli Houthi alle attività umanitarie nella zona.

Questo episodio segna un peggioramento della crisi in Yemen, dove la guerra civile prosegue da anni e le organizzazioni internazionali si trovano spesso a fronteggiare ostacoli che limitano il loro intervento a favore della popolazione civile.

Il quadro regionale resta quindi instabile, con crisi sovrapposte in Medio Oriente che coinvolgono conflitti aperti, tensioni geopolitiche e crescenti difficoltà umanitarie.