Donald Trump ha ufficialmente confermato la disponibilità, seppur cauta, a un incremento delle tasse per i contribuenti più abbienti negli Stati Uniti. Attraverso un post sulla sua piattaforma Truth, il tycoon ha spiegato che lui e altri sarebbero disposti ad accettare un aumento, anche piccolo, per supportare i lavoratori con redditi medi e bassi. L’apertura arriva dopo settimane di indiscrezioni e arriva in un momento delicato per il dibattito fiscale all’interno del Partito Repubblicano e per la politica economica statunitense in generale.
Il contesto della proposta di aumento fiscale di trump
Il messaggio di trump ha colto molti di sorpresa perché storicamente l’ex presidente si è sempre opposto alle imposte più alte. Nel suo intervento su Truth, ha però voluto sottolineare che una riduzione delle tasse ai più ricchi è uno strumento che non sempre conviene tenere invariato a ogni costo. Ha anche chiesto ai repubblicani di considerare con calma la possibilità, pur ammettendo che la base del partito probabilmente non sarebbe d’accordo.
Riferimento a bush senior
Trump ha poi fatto riferimento a un episodio simile accaduto con il presidente Bush senior, il quale nel 1988 promise ai repubblicani di non aumentare le tasse ma, una volta al potere, dovette rivedere quella promessa per motivi di bilancio. Secondo trump, quell’esperienza dimostrò come spesso i leader si trovino a dover fare scelte impopolari ma necessarie. Tuttavia, ha rimarcato che i suoi avversari politici, in particolare la sinistra radicale, lo attaccherebbero sfruttando anche questo eventuale passo.
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I dettagli sull’aliquota fiscale al centro della discussione
Secondo quanto riportato dal Financial Times, trump punterebbe a far salire l’aliquota fiscale sulle persone con redditi superiori ai 2,5 milioni di dollari fino quasi al 40%. Questa sarebbe una politica che guarda allo scenario precedente al Tax cuts and jobs act del 2017, la legge firmata da trump stesso, che aveva ridotto dall’allora 39,6% al 37% l’aliquota massima sugli individui.
Il cambiamento riguarderebbe quindi una riforma parziale, mirata solo ai contribuenti ad altissimo reddito. Questa misura romperebbe con la linea della sua presidenza passata, aprendo alla necessità di recuperare risorse per finanziare programmi sociali rivolti alle fasce lavoratrici meno abbienti.
Implicazioni politiche per il partito repubblicano e i democratici
Questa apertura permette ai repubblicani di spostare il messaggio economico, intercettando in parte lo slogan “tax the rich” promosso dall’ala sinistra del Partito Democratico. L’ala progressista cerca da tempo di rilanciare la propria base proponendo una redistribuzione del carico fiscale verso le classi più ricche.
Per la Casa Bianca è in corso una partita complessa. Bisogna ristudiare il futuro dei tagli fiscali già operativi, molti dei quali previsti per scadere entro fine anno, e che lascerebbero un vantaggio sproporzionato ai contribuenti più agiati. I dissensi interni al partito repubblicano rallentano le decisioni sul modo di approcciare questa riforma. Un aumento delle aliquote per i più ricchi potrebbe spostare il dibattito dai timori su possibili tagli al welfare, verso una più ampia ridistribuzione fiscale.
Difficoltà di tassare il reddito più elevato
Un aspetto fondamentale riguarda la natura del reddito dei più ricchi. Le persone che guadagnano milioni ogni anno lo fanno spesso attraverso dividendi o la vendita di asset finanziari e immobiliari. Questi tipi di introiti sono tassati con aliquote ridotte rispetto al reddito da lavoro.
L’eventuale aumento dell’aliquota massima sul reddito personale potrebbe quindi coprire solo una parte del reddito complessivo di questi contribuenti. Inoltre rimarrebbero in vigore detrazioni e regole fiscali, ad esempio la deduzione del reddito di impresa, che consente agli imprenditori di pagare imposte in misura inferiore rispetto a un dipendente con reddito simile.
In questo quadro, il progetto di trump evidenzia le difficoltà di applicare un carico fiscale equilibrato e senza scappatoie sulle fasce più alte di reddito. La partita sulla riforma fiscale negli Stati Uniti resta aperta e i prossimi mesi saranno decisivi per capire quale direzione prenderà la politica tributaria del paese.