Gli ultimi sviluppi nella guerra fra l’amministrazione Trump e le università statunitensi mostrano un’escalation nelle misure prese per colpire soprattutto gli atenei più prestigiosi come Harvard. Dopo i tentativi bloccati di negare l’ingresso agli studenti stranieri, è scattato un controllo più severo su chi vuole ottenere il visto per studiare negli Stati Uniti. L’attenzione cade in particolare sui contenuti social dei candidati, con implicazioni che mettono a rischio l’accoglienza di migliaia di studenti internazionali.
Un piano severo per i social media e i visti studenteschi
Il dipartimento di stato, guidato da Marco Rubio, ha introdotto una procedura stringente per lo screening dei social media di chi richiede un visto studentesco. L’obiettivo dichiarato è la sicurezza nazionale, ma nelle scorse settimane sono emersi dettagli che mostrano un controllo rigoroso delle opinioni espresse sui social. Post critici verso Israele o a favore delle proteste pro-Gaza possono diventare un motivo per negare il visto.
Le ambasciate e i consolati americani hanno sospeso temporaneamente le interviste per i visti, in attesa delle nuove direttive, e i funzionari sono tenuti a fare screenshot dei profili online dei candidati. Questi dati verranno archiviati e valutati sotto l’aspetto della “compatibilità ideologica”. Quest’ultimo criterio appare molto vago e lascia spazio a decisioni discrezionali, con possibili ripercussioni pesanti per centinaia di università americane.
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Effetti sulle procedure consolari e le università
L’insieme di queste misure rischia di rallentare le procedure consolari e di mettere in stand-by il futuro di tante matricole straniere già ammesse nei vari atenei. Diverse università dipendono dagli studenti internazionali, non solo per diversificare la comunità accademica, ma anche per mantenere un importante flusso di entrate finanziarie.
Harvard nel mirino di trump tra accuse e tagli ai fondi
Harvard resta il principale obiettivo della strategia trumpiana contro le università che il presidente definisce “woke” e promuoventi ideologie che, secondo lui, mettono a rischio gli studenti ebrei durante manifestazioni di protesta. Recentemente la Casa Bianca ha annunciato l’intenzione di revocare tutti i contratti federali in corso con la prestigiosa università del Massachusetts, per un valore vicino ai 100 milioni di dollari.
Questo intervento si somma ai 2,65 miliardi di fondi già congelati e a un ulteriore taglio da 3 miliardi che è stato comunicato poco tempo fa. Il progetto di Trump è chiaro: vuole spostare gli investimenti verso istituti tecnici e professionali, che si concentrano su percorsi pratici come elettricista, idraulico o tecnico automobilistico.
Divisioni sociali e politiche amplificate
Tuttavia, molti osservatori sottolineano che questa contrapposizione tra formazione tecnica e università d’élite potrebbe amplificare le divisioni sociali e politiche all’interno del paese. A peggiorare il clima si aggiunge l’ipotesi di togliere lo status fiscale agevolato a università considerate “complici” di una cultura woke, decisione che colpirebbe economicamente anche altri atenei oltre a Harvard.
Richiesta di controllo ideologico nelle università americane
La battaglia di Trump sembra andare oltre i singoli tagli o impedimenti ai visti e punta a un controllo più stretto sulla libertà accademica. Harvard, ad esempio, è chiamata a fornire alla Casa Bianca dati sui comportamenti disciplinari degli studenti stranieri, oltre a sottoporsi a ispezioni per valutare il “pluralismo ideologico” presente nei corsi.
Viene richiesto anche un impegno esplicito per eliminare ogni forma di “discriminazione razziale” negli accessi, in riferimento alle pratiche ammissioni che includevano considerazioni legate all’etnia, poi dichiarate incostituzionali dalla Corte Suprema. L’ateneo ha dichiarato di aver rispettato la sentenza e intensificato le azioni contro l’antisemitismo, ma rifiuta di cedere la propria autonomia e indipendenza accademica.
Reazioni e misure punitive
Questo dissenso ha scatenato le ripercussioni e le misure punitive che si vedono oggi. Il quadro che emerge mostra tensioni sul futuro di molte istituzioni e una volontà di indirizzare l’istruzione superiore verso un controllo più rigido da parte del governo federale.