L’arrivo di Donald Trump a Riyad segna una tappa importante per il futuro dei rapporti tra americani e paesi del Medio Oriente. Tra firmi di grandi contratti economici e tentativi diplomatici di stabilizzare la regione, emerge uno scenario complesso che unisce interessi commerciali, aumenti nelle forniture militari e tensioni ancora irrisolte, specialmente nella zona di Gaza e Siria.
Il discorso di trump al business forum di riyad e la visione per il medio oriente
Nel discorso al business forum di Riyad, Trump ha delineato una visione del Medio Oriente lontana dagli anni di conflitti e guerre. Ha parlato di un futuro dominato dal commercio e dalla tecnologia, con città costruite da popolazioni di diverse religioni e nazionalità che collaborano invece di scontrarsi. Ha descritto questa trasformazione come il risultato del lavoro di una nuova generazione di leader mediorientali, sottolineando la fine delle decadi di disordine e violenza.
Il presidente degli Stati Uniti ha indicato come segnale significativo che la pace, la sicurezza e una nuova prosperità siano ora possibili in questa zona del mondo. Ha fornito un esempio concreto con la decisione di rimuovere le sanzioni alla Siria e di avviare un processo di normalizzazione dei rapporti con Damasco. Questa scelta ha ricevuto una forte approvazione da parte dei presenti, e già nelle ore successive il segretario di stato Marco Rubio ha programmato incontri con il ministro degli esteri siriano.
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Elementi contraddittori nel piano di trump
Questo piano ambizioso è però accompagnato da elementi contraddittori. Uno di questi riguarda i contratti militari firmati con l’Arabia Saudita, che raggiungono un valore di 142 miliardi di dollari. La scelta di inserire l’ex jihadista Al-Jolani tra i nuovi leader e di ricevere il presidente siriano Al-Sharaa ha acceso dibattiti e critiche, ritenendo difficile coniugare il discorso di pace con il sostegno a figure controverse.
I protagonisti e gli accordi commerciali a riyad
L’impatto della visita di Trump è rafforzato dall’accompagnamento di una nutrita delegazione composta da ministri e importanti dirigenti di grandi aziende tecnologiche e finanziarie. Tra gli ospiti di rilievo sul suolo saudita figurano Elon Musk , Jensen Huang , Sam Altman , Mark Zuckerberg , Larry Fink e John Elkann . Un’assenza significativa è stata quella di Tim Cook, CEO di Apple, che non ha partecipato al forum.
Nel discorso e negli annunci fatti, Trump ha parlato di un incremento degli scambi commerciali tra Arabia Saudita e Stati Uniti, con centinaia di miliardi destinati a investimenti in settori come energia, difesa, tecnologia, infrastrutture e minerali fondamentali. I dati presentati indicano che l’Arabia Saudita si impegna a investire 600 miliardi di dollari negli USA, sommati agli acquisti di prodotti statunitensi che portano oltre 1000 miliardi di dollari di flussi economici.
Tra le imprese coinvolte ci sono nomi come Amazon, Oracle, Uber, Qualcomm e Johnson & Johnson, segnando un’attenzione particolare per il mondo tech e finanziario. L’importanza degli scambi con questo paese rappresenta per Washington una carta strategica per mantenere l’influenza nella regione e spingere su progetti di sviluppo sostenibili.
Le tensioni regionali e le prospettive politiche di pace
Nonostante le ambizioni presentate, la situazione politica in Medio Oriente resta molto fragile. Le dichiarazioni di Trump indicano una volontà di dialogo anche con Iran e Libano. L’idea è di raggiungere un accordo con Teheran, ponendo però scadenze strette e minacciando dure sanzioni qualora la leadership iraniana non risponda alle offerte di negoziato, compresa la possibilità di azzerare le esportazioni petrolifere iraniane.
Significativi sono i riferimenti agli Accordi di Abramo, con l’auspicio che l’Arabia Saudita si unisca presto a queste intese tra Israeliani, Emirati Arabi e Bahrein, anche se la tempistica sarà decisa da Riyad. Trump ha inoltre espresso una posizione di sostegno verso la popolazione di Gaza, promettendo sforzi per riportare a casa gli ostaggi ancora detenuti.
Conflitto a gaza e attività diplomatica
Mentre la diplomazia tenta di avanzare, nella striscia di Gaza gli scontri proseguono con attacchi israeliani che hanno causato decine di morti e feriti. L’obiettivo degli attacchi pare essere stato anche un comandante di Hamas, aggiungendo tensioni in un momento in cui il primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato la volontà di continuare l’offensiva, pur valutando un cessate il fuoco temporaneo se verrà rilasciato un numero limitato di ostaggi.
Una delegazione americana si è recata a Tel Aviv per negoziare con le famiglie dei rapiti. Gli emissari per il Medio Oriente e per gli ostaggi hanno segnalato un possibile progresso, definendo l’ipotesi di un accordo coordinato con le varie parti coinvolte.
I prossimi incontri e spostamenti nella regione
La visita di Trump nella penisola arabica continua con incontri ufficiali con i paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo, inclusi Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati. Durante la serata è stata organizzata una cena con i rappresentanti di queste nazioni per consolidare le intese emerse durante il forum.
Tra gli appuntamenti in programma ci sono colloqui con il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen e con il presidente libanese Joseph Aoun. Dopo queste tappe, il presidente americano si sposterà a Doha, anche se l’incontro con l’ostaggio liberato è stato rinviato per ragioni mediche. Il viaggio proseguirà ad Abu Dhabi, senza soste in Israele.
Questo itinerario riflette l’elevata complessità degli equilibri mediorientali, dove ogni mossa diplomatica viene misurata con attenzione e dove la speranza di pace convive con episodi di violenza e sfiducia. La presenza americana resta un elemento chiave per provare a ricucire relazioni, ma senza rinunciare agli interessi economici e strategici che dominano da decenni la regione.