Tribunale rigetta l’accusa di fattura fittizia: pagamenti riconosciuti per lavori svolti

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Accuse di fattura fittizia respinte, pagamenti confermati per i lavori. - Gaeta.it

Sara Gatti

16 Settembre 2025

Una vicenda giudiziaria legata a una fattura da circa 22mila euro ha visto il tribunale del riesame rivedere le accuse della procura. L’indagine si concentrava sull’ipotesi di una fattura falsa, emessa per coprire un presunto patto corruttivo. I giudici hanno invece confermato la correttezza del documento e la legittimità dei pagamenti effettuati.

La fattura da 22mila euro sotto la lente del tribunale

Al centro del procedimento c’era una fattura che la procura considerava una copertura per corruzione. Si trattava di un importo superiore a 20mila euro, relativo a un incarico di progettazione affidato a un libero professionista. Il tribunale del riesame ha esaminato il documento e le prestazioni collegate. La difesa ha fornito una ricostruzione dettagliata, supportata da elementi che hanno convinto i magistrati sulla genuinità delle prestazioni. Un errore materiale nelle versioni digitali e cartacee del contratto aveva sollevato dubbi, ma non si è trattato di frode. L’analisi contabile ha escluso anomalie significative e non ha rilevato sovrafatturazioni. I pagamenti risultano conformi agli standard tariffari indicati dagli ordini professionali, confermando la regolarità del lavoro svolto.

Confronto tra tariffe professionali e compensi erogati

L’istruttoria ha verificato che i compensi corrisposti sono in linea o inferiori alle tariffe stabilite dall’Ordine degli Architetti. Questo elemento smentisce l’idea che la fattura rappresentasse un guadagno eccessivo o “lucroso” per il professionista. Il tribunale ha definito queste somme lontane da una remunerazione penalmente sospetta, confutando l’interpretazione negativa iniziale del gip. Non essendo emersi elementi che indichino pagamenti gonfiati o fatture false, il tribunale ha riconosciuto la legittimità delle prestazioni e la coerenza con l’attività professionale del beneficiario.

Valutazione degli incarichi e ruolo pubblico del professionista

Un altro aspetto riguarda la motivazione dell’affidamento degli incarichi. La procura sosteneva che la scelta fosse legata a un vantaggio derivante dalla posizione pubblica del professionista. Il tribunale del riesame ha ritenuto questa ipotesi priva di prove concrete. Secondo i giudici, gli incarichi sono stati assegnati nell’ambito dell’attività autonoma del libero professionista, senza elementi che indichino favoritismi. Non emergono collegamenti tra il ruolo pubblico e l’affidamento delle prestazioni, né indizi di corruzione. Il tribunale ha quindi escluso il nesso causale indicato dal gip, ritenendo attendibile la versione difensiva.

Implicazioni legali e rilievo della decisione del tribunale

Il riesame sottolinea l’importanza di valutare con attenzione le accuse di corruzione e false fatture. L’esito dell’istruttoria mostra che la presenza di un documento non implica automaticamente un illecito, soprattutto se le prestazioni risultano effettivamente svolte. La sentenza evidenzia la distinzione tra errori materiali e falsità sostanziali. In questo caso, la fattura da 22mila euro resta valida come prova di un’attività professionale svolta. La decisione potrebbe avere riflessi su altri casi simili, ribadendo la necessità di elementi concreti per ogni accusa.