L’ultimo report annuale di Valorititalia rivela come il mercato del vino italiano abbia registrato nuovi equilibri nel 2024, puntando su spumanti e vini più freschi rispetto ai classici rossi strutturati. Lo studio, basato su dati concreti raccolti in tutta Italia, fotografa un settore che resiste a scenari economici internazionali incerti, con segnali chiari sulle preferenze e le strategie future del comparto vitivinicolo.
La conferma del predominio dei vini certificati doc e la crescita degli spumanti
Nel 2024, la produzione certificata dei vini DOC ha raggiunto il valore di 5,35 miliardi di euro, confermandosi come la categoria più solida tra quelle monitorate, con un aumento del 2,7% rispetto all’anno precedente. Questo segmento rappresenta il 58% del valore totale del vino certificato in Italia, riflettendo la crescente domanda di prodotti riconosciuti e tracciati. Tuttavia, il trend dei vini rossi, storicamente dominanti, ha mostrato una riduzione significativa: il volume delle denominazioni a prevalenza rossa è sceso del 6,8%. Parallelamente, gli spumanti hanno guadagnato terreno, crescendo del 5%. Questo spostamento nelle preferenze indica un consumatore orientato verso bollicine e vini di pronta beva, probabilmente più adatti a momenti di consumo rapido e meno impegnativo rispetto ai vini più complessi.
Le DOCG, che rappresentano le denominazioni più prestigiose e territorialmente legate, hanno invece continuato il trend negativo iniziato negli anni scorsi, segnando un calo del 2,3% per il terzo anno consecutivo. La flessione delle IGT, attestate a un -6,3%, segue una variazione positiva nel 2023 e sembra riflettere una volatilità legata a prodotti meno radicati nel tessuto territoriale tradizionale.
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Impatto delle dinamiche internazionali sui quantitativi imbottigliati all’inizio del 2025
I primi mesi del 2025 hanno evidenziato un calo nei numeri degli imbottigliamenti, con una diminuzione del 3,3% rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Questo fenomeno è riconducibile principalmente alle incertezze legate ai dazi applicati dagli Stati Uniti, uno dei mercati chiave per l’export italiano. La cautela degli importatori e degli operatori USA, in risposta a questo scenario tariffario più complesso, ha generato un rallentamento delle operazioni commerciali.
Il report menziona chiaramente che questa contrazione temporanea ha spinto molte imprese vitivinicole italiane a rivedere le proprie strategie di mercato, accelerando la ricerca di nuove destinazioni. L’attenzione si è spostata su paesi considerati più stabili o in crescita, per creare nuove rotte commerciali e ridurre l’esposizione ai rischi geopolitici e doganali.
Nuove rotte di export: canada, regno unito e giappone come alternative strategiche agli stati uniti
Secondo uno studio di Nomisma Wine Monitor, la metà delle aziende esportatrici italiane verso gli Stati Uniti ha già predisposto piani per diversificare i mercati esteri fuori dall’Unione Europea. Tra le destinazioni emergenti, Canada, Regno Unito e Giappone emergono come paesi con il maggiore potenziale di crescita.
Il Canada si conferma in particolare come il primo mercato estero per il vino italiano, con una preferenza marcata che pesa sulle scelte delle cantine e sulle politiche commerciali. Questo interesse riflette una domanda stabile e in crescita per i vini italiani, fatta anche di consumatori che riconoscono la qualità tricolore. Nel Regno Unito e in Giappone, invece, le opportunità nascono da trend di consumo che vedono un aumento della curiosità verso vini nuovi e meno convenzionali, una nicchia importante in tempi di cambiamenti globali.
Queste nuove parti del mondo, infatti, consentono di distribuire i prodotti su scala più ampia e affrontare i momenti di crisi internazionale con maggiore flessibilità.
Consuntivo 2024: un anno di consolidamento in un mercato complesso
Il 2024 si chiude con un bilancio positivo ma contenuto. Sono state immesse sul mercato 2,019 miliardi di bottiglie, una cifra lievemente inferiore del 0,46% rispetto al 2023. Il dato, pur segnando un piccolo arretramento, resta sopra la media degli ultimi cinque anni, con un +1,4%.
Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valorititalia, ha definito il 2024 come “un anno di stabilità più che di crescita” e ha sottolineato che il mercato del vino italiano rimane solido nonostante le difficoltà di un contesto internazionale segnato da incertezze. “L’incertezza legata ai dazi USA e le tensioni geopolitiche hanno inciso ma non hanno bloccato la tenuta complessiva della produzione e della commercializzazione.”
La presenza di 37 sedi operative di Valorititalia e le 219 denominazioni d’origine controllate coprono una fetta importante della produzione nazionale, pari al 56% del vino di qualità. Quel segmento rappresenta oltre 9 miliardi di euro a valore e costituisce il cuore pulsante della viticoltura italiana.
Questi numeri restituiscono un quadro di settore che, seppure attraversi qualche difficoltà, continua a mantenere un ruolo centrale nel made in italy agroalimentare, imponendosi come risorsa economica e culturale di rilievo.