Tre minorenni denunciati per rapina con taser e tirapugni a conegliano: refurtiva mostrata sui social

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Minorenni denunciati a Conegliano per rapina con taser e tirapugni. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

1 Settembre 2025

Tre quindicenni residenti nel Trevigiano sono stati denunciati per una rapina avvenuta a Conegliano lo scorso luglio, ai danni di due coetanei di Pordenone. Il gruppo ha imposto la consegna di alcuni beni personali, tra cui una felpa, scarpe da ginnastica e contanti, utilizzando strumenti come un taser, un coltello e un tirapugni. La vicenda ha attirato l’attenzione per l’uso di armi non convenzionali e per la pubblicazione del bottino su una piattaforma social.

Rapina a conegliano con uso di taser e tirapugni da parte di minorenni

Nel luglio 2024, a Conegliano, tre ragazzi di quindici anni hanno aggredito coetanei provenienti da Pordenone impiegando armi letali e non convenzionali. I giovani aggressori si sono presentati armati di un taser, un coltello e un tirapugni, strumenti che hanno usato per intimidire e costringere le vittime a cedere una felpa, un paio di scarpe da ginnastica e 25 euro in contanti. L’utilizzo di un taser, in particolare, rappresenta un aspetto preoccupante del caso, essendo un dispositivo che provoca scosse elettriche e può causare danni fisici, soprattutto in contesti non controllati come quello di un’aggressione tra minorenni. Il tirapugni, strumento che amplifica la forza dei pugni, aggiunge un ulteriore elemento di pericolo alla rapina. Questi dettagli fanno emergere come la criminalità giovanile in Veneto stia assumendo forme più violente e preoccupanti, anche coinvolgendo strumenti tipicamente vietati ai civili.

Oltre all’evento in sé, la dinamica del gruppo e le modalità della rapina fanno pensare a una tendenza di esibizionismo tra i giovani delinquenti. L’azione combinata di armi e aggressività fisica mostra un crescendo di rischio che le autorità monitorano attentamente.

La refurtiva mostrata sui social: tendenza all’esibizionismo criminale tra i giovanissimi

Dopo aver commesso la rapina, i tre ragazzi hanno pubblicato un video online in cui mostrano la refurtiva appena sottratta alle vittime. Questo comportamento è indicativo di una nuova tendenza tra i minorenni, dove gli atti illeciti non solo servono a procurarsi oggetti o denaro, ma anche a mettere in mostra un potere coercitivo per guadagnare notorietà sui social network. La scelta di condividere immagini del bottino su piattaforme digitali di ampia diffusione rischia di amplificare l’effetto intimidatorio nei confronti delle vittime e di normalizzare gesti criminali tra coetanei.

Questo fenomeno preoccupa forze dell’ordine e magistratura, che devono intervenire rapidamente anche per frenare la viralizzazione di contenuti che mostrano comportamenti violenti o illegali. La diffusione di video e immagini legate a rapine o aggressioni crea un effetto moltiplicatore, stimolando comportamenti imitativi tra giovanissimi che seguono questi canali. La pubblicazione del video da parte dei responsabili è stata uno degli elementi utili per identificarli, ma evidenzia anche la necessità di monitorare con attenzione le piattaforme digitali e prevenire fenomeni di contagio sociale dannosi.

Le autorità stanno sviluppando strategie per contrastare tale esposizione mediatica di atti illegali, cercando di mettere in campo interventi che coinvolgano anche educatori, famiglie e insegnanti per limitare questi comportamenti.

Videosorveglianza e testimonianze: strumenti chiave per l’identificazione dei responsabili

L’indagine che ha portato alla denuncia dei tre quindicenni è riuscita a ricostruire insieme a testimonianze delle vittime e all’analisi dei filmati delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area. Le immagini hanno fornito dettagli precisi sulla dinamica della rapina e sull’identità degli aggressori, facilitando il lavoro della polizia. Questo caso conferma quanto la videosorveglianza urbana contribuisca a migliorare il controllo del territorio, limitando la microcriminalità e accelerando le operazioni investigative.

Nei comuni del Trevigiano, sono cresciuti gli investimenti in sistemi di sicurezza pubblica, con l’installazione di nuove telecamere e dispositivi di lettura delle targhe, strumenti utili anche a prevenire episodi simili. Questi strumenti tecnici combinati con la collaborazione attiva di testimoni e vittime rappresentano una risorsa fondamentale per le forze dell’ordine, che possono così rispondere con maggiore rapidità ed efficacia ai reati commessi soprattutto da minorenni.

Parallelamente, l’attenzione delle autorità si rivolge anche alla rieducazione dei giovani coinvolti in reati. Nel vicino comune di Villorba, ad esempio, è attivo un ufficio di servizio sociale dedicato ai minori, che punta a seguire percorsi rieducativi e di recupero. Questo modello di intervento sociale si affianca alle azioni di polizia per affrontare il disagio giovanile, ridurre il rischio di recidiva e accompagnare i ragazzi verso un reinserimento positivo nella comunità.

Il procedimento aperto dalla Procura della Repubblica per i minorenni di Venezia segue tale prassi, valutando la posizione degli indagati con attenzione alle misure più adeguate da adottare.

Questo episodio a Conegliano, tra l’uso di armi non convenzionali e la viralizzazione sui social, sottolinea la complessità delle sfide legate alla criminalità minorile oggi in Veneto. La reazione delle istituzioni fa perno sul controllo del territorio, la collaborazione con i cittadini e interventi mirati sul piano educativo e giudiziario.