Il viaggio di un gruppo di turisti italiani in Nepal si è trasformato in un dramma sanitario, con la morte di un partecipante a causa di complicanze da virus H1N1, noto anche come influenza suina. La vicenda mette in luce i rischi legati alla diffusione di malattie infettive durante spostamenti internazionali, soprattutto via aerea, e le difficoltà di intervento in strutture ospedaliere di paesi stranieri.
Sintomi influenzali e contagio di massa tra turisti italiani in nepal
Il 10 agosto un gruppo di 16 turisti italiani, guidati da Alessandro Marrone, 57 anni originario di Latina ma residente a Palermo, è atterrato a Bhaktapur, antico centro vicino a Kathmandu. Marrone, buyer per un’azienda siciliana, viaggiava insieme alla moglie Giada Biondo. Dopo poche ore, almeno dieci persone del gruppo hanno riportato febbre e sintomi simili a quelli dell’influenza. Sette di questi sono stati ricoverati in ospedale e hanno ricevuto diagnosi di influenza suina. Lo stesso virus H1N1 è stato confermato come agente patogeno in questi casi.
L’ipotesi più accreditata indica che il contagio sia avvenuto a bordo del volo proveniente da Roma, dove l’esposizione al virus ha permesso la trasmissione tra i passeggeri in un ambiente chiuso. La situazione ha subito allarmato il gruppo, vista la diffusione rapida dei sintomi in un contesto internazionale.
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Il virus H1N1, responsabile della pandemia mondiale del 2009, continua a circolare e può provocare quadri clinici severi specialmente tra viaggiatori internazionali come in questo caso. Questi eventi confermano l’importanza di adottare misure preventive, come la vaccinazione anti-influenzale, prima di viaggiare in paesi con la presenza del virus, e la necessità di protocolli sanitari stringenti negli aeroporti e sugli aerei.
Peggioramento clinico di Alessandro Marrone e trasferimento urgente
Dopo alcuni giorni, durante una sosta a Pokhara, Marrone ha avuto un rapido peggioramento delle sue condizioni: febbre molto alta, fino a 41,5 gradi. Preoccupati per la gravità del quadro, i compagni di viaggio hanno deciso di organizzare un trasferimento urgente con elicottero verso Kathmandu, dove si trovano i maggiori ospedali della zona.
Il 17 agosto Marrone è stato ricoverato in un pronto soccorso della capitale nepalese. Gli accertamenti medici hanno confermato la positività al virus H1N1 e la presenza di una polmonite concomitante. Il decorso è stato subito critico: dopo una giornata, il paziente è stato spostato in terapia intensiva, sottoposto a sedazione e intubazione per supportare la respirazione.
Anche con il tempestivo intervento sanitario, la condizione di Marrone è peggiorata a causa delle complicanze respiratorie che spesso accompagnano le infezioni gravi da H1N1. La polmonite sviluppata ha ridotto drasticamente la capacità polmonare.
Difficolta di gestione sanitaria e conseguenze fatali in nepal
Il decesso di Marrone, avvenuto pochi giorni dopo il ricovero in terapia intensiva, ha evidenziato le fragilità nella gestione di casi gravi da influenza suina in contesti sanitari con risorse limitate rispetto alle strutture europee. Il Nepal, pur essendo dotato di ospedali capaci di interventi base, presenta limiti nelle apparecchiature e nel supporto specialistico avanzato necessario per complicanze respiratorie complesse.
Questo evento mette in rilievo non solo il rischio di gravi complicanze legate al virus H1N1, ma anche l’importanza della prevenzione e di una pronta risposta medica in ambienti dove la risposta sanitaria può risultare insufficiente per pazienti critici. Marrone lascia la moglie, lo sconforto dei familiari e tanta preoccupazione tra i viaggiatori italiani presenti, che hanno vissuto da vicino la diffusione del virus e la sua aggressività.
Negli ultimi anni, i casi di influenza suina di gravità elevata restano rari ma possibili; la morte di un turista italiano in Nepal richiama nuovamente l’attenzione sulla possibilità di contagio in viaggi internazionali e sui protocolli sanitari da attuare per ridurre rischi simili.