Un’indagine condotta dalla squadra mobile di Novara ha portato a scoprire un’organizzazione dedita al traffico di droga con un volume d’affari mensile di circa 400mila euro. L’operazione, eseguita all’alba del 25 luglio 2025, ha portato all’arresto di cinque persone e alla chiusura di una delle filiere più redditizie attive nella provincia. La rete coinvolgeva cittadini albanesi e italiani ed era ben organizzata, con una base logistica nascosta in una zona residenziale periferica del capoluogo.
Arresti e composizione della rete criminale
L’operazione ha condotto all’arresto di tre cittadini albanesi e due italiani, accusati di far parte di un gruppo ben strutturato che gestiva lo spaccio non solo a Novara ma anche in alcuni comuni limitrofi, come Nibbiola e Vespolate. A capo del gruppo c’era un uomo di 41 anni di origine albanese, già noto alle forze dell’ordine per precedenti diversi. Accanto a lui operava il fratello minore, 39 anni, che gestiva aspetti cruciali legati alla logistica e distribuzione della droga.
Strategia e struttura interna
La scelta accurata dei complici, ristretta per prevenire infiltrazioni e tradimenti, evidenzia una strategia definita e attenta. L’organizzazione si basava su un sistema gerarchico preciso, con ruoli ben definiti. Il gruppo manteneva il controllo diretto delle fasi della filiera, dallo stoccaggio all’ultimo passaggio con i clienti. La collaborazione familiare tra i due fratelli albanesi ha probabilmente contribuito alla consolidazione della struttura interna, limitando i rischi interni.
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Base operativa e modalità di distribuzione
Il gruppo aveva scelto come base operativa un complesso residenziale a Lumellogno, una frazione periferica di Novara dove l’attività illegale poteva svilupparsi lontano dai controlli e senza destare sospetti. La posizione, a breve distanza dal centro e dalle principali vie di comunicazione, permetteva una distribuzione rapida e discreta. Gli arrestati nascondevano la droga nel complesso abitativo, dove veniva mantenuta solo per brevi periodi, giusto il tempo di suddividerla e prepararla alla consegna.
Non venivano mai introdotti passaggi intermedi tra loro e gli acquirenti. I clienti venivano contattati direttamente, riducendo al minimo il rischio di interferenze o controlli da parte delle forze dell’ordine. Le spedizioni erano rapide, organizzate per evitare ritardi o soste sospette. Questa prassi limitava possibili perdite e scongiurava rischi legati a magazzini troppo grandi o all’esposizione prolungata della merce.
Quantitativi sequestrati e tipologie di sostanze illegali
Durante le perquisizioni effettuate nel corso del blitz sono stati sequestrati 30 chili di hashish e più di 2 chili di cocaina. Tra la cocaina intercettata, gli investigatori hanno individuato anche una quantità della cosiddetta “cocaina gialla”: una variante di elevata purezza e concentrazione, richiesta non solo nel mercato cittadino ma anche nelle province limitrofe.
Questi numeri non rappresentano una quantità occasionale, ma indicano il carico abituale mensile gestito dal gruppo. I sequestri permettono di capire la portata economica e criminale dell’organizzazione. Lo spaccio, attivo in diverse aree della provincia, aveva dimensioni tali da influenzare il mercato locale della droga, collocando la rete tra le principali fonti di approvvigionamento su scala territoriale.
Metodi investigativi e strumenti usati
Le indagini sono state condotte dalla procura di Novara, supportata da attività di pedinamento, intercettazioni telefoniche e monitoraggio costante dei movimenti degli indagati. La raccolta di prove ha permesso di delineare i ruoli precisi dentro la rete, i punti di stoccaggio e anche le principali vie di distribuzione.
L’organizzazione utilizzava strumenti tipici di gruppi criminali con esperienza consolidata: mezzi intestati a nomi di terzi, telefoni criptati e moduli operativi pensati per ridurre la possibilità di essere intercettati o scoperti. Non è emerso un collegamento diretto con clan della criminalità organizzata di livello nazionale, ma la professionalità e il rigore dimostrati nell’operato della rete erano evidenti.
Le indagini continuano, per chiarire eventuali legami più ampi o scoprire altre reti collegate. Le autorità mantengono alta l’attenzione sulla provincia, riconoscendo come organizzazioni di questo tipo agiscano spesso in maniera silenziosa, sfruttando contesti territoriali ritenuti meno esposti.
Impatto e attenzione sul traffico nelle province del nord italia
Il blitz a Novara sottolinea come il traffico di sostanze stupefacenti abbia trovato forme di radicamento raffinate anche nelle aree provinciali del nord Italia. In molte di queste realtà, alcune zone residenziali apparentemente tranquille custodiscono attività illecite che raggiungono cifre importanti.
L’organizzazione smantellata ha funzionato come una piccola azienda, con un giro d’affari vicino ai 5 milioni di euro l’anno. Operava evitando visibilità, ma riusciva comunque a coprire un ampio territorio. Le province continuano a rappresentare spazi dove gruppi criminali estendono la loro presenza, sfruttando le difficoltà del controllo e la tendenza a sottovalutare il pericolo nelle aree suburbane o meno centrali.