Tra europee e referendum: il 15-20% degli elettori pd vota no alla cittadinanza nelle grandi città italiane

Tra europee e referendum: il 15-20% degli elettori pd vota no alla cittadinanza nelle grandi città italiane

L’Istituto Cattaneo di Bologna analizza il voto referendario nelle grandi città italiane, evidenziando differenze nella partecipazione e nelle scelte di Pd, Movimento 5 Stelle, centrodestra e aree liberali sulla cittadinanza e il lavoro.
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L’Istituto Cattaneo analizza il voto referendario nelle grandi città italiane, evidenziando differenze di partecipazione e scelte tra Pd, M5S, centrodestra e aree liberali, con spaccature interne e consensi trasversali su temi di cittadinanza e lavoro. - Gaeta.it

L’Istituto Cattaneo di Bologna ha messo a confronto i dati delle elezioni europee dell’anno scorso con quelli del recente referendum sulla cittadinanza. Il risultato evidenzia differenze significative nella partecipazione e nelle scelte di voto dei diversi schieramenti politici in una decina di grandi città italiane. Queste analisi descrivono un quadro complesso dei comportamenti elettorali, specie riguardo l’elettorato del Pd e dei 5 Stelle.

Il profilo del voto sul referendum della cittadinanza nelle grandi città

L’analisi dell’Istituto Cattaneo ha preso in considerazione il comportamento al voto nelle singole sezioni elettorali di alcune città come Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo e Roma. Ne emerge che tra gli elettori che alle europee avevano votato per il Pd, tra il 15 e il 20% ha scelto il No al referendum sulla cittadinanza. Dati significativi, specie in città come Genova, Bologna e Firenze, dove più di un elettore Pd su cinque ha espresso voto contrario.

Questa percentuale mostra una frattura interna al centrosinistra rispetto al referendum. A differenza del Pd, l’elettorato del centrodestra ha partecipato in misura limitata. Quasi tutto l’elettorato di centrodestra si è infatti astenuto dal voto referendario e, tra chi ha scelto di recarsi alle urne, quasi tutti hanno votato No.

Tra i votanti del Movimento 5 Stelle si registrano dinamiche più differenziate. In città come Napoli e Palermo, circa il 75% degli elettori 5 Stelle ha votato Sì, mentre a Roma la divisione tra sì e no risulta sostanzialmente equilibrata. Non a caso, il movimento presenta un comportamento oscillante rispetto a questo quesito referendario.

Infine, la quasi totalità degli elettori dell’area liberale e della sinistra più radicale ha risposto Sì al referendum. L’analisi evidenzia quindi un voto polarizzato e segmentato, a cui si accompagna una forte differenza nella partecipazione tra schieramenti politici.

L’unità del pd sul sì al referendum sul lavoro

Nel caso del primo quesito referendario riguardante il reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa, l’elettorato democratico ha mostrato una coesione quasi totale. L’analisi dell’Istituto Cattaneo rileva che la quasi totalità degli elettori che alle europee avevano scelto il Pd ha votato Sì a questo quesito, con pochissime defezioni.

In città come Napoli e Genova, non si registrano praticamente voti contrari al quesito, mentre a Milano e Padova il No rimane marginale ma leggermente più presente. Questo voto compatto ha contribuito a creare un’area di espressione comune tra gli elettori Pd, M5s e di sinistra, almeno su questo tema specifico del lavoro.

Il risultato conferma come il quesito sul lavoro abbia un forte peso mobilitante nel centrosinistra, capace di unire posizioni altrimenti divergenti. Dà prova della capacità del Pd di mantenere l’impegno con la base su un tema cruciale come la tutela dei diritti dei lavoratori.

Le differenze di partecipazione e voto tra centrosinistra e centrodestra

Un elemento chiave che emerge riguarda la partecipazione al voto referendario. Mentre il centrosinistra, in particolare il Pd, ha fatto registrare una partecipazione elevata al referendum, il centrodestra ha invece mostrato un’astensione di massa. In pratica, quasi tutta l’area di centrodestra ha scelto di non recarsi alle urne per il referendum sulla cittadinanza.

Questo ha accentuato il peso degli elettori di centrosinistra nella decisione complessiva sul referendum. A quel punto, tra chi è effettivamente andato a votare, l’area di centrodestra rimasta attiva ha scelto quasi unanimemente il No. Solo una minima parte si è espressa per il Sì.

Il risultato mostra un doppio divario: non solo nella scelta tra Sì e No, ma anche nella disponibilità a partecipare al voto. L’astensione del centrodestra è stata un fattore determinante nel bilancio finale delle urne.

La complessità del voto del movimento 5 stelle

Il comportamento degli elettori del Movimento 5 Stelle si presenta come il più complesso, variabile da città a città. Dove tradizionalmente il movimento gode di maggiore radicamento, come Napoli e Palermo, la maggioranza ha votato Sì. A Roma, dove i 5 Stelle hanno una base ampia e diversificata, la presenza di Sì e No appare bilanciata quasi alla pari.

Questo fenomeno fa emergere le tensioni interne al movimento sui temi legati alla cittadinanza e alle riforme sociali. In particolar modo, il referendum ha messo in luce questo scollamento, soprattutto nelle grandi città con elettorati più compositi.

Le differenze di voto del M5s sottolineano quanto certi temi sociali e civili possano incidere diversamente a seconda delle realtà territoriali d’Italia. Non è un semplice fronte unico, ma piuttosto un mosaico di posizioni in cui pesa anche l’impatto locale delle politiche.

Il sostegno trasversale al sì delle aree liberali e di sinistra

Tra le fasce elettorali più convintamente favorevoli al Sì nel referendum sulla cittadinanza si collocano gli elettori di area liberale e quelli della sinistra radicale. Questi gruppi hanno espresso il loro voto quasi all’unanimità per il Sì, confermando una risposta politica chiara su questo tema.

L’adesione massiccia a favore della riforma si spiega con una concezione condivisa di società più inclusiva e aperta. L’analisi nei diversi contesti urbani conferma come queste aree politiche si siano mosse in sintonia, offrendo una base compatta per il cambiamento normativo.

Anche in questo senso il voto è stato segmentato ma netto: mentre la maggioranza del Pd rimane divisa per il referendum sulla cittadinanza, liberali e sinistra estrema mostrano un fronte compatto. Questo spiega gli orientamenti divergenti nella politica cittadina e nazionale, soprattutto sui temi sociali.


L’analisi dell’Istituto Cattaneo racconta quindi un quadro articolato del voto referendario in Italia. Tra partecipazione differenziata e scelte di voto contrastanti, emergono spaccature interne ad alcuni schieramenti e consensi trasversali su altri punti. Il referendum ha dipinto una fotografia complessa di come le grandi città italiane abbiano risposto a quesiti sensibili, che spaziano dai diritti civili al lavoro.

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