La chiesa dei santi Nereo e Achilleo, situata vicino a viale delle Terme di Caracalla a Roma, ha riacquistato l’antico splendore della sua facciata decorata a graffito. Questo intervento è parte del progetto finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ed è stato reso noto durante l’anno giubilare. La chiesa rappresenta uno dei pochi casi in cui la tecnica del graffito viene applicata all’architettura sacra romana, rendendo il restauro un evento importante per la città.
La storia antica della chiesa dei santi nereo e achilleo
La chiesa risale alle origini più antiche di Roma, conosciuta come Titulus Fasciolæ. Secondo la tradizione, qui si conserva la storia di una benda caduta dalla gamba piagata di san Pietro, da cui deriva il nome della chiesa. Il luogo si trova poco oltre Porta Capena, tra via Appia e l’antica via Nova. Nel corso dei secoli, la chiesa è stata più volte ricostruita. La trasformazione più significativa avvenne nel 1475, quando papa Sisto IV le diede una nuova struttura a tre navate per il Giubileo.
L’aspetto che si vede oggi è frutto di un intervento più tardo, realizzato nel 1600 durante il Giubileo di quell’anno, con il contributo del cardinale Cesare Baronio che provvide a una ristrutturazione completa. La facciata venne affidata a Girolamo Massei, pittore lucchese, che adottò la tecnica del graffito per la decorazione. Quella stagione ha lasciato un segno preciso, con una partitura rinascimentale fatta di ordini sovrapposti, volute laterali e nicchie figurate.
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La tecnica del graffito e il valore architettonico della facciata
La facciata della chiesa usa una tecnica abbastanza rara per gli edifici religiosi romani: il graffito. Questa procedura, comune invece nelle architetture civili, consiste nell’applicare due strati di intonaco di colori diversi, uno scuro e uno chiaro, poi incisi a mano per ottenere un effetto chiaroscuro. In questo modo, si creano decorazioni geometriche e figurative direttamente sul muro.
La scelta di questa tecnica fu probabilmente legata alla necessità di contenere i costi e il tempo dell’intervento. Una facciata completamente in travertino sarebbe stata più dispendiosa. Le nicchie della parte superiore ospitavano immagini dei santi Nereo e Achilleo mentre quella inferiore raffigurava santa Domitilla, anche se questa ultima è meno documentata.
La complessità della decorazione e l’importanza storica rendono la facciata una testimonianza unica nel panorama dell’arte sacra romana.
Il restauro della facciata: difficile ricomporre la decorazione originale
Il restauro della facciata, completato di recente, è stato curato dalla Soprintendenza speciale di Roma, su fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’intervento è stato diretto dalla restauratrice Eleonora Leprini, coordinato da Maria Cristina Lapenna e realizzato dal Consorzio l’Officina.
Le condizioni della facciata quando il progetto è partito erano molto critiche. Molte parti della decorazione originale erano sparite o deteriorate in modo tale da compromettere la lettura dell’insieme architettonico. È stata necessaria una ricerca d’archivio approfondita per ricostruire la disposizione delle figure e degli elementi geometrici. Anche le incisioni residue hanno giocato un ruolo fondamentale per completare la visione originaria.
Il lavoro ha permesso alla chiesa di riacquistare quella leggerezza e quella chiarezza visiva che avevano reso la facciata un elemento di decoro e punto di riferimento nel contesto urbano. Con l’intervento, le sovrapposizioni degli ordini e le geometrie sono tornate a farsi leggere, guidando l’occhio dell’osservatore sui dettagli spariti.
Il significato culturale e urbano del recupero
Questa chiesa non è solo un monumento religioso ma anche un elemento chiave della memoria storica e culturale della città di Roma. La sua posizione strategica, poco distante da Porta Capena e poco oltre l’Appia, la rende parte consistente di un tessuto urbano ricco di storia.
Riportare alla luce la decorazione a graffito significa preservare una tecnica artistica rara e rimessa in luce ai giorni nostri. La facciata racconta anche le dinamiche delle grandi ristrutturazioni legate ai giubilei pontifici, atti pubblici che hanno lasciato in eredità tracce impresse nel territorio.
Questa restituzione estetica e storica, accompagnata dai fondi del PNRR, mette in risalto come la tutela del patrimonio artistico possa portare benefici tangibili alla città e ai suoi abitanti. La chiesa è tornata così a farsi notare sia dai residenti che dai visitatori, inserendosi tra le tappe fondamentali del patrimonio romano da riscoprire.