Il processo quater a Sassari riguarda il rapimento di Titti Pinna, allevatore di Bonorva sequestrato nel 2006 e liberatosi dopo oltre otto mesi di prigionia. L’unico imputato, l’imprenditore edile Antonio Michele Piredda, è accusato di aver contribuito all’organizzazione del rapimento, in particolare fornendo un mezzo usato durante il sequestro. L’ultima udienza ha visto l’assenza della vittima e ha messo in scena un confronto acceso tra le parti sul materiale probatorio.
Il rapimento di titti pinna e il ruolo dell’imputato nel processo di sassari
Titti Pinna, originario di Bonorva, fu trattenuto contro la sua volontà nella propria azienda dal settembre 2006 fino a maggio 2007. Nel procedimento attuale si accusa Antonio Michele Piredda, 58 anni di Nulvi, di aver partecipato al rapimento e facilitato la cattura mettendo a disposizione un furgone usato dai sequestratori. La Dda di Cagliari ritiene che Piredda abbia avuto un ruolo attivo nelle varie fasi dell’azione.
Il processo quater si svolge presso la Corte d’assise di Sassari e riprende elementi emersi in precedenti giudizi, che hanno portato alla condanna definitiva di altre persone coinvolte, come Salvatore Atzas, Giovanni Maria Manca, Antonio Faedda e i fratelli Giovanni e Francesca Sanna. Questi nomi rappresentano una rete criminale individuata negli anni d’indagine che ha collegamenti con il sequestro di Pinna.
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Assenza di titti pinna in aula e motivazioni ufficiali
Durante l’ultima udienza, prevista per sentire la testimonianza diretta della vittima, Titti Pinna non ha potuto presentarsi. È stata inviata una giustificazione ufficiale che indica gravi problemi familiari come motivo dell’assenza. Questa mancata presenza ha colpito l’andamento del processo, poiché avrebbe dovuto fornire un racconto di prima mano sulle dinamiche di quel sequestro durato complessivamente oltre otto mesi.
L’assenza di Pinna si è subito trasformata in un nodo da sciogliere nella discussione tra i legali e la Corte. L’opportunità di ascoltarlo resta fondamentale per chiarire i dettagli e la partecipazione di Piredda. Nonostante ciò, il procedimento è andato avanti con l’ascolto di altri testimoni e la valutazione del materiale investigativo.
Testimonianze dei carabinieri e ricostruzione del caso in aula
Quattro carabinieri hanno preso la parola in aula per riferire sulle indagini svolte all’epoca del rapimento, che hanno portato all’identificazione e condanna di vari responsabili. I militari hanno spiegato le attività investigative, descrivendo come le forze dell’ordine siano riuscite a raccogliere elementi utili per collegare i nomi degli indagati alle azioni nel sequestro.
I loro racconti si sono concentrati sull’intero sviluppo delle fasi di cattura e detenzione, rilevando il peso di alcune prove come il furgone e le comunicazioni intercettate. Queste testimonianze hanno aggiunto dettagli concreti sulla complessità dell’operazione criminale, evidenziando la collaborazione fra i vari soggetti coinvolti.
Le parole degli investigatori hanno rinforzato la linea accusatoria della Dda, dimostrando come la rete criminale abbia agito con metodi precisi e strutturati per portare avanti il rapimento di Pinna, con una catena di comando e compiti assegnati.
Confronto acceso in aula sul video e sull’ammissione degli atti processuali
Un frammento importante dell’udienza ha riguardato un video presentato in aula per riassumere lo sviluppo delle indagini. Il colonnello Marco Palanca, del Ris di Cagliari, ha illustrato le immagini che documentano vari momenti delle operazioni investigative. Il filmato ha suscitato diverse contestazioni da parte dell’avvocata Antonella Cuccureddu, difensore di Piredda.
Cuccureddu ha sollevato numerose eccezioni, soprattutto sull’ammissibilità di alcune prove e sull’interpretazione dei contenuti del video. Il pm Gilberto Ganassi e il presidente della Corte, Giancosimo Mura, hanno invece respinto queste obiezioni con fermezza. Questo confronto ha mostrato la tensione che accompagna il processo, con ogni parte che cerca di tutelare i propri interessi e mettere in dubbio gli elementi dell’accusa o della difesa.
Il presidente della Corte ha svolto un ruolo deciso, sostenendo la validità degli atti e fissando i limiti dell’azione difensiva riguardo al materiale presentato. Questa fase dell’udienza ha posto in evidenza la complessità tecnica e giuridica di un procedimento così articolato.
Prossime tappe del processo e attese per la testimonianza di titti pinna
Il giudizio proseguirà con le audizioni di ulteriori testimoni che potranno aggiungere dettagli utili a ricostruire con precisione i fatti. Tra questi è attesa una nuova convocazione per Titti Pinna. La sua testimonianza resta centrale per chiarire non solo le fasi del sequestro ma anche le responsabilità dirette di Piredda.
Il processo di Sassari rappresenta una delle fasi conclusive di una lunga vicenda giudiziaria che risale a quasi vent’anni fa. La ricostruzione di come venne organizzato e attuato il rapimento cerca di far emergere la verità anche sugli esecutori materiali e chi garantiva la logistica. Nonostante assenze e contestazioni, le indagini e i testi raccolti mostrano una rete criminale complessa, che ora il tribunale deve valutare con precisione.