The nun II e il ritorno di Valak tra terrore e folklore religioso nel cinema horror del 2025

The nun II e il ritorno di Valak tra terrore e folklore religioso nel cinema horror del 2025

The Nun II rilancia il The Conjuring Universe con la lotta tra Suor Irene e Valak in una Tarascon anni ’50, intrecciando folklore religioso, suspense gotica e simbolismi legati a Santa Lucia di Siracusa.
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The Nun II, disponibile su Netflix, continua la saga horror di The Conjuring Universe, seguendo Suor Irene nella lotta contro il demone Valak in una cittadina francese degli anni ’50, tra atmosfere gotiche, simboli religiosi e suspense classica. - Gaeta.it

Negli ultimi dieci anni, il The Conjuring Universe ha segnato un pezzo importante dell’horror contemporaneo con una serie di film che hanno ottenuto attenzione soprattutto grazie alla figura inquietante di Valak, la suora demoniaca. Il recente approdo di The Nun II su Netflix rilancia questa saga, riprendendo atmosfere e personaggi noti. Il film si svolge in una piccola città francese negli anni ’50, e torna a esplorare il conflitto tra il bene e il male attraverso elementi sovrannaturali e leggende cristiane. Ecco una lettura approfondita del film e della sua collocazione nel più ampio universo narrativo.

Il contesto narrativo di the nun II: il male ritorna in una piccola città francese

The Nun II si apre nella cittadina di Tarascon, nel sud della Francia, nel 1956. Il film prende il via da fatti inquietanti: la morte inspiegabile e violenta di un sacerdote innesca una serie di eventi che portano la Chiesa a intervenire. Suor Irene, che aveva cercato di dimenticare un passato tormentato in un convento, viene chiamata a indagare. Lo scopo è chiaro: capire le cause di questi morti e fermare la minaccia che sembra legata a un male antico.

La possessione di Maurice e la minaccia di valak

In questo contesto compare Maurice, un personaggio legato direttamente al monastero dove si svolgono i fatti. La sua figura assume un ruolo cruciale, poiché risulta posseduto da Valak, il demone già noto dalla pellicola precedente. Maurice, sotto il controllo del male, è costretto a compiere azioni violente che alimentano la tensione e il pericolo che incombe sulla comunità. L’intreccio si sviluppa dunque attorno alla lotta tra Suor Irene e questa nuova presenza demoniaca, con un equilibrio tra scene cariche di suspense e momenti più riflessivi.

Il film mette in scena la Chiesa come centro di una lotta non solo spirituale, ma anche umana, sottolineando la vulnerabilità dei personaggi, costretti a confrontarsi con forze che vanno oltre la loro comprensione. Il piccolo paese francese diventa così lo sfondo perfetto di un racconto dove mistero e terrore si intrecciano, dando ritmo a una trama che riprende temi classici ma con un’impronta riconoscibile.

Una leggenda antica e il folklore religioso al centro del racconto

Tra le novità che The Nun II porta sullo schermo c’è il richiamo esplicito a Santa Lucia di Siracusa, figura storica e religiosa molto conosciuta, patrona dei ciechi. La narrazione sposta il suo focus su una reliquia legata a questa santa, che diventa chiave per dipanare l’enigma alla base della reapparizione di Valak. Questo elemento storico-religioso aggiunge una connotazione diversa rispetto al primo capitolo della saga, ampliando la mitologia del male presente nel film.

La scelta di inserire la figura di Santa Lucia non è casuale. Il simbolismo legato alla luce e alla vista, tipico della santa, si contrappone idealmente alle tenebre portate dal demone. Il collegamento con reliquie reali offre un aggancio concreto al folklore cristiano, e arricchisce la trama con spunti che sfiorano il reale, creando un ponte tra mito e realtà.

Stile e atmosfera tra serio e irriverente

The Nun II mantiene un tono che mescola serio e irriverente. Il racconto si prende sul serio fino a un certo punto, ma sa dosare l’esagerazione e gli effetti visivi per coinvolgere lo spettatore senza lasciarlo andare in pause troppo lunghe o scene eccessivamente lente. Saltano agli occhi il lavoro sugli effetti speciali e sulle atmosfere, che evocano un immaginario gotico che funziona, soprattutto nelle scene in cui si fa sentire la presenza di Valak.

Il film segue uno schema narrativo ben riconoscibile, con personaggi secondari che incarnano ruoli archetipici della storia dell’orrore religiosa. Questa scelta rende il racconto accessibile ma limita la sorpresa, rendendo prevedibili gli sviluppi più importanti. Chi conosce il genere sa quando aspettarsi i momenti di grande tensione o i jump-scare, spesso utilizzati con grande efficacia ma senza originalità.

Personaggi e interpretazioni: il ritorno di protagonisti familiari

Tra gli aspetti più apprezzati di The Nun II c’è sicuramente il ripresentarsi dei personaggi che il pubblico ha già incontrato nel primo film. Taissa Farmiga torna nei panni di Suor Irene, la protagonista costretta a misurarsi un’altra volta con un passato da cui pensava di essersi liberata. La sua interpretazione mantiene la capacità di reggere una storia incentrata sul conflitto spirituale e sul terrore. Il personaggio evolve solo marginalmente, ma la sua presenza resta centrale per il racconto.

Il volto della possessione e la forza di valak

Jonas Bloquet riprende il ruolo di Maurice, il collaboratore del monastero che in questo sequel assume una posizione più drammatica, a causa della possessione da parte di Valak. Il suo volto diventa veicolo di paura nel momento in cui la sua trasformazione prende forma sullo schermo. Questa dinamica tra i due personaggi principali crea la tensione emotiva che guida gran parte della trama.

Il ruolo di Valak, affidato ancora una volta a Bonnie Aarons, conserva l’efficacia inquietante che l’aveva resa memorabile. La figura del demone-suora ha ormai conquistato un posto nei ricordi del pubblico che segue il The Conjuring Universe. Anche qui, appare come l’incarnazione del male totale, pronta a schiacciare ogni resistenza umana.

Il resto del cast svolge il compito di riempire l’ambientazione con volti e figure che corrispondono a ruoli classici nel racconto horror. La loro funzione è quella di muovere la storia e creare situazioni in cui lo spettatore può facilmente prevedere quando si scateneranno nuovi momenti di paura.

La forma e lo stile: atmosfere, jump-scare e scelte narrative

The Nun II si attiene a un impianto narrativo semplice e lineare. La storia procede senza grandi deviazioni, seguendo uno schema che alterna momenti di tensione con fasi di approfondimento del mistero. Questo metodo garantisce un ritmo costante, senza eccessive pause o complicazioni.

Gli effetti speciali reggono il peso delle scene più intense e contribuiscono a creare un clima adatto all’horror gotico. Il film sfrutta le ombre, le architetture del monastero e i simboli religiosi per costruire un ambiente tetro e oppressivo. Suor Irene e Valak muovono la loro sfida in uno spazio che diventa quasi un personaggio aggiuntivo, con le sue stanze silenziose e i corridoi dove si annidano pericoli.

La vera forza del film consiste nella gestione dei jump-scare, uno degli elementi più attesi in ogni pellicola di questo genere. Qui vengono utilizzati in modo tradizionale, arrivando quando lo spettatore si aspetta la paura. Questo approccio rende il film prevedibile, ma funziona per chi cerca un’esperienza spaventosa senza affrontare trame complesse o rivoluzionarie.

Il miscuglio di sacro e profano si manifesta anche nelle scelte estetiche e narrative. L’irriverenza emerge nei momenti in cui l’esagerazione aumenta, ma il racconto non abbandona mai del tutto un’idea di rispetto verso l’immaginario religioso che sfrutta. Il film gioca tra iconografie religiose e opposte forze del male, senza però approfondire troppo il dibattito morale.

The nun II e il suo posto nel the conjuring universe

The Nun II si inserisce con coerenza nella saga iniziata ormai più di dieci anni fa. Non rivoluziona il filone, ma porta avanti una storia con personaggi noti e nemici consolidati. In questo senso, offre un seguito che non sorprende ma completa l’universo narrativo con un episodio dedicato a una minaccia già conosciuta.

Il collegamento con i futuri capitoli del The Conjuring Universe è suggerito nel finale, con richiami che legano la storia della suora demoniaca alla mitologia più ampia della serie. Questi agganci servono a mantenere un filo conduttore tra le varie produzioni, mostrandone sviluppo e continuità.

Il film appare come un prodotto calibrato su un pubblico che conosce la saga e apprezza gli elementi ricorrenti: la lotta tra forze sovrannaturali, i simboli religiosi trasformati in trappole per il male, e la figura di un male incarnato dalla suora Valak. Chi cerca innovazione potrebbe restare deluso, ma il film svolge il compito di intrattenere con mezzi puntuali.

Dunque The Nun II non stravolge nulla, ma consolida la fama di un universo narrativo che si mantiene fedele ai canoni di un cinema horror tradizionale, dove il terrore si muove tra oggetti sacri e rovine spirituali. La sfida tra Suor Irene e Valak prosegue, tra ombre e simboli, in un racconto che ha deciso di restare dentro tracciati collaudati.

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