Nel cuore di piazza San Pietro, in occasione della veglia di Pentecoste dedicata al giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità cattoliche, si sono susseguite testimonianze di persone provenienti da contesti durissimi. Le parole e le esperienze raccolte raccontano come la fede, spesso sostenuta dalle comunità ecclesiali, possa diventare un sostegno nei momenti più drammatici. Le storie arrivano dalla terra santa, dal Congo, dall’Ucraina dilaniata dalla guerra e anche da chi ha affrontato la sofferenza legata alle dipendenze. Decine di migliaia di fedeli hanno ascoltato queste voci, arricchite da momenti di canto e riflessione, organizzati da vari movimenti cattolici presenti in Italia e nel mondo.
La fede di un medico palestinese tra guerra e speranza in israele
Hussam Abu Sini, medico oncologo originario di Nazareth e attualmente residente ad Haifa, racconta come la sua fede si sia rafforzata nella comunità di Comunione e Liberazione, conosciuta durante gli studi a Torino. Malgrado la guerra scoppiata il 7 ottobre 2023, Hussam e la sua famiglia hanno scelto di restare uniti, pregando e sostenendosi a vicenda, anche quando un razzo è caduto a poche centinaia di metri da loro. Il motto “We are one” sintetizza questa scelta: nonostante i conflitti, lo sguardo è rivolto insieme verso la fede in Gesù Cristo, che rappresenta per loro una speranza concreta.
Il medico sottolinea anche il ruolo fondamentale della guida ecclesiastica, in particolare del patriarca Pierbattista Pizzaballa, che incoraggia a non nascondersi ma a testimoniare la presenza del cristianesimo anche nei momenti di tensione. Hussam ha deciso di rimanere in Terra Santa proprio per portare avanti questa missione, consapevole che il suo lavoro, specie nell’accompagnare pazienti terminali, rappresenta un modo di incarnare la fede nel quotidiano. Ricorda l’esperienza con uno dei suoi ultimi pazienti, che, grazie anche al dialogo con lui, ha trovato un modo diverso di affrontare la malattia e la sofferenza.
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Da dipendente a padre di famiglia: il cammino di riscatto in nuovi orizzonti
La seconda testimonianza arriva da Nicola Boricchi, che ha trascorso un’infanzia segnata da violenze e abbandoni. Cresciuto in un ambiente difficile, Nicola ha iniziato presto a confrontarsi con l’alcol e le droghe, arrivando a diventare tossicodipendente a soli 14 anni. La sua esistenza sembrava segnata da un destino di marginalizzazione, finché l’incontro con la comunità Nuovi Orizzonti ha cambiato il suo percorso.
Accolto senza giudizio, Nicola ha intrapreso una terapia spirituale e un cammino basato sul vangelo, che lo ha condotto a superare le dipendenze e a ricostruire la sua identità. Durante questo percorso ha anche incontrato la sua futura moglie, Cinzia, e oggi è padre di due figli. Oltre alla famiglia, Nicola gestisce un’attività imprenditoriale che dà lavoro a persone che spesso fanno fatica a reinserirsi, come migranti o ex-tossicodipendenti. La sua storia è un esempio di come la fede e la comunità possano trasformare anche le situazioni più difficili in nuove opportunità di vita.
Giovani e anziani uniti per la pace: la sfida della comunità di sant’egidio in congo
Nel contesto della Repubblica democratica del Congo, da decenni attraversata da conflitti armati, emergono le azioni della comunità di Sant’Egidio a Goma. Aline Minani, giovane membro della comunità, racconta come in una realtà segnata da povertà e guerra i giovani abbiano stretto un legame solido con gli anziani, tra le vittime più fragili del conflitto. Gli anziani spesso vivono isolati o nei rifugi di fortuna, temendo per la propria vita e senza una rete di sostegno.
I giovani visitano regolarmente queste persone, sostengono i più poveri e si prendono cura di senzatetto e bambini di strada. Questo impegno, spiega Aline, aiuta a mantenere viva la speranza e a contrastare la paura che pervade chi vive in mezzo a minacce continue. Nel ricordo di Floribert Bwana Chui, giovane membro della comunità ucciso perché ha rifiutato corruzioni che avrebbero danneggiato la popolazione, si coglie un esempio di coerenza morale e di fedeltà al vangelo. La ventura beatificazione di Floribert, fissata per il 15 giugno, diventa simbolo di una chiamata alla pace e alla solidarietà in territori tra i più difficili del continente africano.
Una famiglia spagnola in missione in ucraina tra guerra e fede
Pedro Sánchez Sáez e María Begoña Ballester Zapata sono una coppia spagnola del cammino neocatecumenale, impegnata da anni in una missione nella capitale ucraina, Kyiv. Sposati da trenta anni, con dodici figli e quattro nipoti, raccontano la loro esperienza come un cammino segnato da sfide personali, crisi matrimoniali e momenti di dure prova. La loro presenza in Ucraina dal 2012, iniziata a Donetsk e poi spostata a Kyiv, rappresenta un impegno profondo, anche se molto rischioso, in un paese dilaniato dal conflitto.
Pedro, ex muratore, e Begoña, filologa, spiegano che la loro famiglia numerosa non è stata programmata ma accolta come un dono. Hanno vissuto anche momenti in cui hanno pensato alla separazione, ma hanno trovato sostegno nella comunità e nei sacramenti. La loro missione si concentra soprattutto nell’accompagnare chi vive in mezzo al dolore provocato dalla guerra. I figli più grandi partecipano anch’essi alla missione, testimoniando la fede e dando aiuto concreto alle persone in difficoltà. La coppia afferma di trovare un’esperienza di pace nonostante la sofferenza, confidando nella fedeltà di Dio in un territorio tormentato dal conflitto.