La Costiera Amalfitana conquista un riconoscimento internazionale di grande rilievo grazie ai suoi terrazzamenti in pietra a secco, dove crescono limoni, ulivi e viti. Questo antico sistema agricolo, che si è sviluppato nel corso dei secoli, è ora inserito tra i patrimoni agricoli più importanti al mondo. Nel 2025 la FAO ha ufficialmente aggiunto questo territorio italiano alla lista dei “Sistemi del Patrimonio Agricolo di rilevanza mondiale” , una rete globale che valorizza territori con tradizioni agricole e ambientali uniche.
I terrazzamenti della Costiera Amalfitana entrano nei Giahs della FAO: un riconoscimento per l’agricoltura di montagna
Nel 2025 la FAO ha dato il via libera al riconoscimento dei terrazzamenti in pietra a secco della Costiera Amalfitana come patrimonio agricolo mondiale. Questi terrazzamenti, costruiti su pendii ripidi e irregolari, ospitano coltivazioni di limoni, ulivi e vigne. Sono il frutto di un equilibrio tra tradizione e ambiente naturale, frutto di un lavoro paziente e continuo. Per secoli, le comunità locali hanno curato queste strutture, sviluppando un metodo di coltivazione che resiste all’erosione e alle frane, adattandosi alle difficoltà del territorio.
La FAO ha voluto sottolineare il valore di questi sistemi, inserendoli tra i patrimoni agricoli mondiali. È un riconoscimento che ha un forte significato simbolico e culturale per l’Italia. Ora la Costiera Amalfitana fa parte di una lista che conta 102 siti in 29 paesi, una rete di territori che mantengono vivi metodi agricoli tradizionali, strettamente legati alle comunità e al paesaggio. L’obiettivo è preservare non solo le colture, ma anche il sapere e le pratiche che hanno modellato questi luoghi.
Italia a quota tre siti Giahs grazie a territori agricoli storici
Con l’ingresso della Costiera Amalfitana, l’Italia raggiunge quota tre siti riconosciuti come Patrimonio Agricolo mondiale dalla FAO. Oltre alla nuova acquisizione, il nostro paese può già contare sugli uliveti di Assisi e Spoleto e sui vitigni del Soave, inseriti nella lista nel 2018. Questi luoghi raccontano storie diverse di agricoltura tradizionale, radicata nella cultura locale e spesso minacciata dall’abbandono o dall’espansione urbana.
Questi riconoscimenti mettono in luce il valore del lavoro rurale, che intreccia biodiversità, paesaggio e sostenibilità. A livello globale, è il Giappone a guidare la classifica con 17 siti Giahs, dimostrando un’attenzione diffusa verso la tutela in contesti ambientali e sociali molto diversi. L’ingresso della Costiera Amalfitana arricchisce ulteriormente la lista italiana, confermando il ruolo importante dell’Italia nella salvaguardia delle pratiche agricole tradizionali.
“UNESCOast Amalfi Coast”: investimenti per il turismo legato al patrimonio agricolo
Il riconoscimento della FAO apre nuove strade per il turismo e la promozione della Costiera Amalfitana. Il Comune di Positano è in prima fila, guidando un gruppo di comuni della costa nel progetto “UNESCOast – Amalfi Coast UNESCO Heritage”. L’obiettivo è ottenere finanziamenti ministeriali per oltre 1,1 milioni di euro, destinati a valorizzare e riqualificare il sito appena riconosciuto.
Il progetto prevede interventi digitali per la promozione turistica, la creazione di nuovi percorsi, attività di marketing e l’organizzazione di eventi culturali. Sono previsti anche lavori infrastrutturali per rendere più facile l’accesso e la visita del territorio. L’idea è proteggere il patrimonio agricolo e paesaggistico, raccontando le storie e le tecniche che hanno dato vita a questi terrazzamenti unici.
Questi investimenti rientrano in una strategia più ampia di tutela del territorio, puntando a un turismo responsabile che sostenga le comunità agricole senza causare sovraffollamenti o danni ambientali. Il riconoscimento FAO valorizza infatti metodi di coltivazione che hanno preservato il paesaggio e la biodiversità locale.
La valorizzazione dei terrazzamenti della Costiera Amalfitana, con limoneti, uliveti e vigneti, conferma ancora una volta che in Italia la cultura rurale e l’ambiente naturale si intrecciano grazie a una lunga storia di lavoro e ingegno. La rete globale dei siti Giahs fa emergere questi sistemi agricoli ormai rari e sostiene una conservazione che guarda al futuro di questi territori.