Un nuovo episodio di tentata introduzione di sostanze stupefacenti nel carcere di Teramo si è verificato venerdì scorso. Circa 90 grammi di droga erano nascosti dentro un pacco inviato da familiari a un detenuto, occultati all’interno di confezioni sottovuoto con affettati. A denunciare l’accaduto è stato il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria , che segnala un fenomeno ripetuto e preoccupante per la sicurezza interna della struttura. Il caso fa emergere le difficoltà di controllo in un istituto penitenziario ormai al limite della sua capacità regolamentare, aggravata da carenze di organico del personale di sorveglianza.
Dettagli sul tentato ingresso di droga e attività di controllo
Il tentativo di far entrare droga attraverso pacchi postali a Teramo non è un episodio isolato. Già due giorni prima, un altro imballaggio con circa 180 grammi di sostanze stupefacenti era stato intercettato grazie ai controlli del personale di polizia penitenziaria. Questi sequestri confermano la vulnerabilità del sistema di controllo sulle corrispondenze inviate a detenuti, nonostante l’attenzione posta dagli agenti. L’occultamento della droga in insaccati sottovuoto è una tecnica già nota, ma resta difficile da individuare senza una scrupolosa ispezione.
Dichiarazioni di giuseppe pallini
Il segretario provinciale Giuseppe Pallini ha sottolineato come dall’inizio del 2025, la polizia penitenziaria abbia sequestrato complessivamente circa 400 grammi di droga all’interno del carcere di Teramo. Oltre a sostanze stupefacenti, sono stati trovati anche sette telefoni cellulari in possesso dei detenuti e un dispositivo in mano ai familiari, sequestrato prima ancora che entrasse nell’istituto durante un colloquio. La presenza massiccia di contrabbando materiale rischia di compromettere la tenuta dell’ordine e la salute dei reclusi.
Leggi anche:
Situazioni critiche tra sovraffollamento e organico insufficiente
Il carcere di Teramo ospita attualmente 460 detenuti, quasi il doppio della capienza regolamentare fissata a 255 posti. Questa forte sovrappopolazione mette a dura prova la gestione e la sicurezza dentro la struttura. La polizia penitenziaria deve riuscire a mantenere l’ordine con un numero di agenti inferiore al necessario. Attualmente mancano 71 unità nell’organico destinato alla sorveglianza, un dato che accentua ulteriormente il rischio di incidenti gravi.
Durante l’anno, 16 agenti sono stati aggrediti dai detenuti, un segnale del clima teso e della difficoltà delle condizioni di lavoro nelle carceri italiane. Il SAPPE richiama l’attenzione su questo aspetto, dato che una forza ridotta e un ambiente sovraffollato favoriscono situazioni di conflitto dentro le mura dell’istituto. Sono emersi anche episodi di violenza e disagio fra i detenuti, oltre al rinvenimento di armi improprie e materiale illecito.
I decessi recenti e le indagini in corso
Negli ultimi tempi si sono verificati anche tre decessi tra i detenuti, avvenuti per cause naturali secondo le prime informazioni. Il SAPPE ha espresso solidarietà verso il personale sanitario coinvolto, che è stato posto sotto indagine dalla procura teramana. Le indagini mirano a chiarire le dinamiche di questi episodi, senza tralasciare la difficoltà del lavoro medico e assistenziale all’interno dell’istituto.
Il segretario Giuseppe Pallini ha dato fiducia al lavoro della magistratura, evidenziando la delicatezza della situazione e il bisogno di trasparenza in merito agli accertamenti. Il carcere di Teramo continua a vivere momenti critici su più fronti, in cui la salute dei detenuti rappresenta un punto di attenzione prioritario.
Il commento di donato capece sullo stato delle carceri italiane
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha descritto la situazione nelle carceri italiane attraverso una critica severa delle scelte politiche degli anni scorsi. Ha parlato di una sveglia urgente rispetto al degrado che produce suicidi, aggressioni, risse, introiti di droga e telefoni cellulari fuori controllo. Capece ha ricordato l’impatto negativo di programmi come la vigilanza dinamica e il regime aperto sulla sicurezza delle strutture.
Secondo il sindacato, uno dei problemi principali resta la grande presenza di detenuti stranieri, quasi 20mila su 62mila complessivi, che esige azioni specifiche di espulsione. Anche la rimozione delle sentinelle poste sulle mura di cinta, le carenze di organico e la mancanza di investimenti per impianti anti-intrusione hanno contribuito al deterioramento delle condizioni di sicurezza.
Il rischio di collasso del sistema penitenziario
Capece ha sottolineato che il sistema delle carceri per adulti e minori rischia di crollare senza misure concrete e che la politica, a lungo disinteressata, sta finalmente mostrando qualche segnale di cambiamento. Ma le soluzioni attese devono affrontare temi chiave, per evitare il ripetersi di episodi simili a quelli di Teramo.
Richieste e prospettive per la sicurezza nelle carceri dopo il caso teramo
Il SAPPE insiste per un cambio di passo nell’approccio alla sicurezza interna. Il segretario Capece ha spiegato come il sistema penitenziario soffra per la carenza di personale e per la scelta di rinunciare a controlli tradizionali ritenuti efficaci. La rimozione delle sentinelle e l’adozione di strumenti come la vigilanza dinamica, che riduce la sorveglianza diretta, sono viste come responsabili di gran parte delle criticità attuali.
Sulla vicenda di Teramo il sindacato invita a riflettere su questi errori e a ricostruire una politica penitenziaria che ponga la sicurezza come fondamento. Non si tratta di isolare ulteriormente i detenuti, ma di garantire un ambiente protetto che limiti il contrabbando e l’illegalità dentro le carceri. Anche l’affettuosità dei rapporti con i detenuti, spesso evidenziata, non deve diventare un buon motivo per trascurare le condizioni minime per contenere i rischi di incidenti e violenze.
I fatti di Teramo rappresentano un campanello d’allarme su ciò che avviene dietro le sbarre e sulla necessità di rivedere profondamente le politiche che hanno portato al peggioramento della situazione dentro molti istituti di pena italiani.