Tentativo di suicidio nel carcere di chieti: salvata grazie all’intervento di detenute e agente di sorveglianza

Tentativo di suicidio nel carcere di chieti: salvata grazie all’intervento di detenute e agente di sorveglianza

Nel carcere di Chieti una detenuta ha tentato il suicidio, salvata grazie all’intervento delle altre recluse e dell’unica agente presente; emergono criticità legate a sovraffollamento e carenza di personale femminile.
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Un tentativo di suicidio nel carcere di Chieti è stato sventato grazie all’intervento di altre detenute e dell’unica agente presente, evidenziando gravi problemi di sovraffollamento e carenza di personale femminile nella struttura. - Gaeta.it

Un episodio drammatico si è verificato all’interno del carcere di chieti, dove una detenuta ha cercato di togliersi la vita, trovando soccorso solo grazie al pronto intervento delle altre recluse e dell’unica agente di polizia penitenziaria presente nel reparto femminile. Questa situazione evidenzia problemi ormai radicati nella gestione dell’istituto, aggravati da carenze di personale e sovraffollamento.

Il tentativo di suicidio e l’intervento cruciale in carcere

Il fatto, avvenuto alcuni giorni fa ma reso noto solo di recente, ha visto protagonista una detenuta di origini cinti, che ha tentato di impiccarsi all’interno del reparto femminile del carcere di chieti. La situazione si è risolta solo grazie all’azione tempestiva delle altre detenute, che si sono accorte del gesto, e dell’unica agente in servizio in quel momento, che ha potuto operare un pronto intervento.

Dopo il salvataggio, la donna è stata trasferita rapidamente con un’ambulanza del 118 all’ospedale di chieti per le cure del caso. Questo episodio ha gettato nuova luce sulle condizioni di lavoro nella casa circondariale, dove l’aumento degli eventi critici appare legato anche al caldo estivo e a una tensione crescente dovuta a carenze strutturali e organizzative.

Il ruolo fondamentale delle detenute e dell’agente penitenziario

Il ruolo delle detenute che hanno evitato la tragedia è stato fondamentale. Il loro intervento ha impedito che si potesse consumare una tragedia mentre l’agente penitenziario, da sola al momento del tentativo, ha dimostrato grande impegno per gestire una situazione così delicata.

Problemi legati al sovraffollamento e carenza di personale femminile

A denunciare la situazione è stato mauro nardella, membro della segreteria nazionale del cnpp-spp, che ha messo in evidenza come il carcere di chieti stia affrontando nuovamente una serie di criticità legate principalmente al sovraffollamento e alla mancanza di personale femminile.

Nel corso degli ultimi anni, dopo un periodo di relativa calma, il clima nel penitenziario è diventato teso, con un aumento significativo degli eventi critici. Il sovraffollamento induce difficoltà nella gestione quotidiana della struttura e accresce la responsabilità del personale. La carenza di agenti donne complica ulteriormente la sorveglianza soprattutto nel reparto femminile, dove spesso serve una presenza femminile per motivi di sicurezza e normativa.

Disparità nella distribuzione del personale

Nardella ha sottolineato inoltre un dato curioso che riguarda gli istituti abruzzesi, dove alcune strutture maschili ospitano un numero relativamente alto di detenute donne , mentre in carcere come quello di chieti il personale dedicato alle donne risulta insufficiente per il numero reale di recluse. Questa disparità di assegnazioni solleva interrogativi sulle modalità di distribuzione del personale di polizia penitenziaria.

Condizioni di sorveglianza particolarmente gravose per il personale

Un ulteriore aggravante deriva dalla presenza, nel carcere di chieti, di un elevato numero di detenute poste sotto regimi di sorveglianza particolare. Circa il 40% delle donne recluse è sottoposto a misure come la grande sorveglianza o l’intensificata sorveglianza, che impongono controlli frequenti sull’ordine di dieci-quindici minuti.

Questi controlli continui aumentano enormemente il carico di lavoro per gli agenti in servizio, soprattutto quando il personale è già limitato numericamente. La gestione di turni così serrati richiede molta attenzione e determina uno sforzo costante per evitare incidenti e garantire la sicurezza.

Rischio e organizzazione nel reparto femminile

Le difficoltà emergono ulteriormente quando l’unico agente assegnato deve vigilare un intero reparto femminile. Spesso, infatti, il personale preposto viene distolto da questi compiti per la copertura di altre attività, lasciando la sorveglianza al singolo agente rimasto libero. Questo tipo di organizzazione espone a rischi, sia per gli agenti sia per i detenuti.

Rischio elevato nel reparto femminile e chiamata alla revisione dell’organico

La condizione del reparto femminile del carcere di chieti sembra essere particolarmente critica rispetto ad altre strutture regionali. Solo la fortuna e l’intervento diligente di chi era in servizio hanno evitato un esito tragico nel caso del recente tentativo di suicidio.

Mauro nardella ha spiegato che “senza l’impegno delle detenute e di quell’unica agente presente la situazione avrebbe potuto avere conseguenze più gravi”. Il fatto mette sotto pressione la gestione e solleva la necessità di una revisione delle assegnazioni e un aumento del personale adatto a garantire una sorveglianza più attenta e tempestiva.

Il carcere di chieti, nelle condizioni attuali, si colloca tra le strutture più problematiche della regione abruzzo. La situazione è diventata ormai una questione urgente per la sicurezza interna e per il benessere di chi lavora e vive all’interno della casa circondariale. Le autorità competenti sono chiamate a intervenire rapidamente per evitare il ripetersi di eventi critici come quello accaduto.

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