Un episodio di tensione ha scosso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale ieri mattina, quando un detenuto di 30 anni con problemi psichiatrici ha provato a evadere. L’uomo, originario della Puglia, ha tentato la fuga durante l’orario di passeggio, riuscendo a scavalcare il muro interno del carcere. L’intervento della polizia penitenziaria è stato decisivo per bloccare l’evasione e riportare la calma. Il fatto riaccende il dibattito sulle condizioni di sicurezza all’interno di una struttura da tempo sotto pressione.
Il tentativo di evasione e l’intervento della polizia penitenziaria
Ieri mattina, nella casa circondariale di Napoli Poggioreale, un detenuto di 30 anni, con una storia segnata da disturbi psichiatrici e precedenti comportamenti critici, ha cercato di fuggire. L’episodio si è verificato durante il consueto momento di passeggio in cortile. Il detenuto è riuscito a scavalcare il muro perimetrale interno del carcere e si è spinto fino all’intercinta, confine interno aggiuntivo che divide le aree del penitenziario.
L’intervento tempestivo della polizia penitenziaria
Proprio mentre l’uomo tentava di attraversare questa barriera, la polizia penitenziaria ha reagito con prontezza. Gli agenti di guardia hanno bloccato il detenuto prima che potesse oltrepassare completamente la cinta esterna del carcere. La fuga è stata così interrotta in tempo, evitando rischi per il detenuto e per gli operatori. L’intervento tempestivo ha impedito un possibile pericolo pubblico e richiama attenzione sulle difficoltà di controllo all’interno della struttura.
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La vicenda dimostra come, nonostante gli sforzi delle forze di polizia penitenziaria, la sicurezza all’interno degli istituti di pena possa essere messa alla prova da situazioni impreviste. Il carcere di Poggioreale, noto per la sovrappopolazione e la complessità della gestione dei detenuti con patologie psichiatriche, resta un luogo sensibile, dove ogni episodio può sfociare in crisi serie.
Carenze di personale e condizioni critiche a poggioreale
La tensione nel carcere di Napoli Poggioreale dipende anche, secondo il sindacato CON.SI.PE., dalle gravi carenze di personale. Luigi Castaldo, vicepresidente nazionale del sindacato, segnala come in questo momento nella struttura manchino circa 200 agenti rispetto all’organico previsto. Con oltre 2100 detenuti, la situazione diventa particolarmente delicata.
La scarsità di personale obbliga gli agenti a coprire più postazioni contemporaneamente, con effetti negativi non solo sulla sicurezza generale, ma anche sul benessere psicofisico degli operatori penitenziari. La stagione estiva amplifica il problema, con il piano ferie che riduce ulteriormente le risorse umane disponibili.
Appello per l’aumento del personale
Castaldo evidenzia come queste difficoltà provochino un aumento del rischio di incidenti e fughe. Serve, secondo il sindacato, un intervento urgente per migliorare la gestione del lavoro e per garantire più sicurezza a chi lavora e a chi è detenuto. L’appello è rivolto a chi gestisce il sistema carcerario, affinché si proceda con riforme e con un rafforzamento del personale in servizio.
La situazione di Poggioreale rispecchia una crisi che colpisce molti istituti italiani. Gli operatori lamentano condizioni di lavoro difficili e una crescente complessità nella gestione di detenuti con problematiche psichiatriche o comportamentali, che richiederebbero risorse e competenze specializzate.
Problemi legati ai detenuti psichiatrici e richiesta di rafforzamento delle rems
Il caso del detenuto che ha tentato la fuga richiama l’attenzione sul ruolo critico delle persone con disturbi psichiatrici all’interno delle carceri. Mimmo Nicotra, presidente di CON.SI.PE., sottolinea il peso che questi detenuti hanno sulla sicurezza e sull’ordine interno.
Nicotra spiega che chi soffre di problemi psichiatrici può contribuire a destabilizzare l’ambiente carcerario. “Per questo da tempo il sindacato chiede un allargamento delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza . Queste strutture sono pensate per accogliere persone che necessitano di cure psichiatriche in un contesto più adeguato rispetto al carcere.”
Secondo Nicotra, le REMS permetterebbero di sottrarre questi soggetti a una realtà non idonea alle loro esigenze, migliorando la sicurezza per tutti. Le carceri tradizionali non hanno strumenti né condizioni giuste per gestire questa categoria fragile. Serve quindi un potenziamento delle REMS, che siano pronte ad accogliere un maggior numero di pazienti, lasciando alle carceri il compito di ospitare solo chi non richiede trattamenti psichiatrici.
Diritto alla cura e controllo penitenziario
Il presidente di CON.SI.PE. invita anche a considerare la necessità di un sistema che coniughi diritto alla cura e controllo penitenziario, evitando che detenuti psichiatrici finiscano in una situazione di isolamento o rischio critico nelle prigioni.
Questo richiamo arriva dopo altri fatti simili: episodi di fuga, aggressioni o disordini provocati da detenuti in difficoltà mentale hanno segnato l’attualità penitenziaria italiana e mostrano un bisogno urgente di interventi mirati alle condizioni sanitarie dei reclusi.