Tentata evasione dal carcere di Padova: polizia penitenziaria blocca un detenuto albanese di 31 anni

Tentata evasione dal carcere di Padova: polizia penitenziaria blocca un detenuto albanese di 31 anni

Un detenuto albanese tenta la fuga dal carcere di Padova, mentre Aldo Di Giacomo denuncia un aumento del 700% delle evasioni in Italia, aggravato da sovraffollamento e carenza di personale nella polizia penitenziaria.
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Un detenuto albanese ha tentato la fuga dal carcere di Padova, ma è stato fermato dalla polizia penitenziaria. L’episodio evidenzia l’aumento significativo delle evasioni e le gravi criticità legate a sovraffollamento, carenza di personale e tensioni nelle carceri italiane. - Gaeta.it

Un detenuto albanese di 31 anni ha tentato di fuggire dal carcere di Padova. L’intervento pronto della polizia penitenziaria ha impedito che la fuga andasse a buon fine. La notizia, diffusa dal segretario generale del sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo, si inserisce in un quadro di emergenza crescente nelle carceri italiane, dove le tentate evasioni sono aumentate in modo significativo.

L’aumento delle evasioni e delle tentate evasioni in italia

Il segretario generale Spp Aldo Di Giacomo ha sottolineato come negli ultimi tempi le evasioni e i tentativi di fuga nelle carceri italiane siano cresciuti in modo impressionante, con un incremento del 700% rispetto al passato. Un aspetto chiave di questa crescita riguarda soprattutto le evasioni “sulla fiducia” che si verificano in seguito alla concessione di permessi per uscire dal carcere, come le autorizzazioni al lavoro all’esterno o altri benefici previsti dalla legge. Questo tipo di concessioni, pensate per favorire il reinserimento sociale dei detenuti, si sono dimostrate, secondo Di Giacomo, un punto debole nella gestione della sicurezza carceraria.

L’aumento degli episodi si accompagna anche a una serie di difficoltà strutturali, che rendono più fragile il sistema di controllo. L’allargamento del numero di detenuti e la crescente richiesta di permessi rischiano di mettere a dura prova la capacità degli agenti di sorveglianza. Questi dati portano a riflettere sull’equilibrio fra misure di recupero e esigenze di sicurezza che deve essere garantito nelle strutture penitenziarie.

Sovraffollamento carcerario e condizioni del personale di polizia penitenziaria

Il sovraffollamento rimane una delle maggiori criticità per le carceri italiane. La pressione si scarica soprattutto sul personale di polizia penitenziaria, costretto a turni massacranti per mantenere ordine e controllo. Ladro di spazio e risorse, il sovraffollamento rende più difficile monitorare ogni movimento dei detenuti con il necessario rigore. Di Giacomo ricorda che durante i turni notturni spesso solo tre agenti si trovano a dover controllare decine di detenuti, un equilibrio precario che mette a rischio la sicurezza interna.

L’introduzione di una cinquantina di nuovi reati causata dal decreto sicurezza aumenta la popolazione carceraria. Con più detenuti, la gestione diventa più complessa e le risorse umane, già insufficienti, si trovano sopraffatte. La carenza di personale non si risolve con le assunzioni annunciate di recente, che restano insufficienti rispetto ai tanti pensionamenti, pre-pensionamenti e dimissioni degli agenti. La difficoltà di coprire questi vuoti crea una situazione di grande tensione.

Manifestazioni di violenza e disordini in carcere

Le tensioni nel sistema carcerario si riflettono anche in un aumento di episodi di disordine come rivolte, incendi di celle e altri comportamenti violenti. Questi episodi rappresentano segnali d’allarme forti, che testimoniano le condizioni difficili in cui la polizia penitenziaria deve operare. Il rischio di incidenti all’interno delle strutture aumenta se l’organico resta ridotto e il controllo si indebolisce.

Questi disordini complicano ulteriormente la gestione quotidiana del carcere, sottraendo energie e forze a chi lavora per garantire la sicurezza e l’ordine. Anche la struttura stessa della prigione può subire danni materiali con costi non indifferenti. Tenere sotto controllo queste situazioni richiede un impegno costante, ma le risorse destinate a questo obiettivo sono sempre meno.

Problemi strutturali e gestione del personale nelle carceri italiane

Il nodo del personale rappresenta da anni un problema irrisolto. Le assunzioni non riescono a tenere il passo con il numero di agenti che escono dal servizio, siano pensionamenti o dimissioni. L’equilibrio tra personale presente e detenuti da controllare cala giorno dopo giorno. Questo porta a rischi maggiori per la sicurezza sia dei detenuti che degli agenti.

La questione è diventata sempre più pressante in un contesto in cui la popolazione carceraria è destinata a crescere per effetto di nuove normative. Il sistema fatica a reggere sotto il peso di questa pressione. Occorrerebbe una riorganizzazione profonda per migliorare la gestione e creare condizioni di lavoro più sostenibili per il personale. Questo però non si traduce ancora in interventi risolutivi da parte delle autorità competenti.

La situazione, testimoniata da continue segnalazioni, indica una difficoltà crescente, con un effetto diretto sulla sicurezza delle strutture penitenziarie e sulla qualità del lavoro degli agenti di polizia penitenziaria.

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