La decisione del Tar del Lazio intorno al piano per la gestione dei rifiuti nell’ato di Latina ha fermato la realizzazione di discariche in due aree di Cisterna di Latina. Il tribunale amministrativo ha annullato il decreto commissariale emesso nel giugno 2022, che indicava tre siti per impianti di smaltimento, tra cui due nel territorio di Cisterna: l’ex stabilimento Goodyear e la cava Scavilana. La notizia, comunicata dal sindaco Valentino Mantini durante l’ultima seduta del Consiglio comunale, chiude una partita delicata per la comunità locale e la provincia.
Il ruolo del tar del lazio nell’annullamento del decreto commissariale
Il tribunale amministrativo del Lazio ha valutato con attenzione le opposizioni presentate dai vertici comunali di Cisterna di Latina contro il decreto commissariale del giugno 2022. Quel provvedimento, firmato dal commissario regionale per i rifiuti, aveva indicato tre aree ritenute idonee alla costruzione di impianti di smaltimento rifiuti per l’ato di Latina. Oltre a un sito non coinvolto in questo caso, due erano nel territorio di Cisterna: l’ex stabilimento Goodyear e la cava Scavilana.
Annullamento e motivazioni
Il Tar ha annullato le indicazioni per entrambi i siti, ascoltando puntualmente le motivazioni presentate dal Comune. In particolare, il tribunale ha riconosciuto errori e omissioni nel decreto, confermando che la cava Scavilana non poteva essere considerata dismessa perché ancora interessata dall’estrazione della pozzolana. Questo dettaglio ha cambiato la valutazione sulla idoneità di quest’area per una discarica. La decisione del Tar ha dunque fatto prevalere le criticità tecniche e ambientali sollevate dall’amministrazione comunale e dai cittadini, sancendo che non rispondevano alle norme e ai parametri richiesti.
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Le critiche del sindaco mantini ai siti proposti e alla procedura
Valentino Mantini, sindaco di Cisterna di Latina, ha definito «ragionevole» la sentenza del Tar, sottolineando che le contestazioni del Comune sono state confermate. Ha spiegato che per la cava Scavilana il problema principale era la mancata conoscenza di uno stato attuale ancora produttivo, con attività di estrazione di pozzolana ancora in corso. Questo impediva di considerare la cava come un’area disponibile per impianti di smaltimento.
Per l’ex stabilimento Goodyear, il sindaco ha evidenziato diverse criticità ambientali e sociali: la vicinanza con un’area agricola di pregio, dove si coltiva il kiwi IGP, e la volontà dell’amministrazione locale di convertire l’area verso attività legate alle energie rinnovabili, attraverso comunità energetiche di quartiere. Mantini ha ricordato la storia dello stabilimento, dove hanno lavorato generazioni di residenti e dove si sono verificati numerosi decessi legati a condizioni di sicurezza non corrette. Per lui, era fondamentale impedire che quell’area diventasse un luogo destinato a funzioni che avrebbero aggravato l’impatto ambientale e sociale.
Critiche allo studio di fattibilità
Il sindaco ha anche puntato il dito contro lo studio di fattibilità predisposto dalla provincia di Latina, definito di primo livello, insufficiente nel valutare soluzioni alternative distribuite sul territorio. Secondo Mantini, la proposta favoriva in modo ingiustificato la parte nord della provincia, senza indagare altri luoghi che avrebbero potuto ospitare impianti con minor impatto. Il risultato era una scelta sbilanciata, penalizzante per Cisterna e l’intero territorio provinciale.
Le conseguenze della decisione del tar per il futuro della gestione rifiuti a latina
La revoca del decreto commissariale su ex Goodyear e cava Scavilana apre nuove prospettive per la gestione dei rifiuti nell’ato di Latina. Il blocco di questi due siti invita a cercare alternative più sostenibili e compatibili con la realtà locale. Il sindaco Mantini ha ribadito che l’obiettivo resta la chiusura del ciclo dei rifiuti nella provincia, ma sottolinea che non si possono accettare soluzioni dannose o affrettate.
L’amministrazione comunale punta a individuare aree meno impattanti, seguendo un metodo più approfondito e condiviso, con un’attenzione particolare alle specificità del territorio e alle esigenze delle comunità. La sentenza del Tar ha mostrato quanto sia cruciale rispettare le condizioni ambientali e sociali quando si definiscono siti per impianti di gestione rifiuti. A questo punto l’attenzione resta alta sugli sviluppi delle scelte che la regione e la provincia prenderanno, per evitare ulteriori conflitti e garantire un percorso più chiaro e accettato da tutti i soggetti interessati.