Tanna è un film documentario drammatico che descrive la vita di una comunità sull’isola di Vanuatu, nel cuore del Pacifico. Racconta una storia d’amore vissuta nel rispetto della cultura tradizionale ma segnata dal conflitto, che ha suscitato interesse internazionale e lasciato un’impronta reale anche nella legge del villaggio di Yakel. Il film è tornato nelle sale in versione rimasterizzata, dieci anni dopo la prima uscita, portando nuovamente alla luce questo racconto gentile e potente.
La trama di tanna e il contesto in cui si svolge la vicenda
Il film si svolge sull’isola di Tanna, in Oceania, dove si trova la tribù tradizionale di Yakel. Wawa, una giovane donna della comunità, si innamora di Dain, il suo coetaneo, ma la società in cui vivono non concede libertà di scelta in amore. Le unioni vengono decise dal capo villaggio, che controlla relazioni e matrimoni per mantenere l’equilibrio tra le diverse famiglie e fazioni.
La situazione precipita durante un conflitto intertribale che coinvolge la comunità. Per sigillare una pace fragile, Wawa viene promessa in sposa a un uomo prescelto come parte dell’accordo politico, un destino che le nega la possibilità di vivere il suo sentimento per Dain. Costretti a fuggire per sfuggire a un matrimonio imposto, i due giovani diventano prede sia del proprio villaggio sia dei guerrieri della tribù nemica. L’amore di Wawa e Dain mette a rischio non solo loro stessi, ma anche la stabilità e il futuro del villaggio, coinvolgendo temi di identità, giustizia e cambiamento.
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La partecipazione della tribù yakel e l’impatto culturale del film
Un elemento distintivo di Tanna è senza dubbio la partecipazione attiva della tribù Yakel, che non ha recitato ma semplicemente interpretato sé stessa. Gli abitanti di Yakel hanno portato in scena la loro vita quotidiana, le tradizioni, la lingua e i riti che animano la comunità. Questa scelta ha dato al film un realismo intenso e immediato, privo di artifici cinematografici.
Il vero amore tra il capo villaggio e le dinamiche sociali della tribù sono stati rappresentati con rispetto, senza giudizi esterni, facendo risaltare le difficoltà tra conservazione delle consuetudini e aspirazioni individuali. Lo scenario naturale, la foresta, le montagne e il mare diventano parte integrante della narrazione, un ambiente da cui la comunità non può prescindere e che condiziona ogni aspetto della loro esistenza.
L’eco concreta del film nel villaggio yakel
Questo film ha avuto anche un’eco concreta fuori dallo schermo: la vicenda d’amore e la sua rappresentazione hanno contribuito a modificare certe consuetudini del villaggio, aprendo a una maggiore libertà nelle scelte matrimoniali e influenzando il diritto consuetudinario locale, un evento sorprendente che conferma il potere del cinema di incidere sulle pratiche sociali.
L’accoglienza internazionale e il percorso di tanna nel cinema mondiale
Tanna è stato presentato per la prima volta nel 2015 durante la 30ª Settimana Internazionale della Critica alla Mostra del Cinema di Venezia. Qui ha conquistato il Premio del Pubblico Pietro Barzisa, segno di un immediato interesse da parte di critica e spettatori. L’anno successivo è arrivata la candidatura agli Oscar come miglior film straniero, un riconoscimento che ha portato la produzione australiano-vanuatese sotto i riflettori globali.
La pellicola ha ricevuto ampi consensi per l’approccio autentico e il coinvolgimento diretto degli abitanti, oltre che per la delicatezza con cui ha raccontato un mondo poco conosciuto. La storia, pur mantenendo un ritmo semplice, mette in luce questioni universali come il contrasto tra tradizione e libertà, amore e dovere, individualità e comunità.
Il ritorno nelle sale nel 2025 con una versione rimasterizzata offre l’occasione di riscoprire un’opera che conserva intatta la sua forza espressiva, anche a distanza di dieci anni. Trent Film si è occupata di questo rilancio, riportando Tanna a un pubblico nuovo e a quello appassionato che già l’ha accolto con entusiasmo.
Tanna come testimonianza della vita tradizionale nelle isole del pacifico
Il film rappresenta una testimonianza rarefatta della vita tradizionale delle isole del Pacifico. Mostra usanze, abitazioni, riti e i delicati equilibri sociali che regolano le comunità tribali. Wawa e Dain non sono attori nel senso classico ma narratori indiretti di questa realtà, che nel cinema spesso resta invisibile o stereotipata.
Attraverso immagini semplici, i paesaggi naturali emergono come custodi della cultura locale. Le montagne di Tanna, le foreste e le correnti marine creano un quadro in cui la vita umana si inserisce con rispetto e precarietà. L’assenza di luoghi urbani, le comunicazioni limitate e la convivenza con la natura rendono il film un documento prezioso per capire come si vive in questo angolo del mondo fuori dal tempo.
Riflessioni sul racconto di una cultura ancestrale
Il viaggio di Wawa e Dain mette in moto riflessioni sui cambiamenti che attraversano le società tradizionali. Il film non moralizza ma racconta fatti, dove le difficoltà si intrecciano con la bellezza di una cultura ancestrale. Lo sforzo degli autori si sente nel parlare direttamente con il popolo Yakel, evitando interventi esterni e privilegiando l’autenticità narrativa.
Nuove generazioni possono osservare così un mondo che persiste, ma anche evolve, in un equilibrio fragile. In definitiva Tanna si conferma come un film capace di narrare storie umane profonde, nella cornice di un ambiente naturale e sociale lontano ma accessibile al pubblico globale.