I consumi di susine in Italia mostrano un calo, tornando ai livelli di qualche anno fa, mentre i prezzi al dettaglio crescono sensibilmente. Nel frattempo, le esportazioni raggiungono un record, superando i 70 milioni di euro. Questo andamento riflette i mutamenti nei mercati interni e internazionali, con una produzione stabile che sostiene un mercato esterno in forte espansione.
Calo dei consumi e aumento dei prezzi: il quadro dei mercati interni
In Italia i consumi di susine registrano una flessione, attestandosi ai volumi del 2020 dopo il picco raggiunto nel 2022. Questa diminuzione interessa soprattutto il dettaglio tradizionale, che da solo ha perso oltre il 20% nelle vendite. Le reti discount, invece, mantengono una tenuta migliore, compensando parzialmente il calo.
Il fattore prezzi è salito in media del 15% negli ultimi due anni. Le variazioni più significative si vedono nel canale discount, dove il prezzo medio è cresciuto del 21%, e negli iper e supermercati, con un aumento del 30% rispetto al 2019. Questi incrementi sono riconducibili anche all’andamento inflazionistico generale e alle nuove abitudini di spesa degli italiani, orientate verso offerte più convenienti.
La produzione costante, però, non elimina le pressioni sul prezzo a causa della domanda interna in contrazione. Il canale tradizionale soffre probabilmente per concorrenza e minori flussi di clienti, mentre discount e supermercati riescono a reggere meglio, offrendo prezzi più competitivi e promozioni.
Export in crescita: l’Italia conquista i mercati esteri con oltre 45mila tonnellate esportate
Il 2024 segna un record nell’esportazione di susine italiane con 45 mila tonnellate destinate ai mercati esteri, per un valore complessivo di circa 70 milioni di euro, cifra mai raggiunta negli ultimi cinque anni. L’export, che rappresenta oltre un quarto della produzione nazionale, mostra la capacità del settore di conquistare nuove quote estere e generare un saldo commerciale positivo, quantificato in 47 milioni di euro a valore e 30 mila tonnellate a volume.
Questi numeri evidenziano il peso crescente delle esportazioni nella filiera delle susceptible italiane, con una particolare attenzione a mercati esteri che premiano la qualità e la stagionalità del prodotto nazionale. Le regioni Emilia-Romagna e Campania si confermano come i principali poli produttivi anche per l’export, confermando il loro ruolo centrale.
L’andamento positivo dell’export permette al comparto di bilanciare la contrazione dei consumi interni e di mantenere in equilibrio il mercato con una produzione stabile che copre sia la domanda domestica che quella internazionale.
Produzione e stagionalità : stabilità su superfici coltivate e vendite concentrate in autunno
La coltivazione delle susine in Italia rimane stabile su una superficie di 11-12 mila ettari, con una produzione che negli ultimi tre anni si è mantenuta tra le 160 e le 180 mila tonnellate. La distribuzione delle vendite nel corso dell’anno si distingue per la lunga stagionalità del prodotto, un elemento che permette di prolungare la presenza sul mercato fino a novembre.
Un terzo della vendita di susine avviene a settembre, con un 15% delle vendite concentrato a ottobre e un ulteriore 6% a novembre. Questo slittamento verso l’autunno si deve soprattutto alle varietà con elevata conservabilità , come l’Angeleno, che mantengono qualità e freschezza per tempi più lunghi.
Questa caratteristica valorizza la posizione delle susine italiane rispetto ad altre varietà di frutta estiva, offrendo ai consumatori un prodotto disponibile più a lungo nell’anno. Dal punto di vista commerciale, la presenza estesa sul mercato permette una distribuzione più equilibrata tra i diversi canali di vendita.
La stabilità produttiva delle regioni leader rende possibile sostenere sia la domanda interna che l’export, mantenendo un livello di offerta sufficiente a reggere il mercato nonostante le oscillazioni del consumo domestico.