La recente sentenza del Consiglio di Stato rappresenta una svolta significativa nel dibattito riguardante il potenziale sfruttamento minerario nella regione Liguria, in particolare nel comprensorio del Tariné e all’interno del Parco del Beigua. Legambiente Liguria ha espresso soddisfazione per il risultato che pone un fermo divieto sul progetto di ricerca e sfruttamento di titanio da parte della Compagnia Europea. La decisione segna un’importante vittoria per le istanze ecologiche locali e per le comunità che si sono opposte a tali iniziative.
Il contesto della sentenza
Il procedimento legale che ha portato alla sentenza del Consiglio di Stato è iniziato nel 2022, quando la Compagnia Europea per il Titanio ha presentato ricorso per contestare le iniziali decisioni del TAR Liguria. Il presidente di Legambiente Liguria, Stefano Bigliazzi, ha sottolineato l’importanza di questo esito, evidenziando come l’associazione si sia attivamente schierata a favore delle comunità locali, sostenendo il movimento di opposizione attraverso manifestazioni e campagne di raccolta firme. In questo contesto, sono state raccolte oltre 25.000 firme in opposizione al permesso di ricerca concesso dalla Regione Liguria, che avrà validità per tre anni. Tali azioni hanno evidenziato una forte mobilitazione comunitaria attorno alla sensibilità ambientale e alla tutela del patrimonio naturale della regione.
La sentenza ha messo fine a qualunque ipotesi di sfruttamento minerario nel Parco del Beigua, un’area di grande valore naturalistico e che ospita una ricca biodiversità. Questo riscontro giuridico fornisce un significativo supporto alle politiche di conservazione ambientale e potrebbe fungere da modello per altre situazioni analoghe in Italia.
Sguardo alla miniera del Monte Bianco
Oltre alla questione del titanio, Legambiente Liguria ha rivolto l’attenzione su un altro progetto minerario, quello relativo al Monte Bianco, che prevede la ricerca di materiali come rame, piombo, manganese, zinco, argento, oro, cobalto e nickel. Questa situazione coinvolge un’area protetta, il Parco dell’Aveto, e ha già suscitato l’opposizione delle amministrazioni comunali di Sestri Levante, Ne, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese e Maissana. Queste amministrazioni hanno impugnato il permesso di ricerca, evidenziando le potenziali conseguenze ambientali e l’impatto sul territorio.
Bigliazzi ha enfatizzato l’importanza di negare anche questo permesso di ricerca, sostenendo che “la salvaguardia del patrimonio naturale deve prevalere su interessi economici a breve termine.” La questione solleva interrogativi importanti sul bilanciamento tra sviluppo economico e conservazione ambientale.
Nuove prospettive sul recupero delle risorse
In risposta alle crescenti esigenze di materiali e alle sfide legate al loro approvvigionamento, Legambiente ha suggerito un cambiamento di paradigma. L’associazione propone di affrontare il fabbisogno di materie prime attraverso strategie di riciclo e riutilizzo, piuttosto che attraverso l’apertura di nuove cave e miniere. Secondo Bigliazzi, “le moderne tecnologie offrono la possibilità di gestire le risorse in modo sostenibile, riducendo l’impatto ambientale e preservando le aree naturali.”
Il richiamo della UE ad attuare la Direttiva sull’economia circolare si allinea perfettamente con questa visione, promuovendo pratiche di economia sostenibile che minimizzano gli sprechi e promuovono l’uso efficiente delle risorse. La sfida è quindi sviluppare sistemi di gestione delle risorse che siano in grado di coniugare le necessità economiche con la necessità di tutela ambientale, favorendo una transizione verso un modello economico più sostenibile per il futuro.
Ultimo aggiornamento il 19 Ottobre 2024 da Sara Gatti