L’architetto Stefano Boeri non le manda a dire quando parla del cosiddetto modello Milano. In un’intervista a La Repubblica ha messo in fila pregi e difetti di questa realtà urbana, rispondendo alle critiche più diffuse e chiarendo il suo ruolo nel panorama urbanistico cittadino. Non sono mancati i riferimenti alle tensioni con le istituzioni, soprattutto su temi caldi e controversi.
Milano: tra luci, ombre e un sistema di potere sotto accusa
Boeri non ci sta a far passare Milano come una città fatta solo di giochi di potere e collusioni. Definisce questa visione troppo semplicistica e riduttiva. Certo, ammette che le disuguaglianze sociali sono un problema reale e visibile. Ma la sua analisi va oltre: riconosce sia i punti di forza che le falle strutturali di una metropoli che, pur importante, si porta dietro molte contraddizioni.
Il dibattito sul “modello Milano” è acceso perché la città è un mosaico complesso. Non mancano le critiche su mancanza di trasparenza e scontri sulle scelte urbanistiche. Boeri, da esperto, invita a leggere la realtà con più attenzione, senza fermarsi a facili etichette.
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Il ruolo di Boeri nell’urbanistica milanese: progetti concreti e divergenze politiche
L’architetto chiarisce subito: non ha mai avuto incarichi da assessore all’urbanistica. Il suo contributo è arrivato attraverso progetti reali, come il Bosco Verticale, il Bosco Navigli, e alcune strutture sanitarie e abitazioni a Monza. Questi lavori hanno lasciato un segno sul territorio, ma senza legami diretti con cariche politiche.
Boeri racconta anche della sua uscita dalla giunta Pisapia, causata da divergenze sulle scelte legate all’Expo. Sui grattacieli, precisa che non è contrario: anzi, ricorda come le torri siano state simboli della città sin dal Rinascimento, sostenute anche da amministratori precedenti.
Intercettazioni Con Sala: Boeri respinge l’idea di “proprietario” della città
Durante l’intervista si torna sulle intercettazioni tra Boeri e il sindaco Giuseppe Sala, da cui qualcuno ha tirato fuori l’idea che Boeri si consideri il “proprietario” di Milano. Lui smentisce con fermezza. Quelle conversazioni, dice, sono state tagliate e manipolate. La stima tra i due dura da anni e il dialogo è rimasto aperto anche dopo l’elezione di Sala.
Il nodo centrale è stato un avvertimento che Boeri ha rivolto al sindaco sulla commissione Paesaggio, accusata di bloccare alcuni suoi progetti. Per Boeri, quel richiamo era doveroso, un modo per difendere lo sviluppo della città.
Milano cambia pelle: il rischio che diventi una città solo per ricchi
Boeri mette in guardia sul cambiamento demografico che ha investito Milano negli ultimi anni. Da una parte, sono sparsi oltre 400mila residenti storici; dall’altra, la città ha accolto 500mila nuovi abitanti. Ma il problema è che molte famiglie a basso reddito restano fuori da questo ricambio, con il rischio concreto che Milano diventi una città pensata soprattutto per anziani benestanti.
Questa esclusione sociale, avverte Boeri, si sta facendo strada lentamente ma in modo deciso, cambiando la composizione della popolazione e l’accesso alle case.
Occupazioni e memoria: il valore storico degli spazi sociali a Milano
Sul tema caldo degli sgomberi, come quello del centro sociale Leoncavallo, Boeri richiama l’importanza delle occupazioni con una storia riconosciuta, come quella del Piccolo Teatro. Sono luoghi che fanno parte della memoria e della cultura milanese.
Secondo lui, la città si è costruita anche grazie a esperienze di questo tipo, che vanno sempre tenute in conto quando si parla di abitazioni e spazi sociali. Non si tratta di un rifiuto netto, ma di un riconoscimento del loro ruolo nel tessuto urbano.